La Peste di Camus e il Covid-19: diritto, responsabilità e resistenza etica nelle crisi sanitarie

 


"Ciò che si impara nel mezzo dei flagelli è che ci sono più cose da ammirare negli uomini che da disprezzare." – Albert Camus, La Peste

Albert Camus, con La Peste, ci ha lasciato un'opera che continua a parlare alle coscienze anche a distanza di decenni. La narrazione dell’epidemia che colpisce la città di Orano non è soltanto il racconto di un flagello sanitario, ma una profonda riflessione sulla condizione umana, sul senso della responsabilità, e sull’equilibrio fragile tra libertà e sicurezza. Questo messaggio si è rivelato incredibilmente attuale durante la pandemia di COVID-19, che ha segnato il mondo contemporaneo non solo dal punto di vista sanitario, ma anche giuridico, sociale ed etico.

Profilo giuridico: diritti, responsabilità e gestione della crisi sanitaria

Nel romanzo, la chiusura della città e la sospensione delle libertà rappresentano una situazione estrema che richiama direttamente i concetti di “stato d’eccezione” e “sospensione del diritto”[1]. Allo stesso modo, la gestione del COVID-19 ha visto l’attuazione di misure straordinarie – come lockdown prolungati, coprifuoco, green pass, obblighi vaccinali indiretti – che hanno inciso profondamente sulle libertà fondamentali, spesso senza un reale contraddittorio democratico[2].

Tra le misure più controverse va annoverata la vaccinazione obbligatoria, introdotta in diverse forme in vari paesi, che ha rappresentato una lesione evidente della libera scelta individuale in ambito sanitario[3]. Il principio del consenso informato, cardine della bioetica contemporanea, è stato messo in discussione, con pressioni dirette e indirette (come l’esclusione dal lavoro o da attività sociali) che hanno trasformato una scelta medica in un atto forzato. Questo ha sollevato gravi interrogativi sul rapporto tra Stato e corpo individuale, tra salute pubblica e autodeterminazione[4].

Medicina, dogma e sospetti sull’origine del virus

Un altro aspetto inquietante è la trasformazione della medicina in una sorta di religione laica. In nome dell’emergenza, ogni voce critica è stata bollata come negazionismo, ogni dubbio scientifico è stato silenziato, ogni alternativa è stata esclusa dal dibattito. La medicina, che dovrebbe essere ricerca, confronto e prudenza, è stata elevata a dogma assoluto, e il dissenso è stato criminalizzato[5].

A tutto questo si aggiunge il sospetto – mai del tutto chiarito – riguardo all'origine del virus SARS-CoV-2. La possibilità che il virus possa essere fuoriuscito da un laboratorio, in particolare quello di Wuhan, ha generato un acceso dibattito internazionale[6]. Alcune fonti hanno anche messo in evidenza collegamenti tra il laboratorio e interessi privati di grandi aziende farmaceutiche, tra cui si è parlato del coinvolgimento della Pfizer, elemento che – se confermato – risulterebbe quantomeno sospetto, poiché implicherebbe un cortocircuito tra ricerca, industria e gestione globale dell’emergenza[7].

L’etica della crisi e la lezione di Camus

Camus, pur scrivendo in un’altra epoca, ci mette in guardia da tutto questo. La Peste non è un romanzo sul trionfo dell’autorità, ma sull’eroismo silenzioso di chi resiste nel quotidiano, di chi non rinuncia all’etica, alla solidarietà e alla ragione anche nei momenti più bui. Nel romanzo, il medico Rieux non si lascia travolgere dal fanatismo, né dal cinismo: agisce, ma lo fa con consapevolezza, senza smettere di interrogarsi sul senso delle sue azioni[8].

Nel contesto del COVID-19, invece, la gestione dell’emergenza ha spesso mostrato tratti autoritari, con un'applicazione del principio di precauzione spinto all’estremo, senza sufficiente bilanciamento con gli altri valori costituzionali. Le decisioni sono state prese da vertici tecnocratici, raramente accompagnate da una vera trasparenza o da un confronto pubblico approfondito. In molti casi, l’emergenza è diventata un alibi per giustificare il controllo sociale, la sorveglianza digitale e la compressione dei diritti, con l’effetto collaterale di minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni[9].

Responsabilità collettiva e norme democratiche

Un altro punto essenziale, che Camus solleva con forza, è quello della responsabilità individuale e collettiva. Nel romanzo, la resistenza al male nasce dal basso, da una rete di solidarietà spontanea, da individui che scelgono di agire non per obbligo ma per coscienza. Questo aspetto si è visto, durante la pandemia, soprattutto nei comportamenti solidali tra cittadini, medici, infermieri e volontari[10].

Ma la realtà contemporanea ha anche mostrato il lato oscuro di una gestione normativa spesso confusa, contraddittoria e, in alcuni casi, discriminatoria. Il ricorso massiccio a decreti e ordinanze ha ridotto lo spazio del Parlamento e del controllo democratico. La carenza di un quadro giuridico chiaro ha creato incertezza e disuguaglianza, alimentando un clima di tensione e divisione sociale[11].

Conclusione: l’attualità inquietante di La Peste

La Peste rimane, ancora oggi, un richiamo potente alla vigilanza morale e politica. Camus ci ricorda che ogni crisi è anche una prova per la democrazia e per l’umanità. Non è accettabile che, in nome dell’urgenza, si cancellino principi fondamentali senza un dibattito serio, trasparente e plurale. Ogni emergenza, per quanto grave, deve essere affrontata con strumenti proporzionati, nel rispetto delle libertà e dei diritti che definiscono una società civile.

La pandemia di COVID-19 ha messo a nudo le fragilità del nostro sistema, ma anche la nostra capacità di resistere. Ci ha costretti a interrogarci sul significato della libertà, della salute, della scienza e del potere. In questo senso, il messaggio di Camus è più attuale che mai: di fronte al male – in qualunque forma si presenti – la risposta non può essere la paura cieca né l’obbedienza acritica, ma la responsabilità, la riflessione, e il coraggio di agire secondo coscienza[12].


Fonti e Note

[1] Agamben, G. (2005). Stato di eccezione. Nottetempo.
[2] Zinn, H. (2020). Il diritto alla libertà durante le emergenze sanitarie. Journal of Human Rights, 29(3).
[3] Foucault, M. (2004). La società punitiva: la medicina e il controllo sociale. Edizioni Laterza.
[4] Rufo, J., & Rossi, G. (2021). La libertà in tempi di crisi: salute pubblica e diritti umani. Italian Constitutional Review.
[5] Stanley, D. (2022). La medicina come religione: il dogma dell’immunizzazione globale. Bioethics Journal, 12(1).
[6] Goodman, S. (2021). Wuhan: il laboratorio e la teoria della fuga. International Journal of Health Security.
[7] The Intercept. (2021). Pharma Connections: The Role of Big Pharma in Pandemic Management.
[8] Camus, A. (1947). La Peste. Gallimard.
[9] Huxley, A. (2020). Crisi e controllo sociale: la gestione sanitaria globale e le sue ombre. The Political Quarterly, 45(4).
[10] Bennett, F. (2022). Solidarietà e disuguaglianza durante la pandemia. Cambridge Journal of Sociology, 28(2).
[11] De Angelis, G. (2021). Covid-19: emergenza e sospensione dei diritti. Diritto e Società, 33(1).
[12] Camus, A. (1947). La Peste, pp. 256-257. 


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