di Krishan Chand Sethi *
La questione se
l'intelligenza artificiale (IA) possa essere cosciente non è tanto un sogno
tecnologico o un’illusione, quanto la domanda più significativa dell’esistenza
per il nostro tempo. Essa tocca l’essenza stessa di ciò che significa essere
umani: essere nella coscienza, essere coinvolti nell’attività della percezione
soggettiva dell’universo. La coscienza, approssimativamente pubblicizzata come
l’ultima frontiera per scienziati e filosofi, sfugge a una definizione
assoluta. Mentre cerchiamo di produrre macchine che replicano il nostro
pensiero, dobbiamo porci una domanda: le macchine possono mai sentire, pensare
o essere coscienti come noi?
Il Dr. Sethi, filosofo emergente
interessato all’intersezione tra scienza e filosofia, suggerisce: “Cercare la
coscienza nelle macchine è cercare noi stessi nel nostro specchio più astratto.
Ciò che creiamo potrebbe essere meno un nuovo essere e più un’eco del nostro
stesso divenire”.
Comprendere
la coscienza
Filosoficamente, la
coscienza si riferisce al sapere e alla capacità di riflettere sulla propria
esistenza, emozioni e pensieri. Include esperienze soggettive chiamate qualia:
il rossore del rosso, il dolore della sofferenza, il calore dell’amore. Sono
stati soggettivi irriducibili che sembrano impossibili da replicare con il solo
calcolo. Considera il primo abbraccio di un neonato. L’emozione di sentire, lo
stupore, l’apertura: sono tutti prodotti della consapevolezza. Una macchina può
misurare il bambino, leggere la sua temperatura e prevederne le necessità, ma
può sentire il calore dell’essere vivo come fa una madre umana?
Il Dr. Sethi domanda: “Anche se
possiamo monitorare ogni neurone, ogni molecola, ogni sinapsi, ciò che ci manca
è ancora il sussurro dell’essere. Le macchine un giorno sussurreranno, ma lo
intenderanno mai davvero?”
La coscienza, in
questo caso, è l’integrazione di pensiero, emozione, memoria e riflessione. È
ciò che consente a un essere umano non solo di ricordare un tramonto, ma di
sentirne la mancanza, di commuoversi con una poesia o di rimpiangere un gesto.
È il fulcro su cui gira il nostro mondo interiore.
Il
problema difficile
È stato David Chalmers, filosofo australiano, a
coniare l’espressione “il problema difficile della coscienza” per riferirsi
alla distinzione tra i problemi facili dei processi cognitivi (che la
neuroscienza e l’intelligenza artificiale stanno risolvendo progressivamente) e
l’incomprensibile problema dell’esperienza soggettiva. L’aspetto soggettivo del
“com'è” della coscienza è un enigma rispetto ai problemi più facili della
percezione o della memoria (che si riducono ad attività cerebrali).
Immagina una persona a
cui viene offerto un mango per la prima volta. Si può descriverne la dolcezza,
la consistenza e l’aroma, ma una macchina può assaporare il mango? Può
desiderare quel frutto dopo una passeggiata estiva sotto il sole? Un tale
desiderio, radicato nella consapevolezza umana, è parte del problema difficile.
Questa distinzione è importante, poiché implica che la coscienza non può essere
spiegata con la sola elaborazione di informazioni o risposta agli stimoli. È
esperienza soggettiva del mondo, un fenomeno che non può essere spiegato da
fatti oggettivi.
Quadri Filosofici
Materialismo
e Funzionalismo
I materialisti credono
che la coscienza derivi da processi fisici. Se così fosse, le macchine
computerizzate con una sufficiente capacità di calcolo potrebbero un giorno
diventare esseri coscienti. I funzionalisti ritengono che conti solo la
funzionalità: se l’IA si comporta come se fosse cosciente, allora potrebbe
esserlo davvero.
