Alberto Bertoli: "Il nostro amore è un atto di resistenza poetica". L'intervista di Fattitaliani

Alberto Bertoli - Ph. by Rita Basta

Con “Amore mio”, Alberto Bertoli firma una delle sue canzoni più intime e potenti, un brano che unisce narrazione personale e sensibilità universale, arricchito dalla collaborazione con i Modena City Ramblers, maestri del folk-rock italiano. Il nuovo singolo è un viaggio emotivo tra amore, orgoglio, difficoltà quotidiane e quella bellezza autentica che si scopre solo attraversando le sfumature più vere della vita. Un racconto in musica che sa di verità e radici, con la voce di Bertoli che si fa strumento di emozioni sincere.
Lo abbiamo intervistato per un’esclusiva chiacchierata in cui ci ha raccontato la genesi del brano, le sue ispirazioni e il significato profondo che porta con sé.


Cosa ti ha spinto a scrivere una canzone così densa e personale?

La canzone nasce dall’urgenza di definire qual è il motore che spinge due persone ad andare avanti nonostante gli ostacoli che si frappongono nella vita. In realtà le difficoltà possono essere diversa natura, in questo caso si parla di due persone non troppo giovani che hanno avuto difficoltà anche di tipo economico, ma soprattutto lavorative e trovano la loro resilienza tramite l’amore che li unisce.

Hai subito pensato ai Modena City Ramblers come partner ideali?

Sicuramente nella definizione di queste difficoltà che si frappongono tra i due protagonisti, le pi importanti sono quelle che ciclicamente tradiscono i loro ideali che i due hanno in comune. In questo discorso non c’era partner migliore dei Modena City Ramblers che hanno fatto della loro musica anche uno stile di vita, una vita che rimane legata al loro modo di pensare e vivere. Kombat folk poi è sicuramente un termine che mi piace moltissimo e che è perfettamente in linea con questa canzone.

Nel testo c’è anche una denuncia verso chi “ruba la dignità”. È un messaggio sociale?

Tutta la canzone è un messaggio sociale, l’inquadramento di prima è sicuramente più globale ma certamente si parla di un mondo che non assomiglia più a quello ideale che i due protagonisti hanno sperato per tutta la loro esistenza. Nella nostra costituzione esistono tanti passaggi molto importanti, nell’articolo 36 però si legge molto facilmente che il lavoro retribuito in una maniera corretta è portatore di libertà e di dignità. In alcuni momenti della nostra vita, purtroppo ci vediamo derubati anche da questi diritti fondamentali che sono stati conquistati da persone al costo della vita.

Come è cambiato il tuo modo di scrivere negli ultimi anni?

Fondamentalmente non è molto cambiato, penso semplicemente che man mano che l’età avanza lo sguardo acquisti un orizzonte più ampio probabilmente anche nel lessico quindi nella scelta terminologica. Dal punto di vista musicale invece sono sempre influenzato da stili differenti e la cosa mi fa piacere perché mi fa sentire sempre ragazzo.

Il folk è spesso considerato un genere “di nicchia”. Pensi che abbia ancora molto da dire oggi?

Oggi giorno la nicchia non esiste più, il pubblico grazie alla fruibilità delle canzoni su ogni piattaforma gratuita, si è specializzato e si è andato a cercare il genere che più preferisce, poi si i grandi numeri esistono ancora ma non sempre sono quelli rappresentati dai vecchi mezzi di comunicazione, basti pensare che gente come Sfera Ebbasta non sia praticamente mai passata per radio o per tv.

Il folk avrà sempre molto da dire perché appunto appartiene alle radici, alla nostra primordiale voglia di musica. È un genere che non invecchia e che è sempre stato presenta nel mio repertorio.

Che legame hai con Sassuolo, la città tua e di tuo padre Pierangelo?

Sassuolo è la mia città natale dove affondano le mie radici e dove sento di essere sempre a casa. So benissimo che non sia Firenze o Venezia, ma io come Nek con mio padre, come tanti altri artisti che sono nati in questo paese, siamo legatissimi alla nostra terra. È una cosa anche un po’ strana ma qui è tutto strano: negli anni 30 c’erano pochi abitanti ma un’intera sezione d’archi e oggi la nostra piccola città ha dato i natali ad un sacco di cantanti importanti (Dudu Morandi, Pierangelo Bertoli, Caterina Caselli, Filippo Neviani NEK, Matteo Macchioni, Marco Baroni, Alberto Bertoli, Yuri Cilloni il cantante dei Nomadi…)

Se potessi far ascoltare “Amore mio” a qualcuno del passato, a chi lo dedicheresti?

Visto che mi dicono di continuo che sembra parlare della storia dei miei genitori (anche se non è proprio così), la farei ascoltare a mio padre. Mi piacerebbe molto che gli piacesse quanto è piaciuta a mia madre. 

Fattitaliani

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