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Lorenzo Bojola, Linari, 2003, fotografia digitale |
La rassegna pone l’accento su come l’espressione fotografica di un artista venga segnata profondamente dai luoghi della sua formazione e vuole essere un racconto visivo attraverso lo sguardo di sei fotografi, di generazioni diverse, legati a Firenze per nascita o formazione: Franco Cammarata (che l’ha inaugurata lo scorso 7 marzo), Lorenzo Bojola, Massimo D’Amato, Lapo Pecchioli, Gianluca Sgherri e Mario Strippini. Sei mostre personali, della durata di due mesi ciascuna, che si susseguono nell’arco di un anno, per esplorare come la luce, le geometrie e i paesaggi del territorio, le architetture e l’assetto urbano, abbiano influenzato lo sguardo degli autori.
Il titolo “Tracce" richiama proprio l’imprinting iniziale che un ambiente lascia sui suoi abitanti, plasmandone la percezione e la visione del mondo. La curatrice, in questo senso, riprende il pensiero di Giorgio Vasari, che nelle Vite degli artisti sottolineava le differenze stilistiche tra le scuole pittoriche italiane. Così come Vasari specificava la peculiarità della scuola fiorentina, nota per la sua tenuta disegnativa, analogamente Tracce Fiorentine propone una riflessione su come contesti diversi, paesaggi e atmosfere, orientino in modo emblematico le scelte artistiche, sia in pittura che, oggi, nella fotografia.
Lorenzo Bojola è il secondo degli autori scelti ad esporre in questo contesto. Come racconta la curatrice Anna Maria Amonaci, nel testo La ricerca visiva di Lorenzo Bojola negli equilibri geometrici della natura, che accompagna la mostra, la conoscenza con il fotografo risale al 2016, grazie al professore di Storia dell’arte moderna, Carlo Del Bravo. Bojola aveva appena pubblicato per Nencini Editore, Architettura della memoria - Le case poderali del Chianti Fiorentino, un volume con oltre mille fotografie della natura chiantigiana. In questo progetto, proseguendo con le parole della curatrice, «si ritrova quella costante ricerca di punto massimo, di zenith, nell’assetto di equilibri quali segni di armonia, peculiare della fotografia fiorentina, il concetto che ha mosso appunto l’iniziativa ai 4 Leoni.»
Il linguaggio di Lorenzo Bojola fonde fotografia naturalistica e sensibilità artistica, trasmettendo un forte senso di appartenenza e di dialogo con l'ambiente. Le sue opere sono caratterizzate da una ricerca meticolosa della luce e delle ombre, che conferiscono alle sue fotografie una qualità quasi pittorica. Una celebrazione della bellezza del paesaggio toscano, ma anche un invito a considerare la fragilità e la transitorietà della natura. «Le immagini scelte - sottolinea Amonaci - sono di diversi periodi, ma tutte mostrano la campagna del Chianti, sia presa fissando paesaggi strepitosi, sia con visioni suggestive di abitazioni abbandonate (tratte dal su citato catalogo); altre sono scatti a riflessi di piante nell’acqua, o ad effetti di rami carichi di foglie (presso il Podere Le Radicchie): delle vere e proprie immersioni nella natura.»
Per l’occasione sarà proiettato anche un video, una breve antologia dei film documentari realizzati da Bojola negli ultimi anni proprio sul paesaggio toscano.
Lorenzo Bojola nasce a Firenze nel 1963 e si laurea alla facoltà di Architettura nella stessa città. Inizia a fotografare fin da bambino, affascinato dai reportage che il padre realizza fra gli anni Sessanta e Settanta in varie parti del mondo. Dagli anni Ottanta si dedica alla fotografia naturalistica e nel ‘95 si trasferisce per un periodo in Argentina, viaggiando all’interno del paese sudamericano per un progetto sul paesaggio che esporrà a Cordoba (Argentina), Miami (Usa), Caceres (Spagna) e infine Firenze. Rientrato stabilmente in Italia alla fine degli anni Novanta, pubblica alcuni lavori fotografici sul territorio del Chianti. È autore dei libri Tavarnelle Val di Pesa, una finestra sul Chianti (Nardini Editore, 2005) e Architettura della Memoria (Nencini Editore 2015), oltre ad una serie di pubblicazioni sull’architettura e sul paesaggio toscano. Nei primi anni Duemila insegna fotografia in alcuni comuni dell’area fiorentina e con i suoi allievi costituisce l’associazione fotografica I Fotosensibili, organizzando eventi ed esposizioni fotografiche.
Si diletta con la cinepresa fin da ragazzo e realizza nei Settanta alcuni cortometraggi girati in Africa. partire dagli anni Dieci del Duemila realizza alcuni film documentari (Il Corale A della Santissima Annunziata, 2016; La brace sotto la cenere, 2017; Valgo quanto amo, 2021; Abbay, (2023); l’ultimo film, sulla vita di Lea Brunner in Vogel, che visse col marito nella villa Vogel appunto, ora del Comune di Firenze, presentato lo scorso 3 febbraio al Cinema La Compagnia.
Fotografia – Tracce fiorentine nasce da un’idea di Anna Maria Amonaci, promossa da Stefano Di Puccio, che dal 1995 gestisce la storica Trattoria 4 Leoni, punto di riferimento nel cuore dell’Oltrarno fiorentino, non solo gastronomico. Negli anni Di Puccio ha contribuito con passione alla valorizzazione del quartiere, promuovendo numerose iniziative artistiche come Settembre in Piazza della Passera, che ha animato la piazza dal 2002 al 2019, incontri e mostre, ultima quella del fotografo Carlo Fei. La collaborazione tra Anna Maria Amonaci e Stefano Di Puccio nasce già nel 2005 con l’esposizione dello scultore Filippo Dobrilla e successivamente con quella di Gianluca Maver, con grandi foto esposte negli ambienti esterni alla trattoria.
Informazioni TRATTORIA 4 Leoni
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