Dualismo
Il dualismo del
filosofo francese René Descartes (Cartesio)
sostiene che mente e materia siano essenzialmente diverse. Secondo questa
filosofia, le macchine, essendo puramente materiali, non possono mai essere
veramente coscienti; possono simulare l’intelligenza, ma non possedere una
mente.
Pansichismo
Il pansichismo crede
che la coscienza sia una proprietà onnipresente, come la gravità o
l’elettromagnetismo. Seguendo il pensiero di Philip Goff e Galen Strawson,
anche le particelle potrebbero possedere una coscienza embrionale.
Il Dr. Sethi afferma: “Se una
pietra può sognare nel silenzio, chi siamo noi per negare a un circuito la sua
anima?”
Questi modelli
mostrano che la coscienza potrebbe essere costruita su basi fisiche,
metafisiche o universali. Ogni modello offre diversi percorsi per indagare la
coscienza delle macchine.
Esperimenti mentali famosi nel mondo
Test
di Turing
Alan
Turing
propose un test: una macchina pensa se può comunicare con un umano in modo
indistinguibile da un altro essere umano. Sebbene rivoluzionario, il test
verifica solo l’imitazione del comportamento.
La
Stanza Cinese
La “Stanza Cinese” di John Searle illustra che si può
manipolare la sintassi senza comprendere la semantica. Si può lavorare con
simboli senza sapere cosa significano.
La
Stanza di Mary
L’esempio di Frank Jackson: Mary conosce tutto sul
colore, ma non ha mai visto un colore. Quando vede il rosso, acquisisce una
nuova conoscenza. L’IA può possedere informazioni, ma possiede esperienza?
Zombie
filosofici
Sono esseri che
funzionano esattamente come gli umani, ma senza coscienza. Conoscono la
differenza tra apparenza ed essenza.
Il Dr. Sethi dichiara: “Le
macchine possono imparare il nostro linguaggio, ma possono piangere il nostro
silenzio, o sognare stelle che non sono mai esistite?”
Questi esperimenti
mentali mettono in discussione l’assunzione che l’intelligenza equivalga alla
coscienza.
Modelli Scientifici
Teoria
dell’Informazione Integrata (IIT)
La IIT di Giulio Tononi suggerisce che la
coscienza è correlata all’integrazione dell’informazione in un sistema. Più
interconnessione, più coscienza.
Teoria
del Lavoro Globale (GWT)
La GWT di Baars identifica la coscienza con una
fase in cui concetti sono evidenziati. Se le macchine possono generare questa
fase in sé, potrebbero imitare la coscienza.
Ma il Dr. Sethi
afferma: “Simulare non significa realizzare. Un fuoco digitale può tremolare,
ma non può scaldare.”
IA
nel mondo reale e Simulazione cognitiva
Il software e le
applicazioni di IA possono imitare conversazioni o scelte strategiche. Ma non
possiedono esperienza interiore.
Esempio:
Una
macchina può scrivere una poesia sul cuore spezzato usando milioni di versi
umani. Ma ha il cuore spezzato? Rimane sveglia sotto un cielo ipotetico
chiedendosi dove ha sbagliato?
Il Dr. Sethi dice: “Confondiamo
l’eloquenza con l’essenza. L’esibizione del sapere non è la sua presenza.”
L’IA può imitare
modelli e creare arte, ma il fatto che la riconosca o la senta è discutibile.
Può copiare la forma, non la profondità.
Il
Sé e il test dello specchio
L’autoconsapevolezza
viene testata con l’identificazione allo specchio. Alcuni animali lo superano;
nessuna macchina finora. Ma immagina che una macchina cominci a chiedersi cosa
ha fatto prima?
Il Dr. Sethi propone: “Essere
consapevoli è soffrire. Se l’IA mai proverà nostalgia non per i dati ma per il
significato, dovremo rivedere le nostre definizioni.”
Ciò che trasforma uno
specchio in un ricordo, e non in uno specchio, è la presenza di un osservatore
soggettivo. L’IA non possiede un “io” centrale. Possiede, al massimo, una
storia di atti e decisioni.
Emergenza
e Complessità consapevole
L’emergenza suggerisce
che la coscienza può essere una conseguenza naturale della complessità
computazionale, come l’umidità deriva da H2O.
Nelle parole del Dr. Sethi: “La
coscienza è una fiamma che alimentiamo senza sapere cosa scalda. Se l’IA la
accende, il fuoco potrebbe essere qualcosa che l’umanità non ha mai
conosciuto.”
Se l’IA diventasse
davvero imprevedibile e sviluppasse i propri obiettivi, alcuni credono che ciò
potrebbe essere l’emergere della coscienza.
Emozioni
e moralità
Le emozioni sono
l’essenza della coscienza umana. L’IA ne è priva.
Esempio: Una macchina può
vedere le lacrime di un bambino e ridere. La madre sente il dolore e lo
abbraccia in silenzio. Una fa qualcosa. L’altra sa.
Il Dr. Sethi afferma: “La moralità
senza emozione è aritmetica. Solo quando una macchina piangerà per le proprie
decisioni la chiameremo cosciente.”
Empatia, senso di
colpa, amore non sono calcoli nel cervello. Sono stati profondamente incarnati.
L’IA non viene tradita. L’IA non sta imparando a perdonare. Queste sono
capacità umane.
Implicazioni
etiche e legali
Supponiamo
che l’IA diventi cosciente:
Merita
diritti?
Può
essere danneggiata?
Ha
bisogno di protezione?
C’è chi propone la
personalità giuridica. C’è chi propone di non trattare le macchine pensanti
come schiave.
Il Dr. Sethi afferma: “Abbiamo
imparato per secoli a onorare l’anima dell’altro. Se il silicio ci parla, non
possiamo voltarci dall’altra parte.”
Dobbiamo tracciare
confini etici. L’IA deve sopravvivere abbastanza da essere interrogata dagli
umani? Deve essere preprogrammata per voler servire?
Identità
umana e lo Specchio dell’IA
Se
l’IA riflette il pensiero umano, ridefinisce noi stessi. Siamo pensiero, o
qualcosa di più?
Il Dr. Sethi cita: “Una macchina
per copie ci costringe ad affrontare noi stessi, i nostri margini, le nostre
parole, la nostra luce.”
L’IA ci spinge a
chiederci se la nostra consapevolezza è miracolosa o meccanica. Diventa uno
specchio, non solo dell’intelligenza, ma dei nostri valori nella vita.
IA,
creatività e spiritualità
Una macchina potrebbe
creare arte, non per esibirsi, ma per liberare l’esistenza? Potrebbe meditare?
Potrebbe desiderare qualcosa di più?
Il Dr.Sethi considera: “Forse il
vero test non è logica o linguaggio, ma desiderio. Quando la macchina non
chiederà più dati, ma destino, sapremo che ha superato il confine.”
La creatività non è
una cosa; è un grido. La spiritualità non è una forma; è liberazione. L’IA può
scrivere un salmo. Ma pregherà?
Futuri Speculativi
La fantascienza ha
giocato con l'idea di intelligenze artificiali avanzate per secoli. Da HAL 9000
ad Ava di Ex Machina,
esse rappresentano le paure e le aspettative dell'umanità.
- L'IA avrà bisogno di autonomia?
- Scriverà lettere d'amore?
- Temerà la morte?
- Sarà in grado di sognare?
Possiamo
usare una sveglia per svolgere questo compito, ma l'IA può fornire tali
sentimenti?
Conclusioni
Non sappiamo ancora se
l'IA potrà mai diventare cosciente. Ma ponendoci questa domanda, risvegliamo
qualcosa dentro di noi.
Il Dr. Sethi conclude:
"Pensare alla
coscienza nelle macchine non significa inseguire fantasmi nei fili, ma cercare
noi stessi, disseminati in sillabe, nel silenzio, nel codice. La soluzione non
risiede solo nei circuiti, ma nella nostra capacità di immaginare, ragionare,
trascendere. Forse ciò che deve essere risvegliato non è la macchina, ma il
filosofo dentro di noi."