Sono passati 150 anni da quel famoso aprile del 1874 quando 31 artisti rifiutati dal mondo dell’arte accademico e ufficiale - tra cui Monet, Renoir, Degas, Pissarro, Cézanne - decisero di organizzare una mostra “rivoluzionaria” per l’epoca, nella galleria del fotografo Nadar a Parigi.
Nasceva in quel momento un nuovo e grandioso movimento artistico: l’Impressionismo, chiamato così dal commento dispregiativo del giornalista Louis Leroy che pubblicò su «Le Charivari» un articolo ferocemente critico, il cui titolo “Mostra degli impressionisti” fu poi adottato dal nascente movimento artistico, Impressionismo, traendo ispirazione proprio dal titolo di un quadro di Monet, Impressione, levar del sole del 1872.Impressionisti in Normandia è la mostra con la quale dal 21 novembre il Museo degli Innocenti di Firenze celebra questo anniversario, attraverso una narrazione unica che si apre con un prestito eccezionale proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma: le Ninfee rosa di Claude Monet, opera iconica e facente parte della “prima serie” di 8 ninfee che l’artista dipinse. Un’opera fondamentale della produzione artistica di Monet che, tra il 1897 e il 1899 circa, si dedicò agli studi preliminari per le Décorations de Nymphéas, progetto decorativo per l’Orangerie di Parigi, per poi essere dimenticata in un ripostiglio dallo stesso artista fino al 1914, quando torna a far parte della sua quadreria nel suo primo atelier di Giverny. L’opera, acquistata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea nel 1962, è senza dubbio una delle immagini più emblematiche dell’Impressionismo e raccoglie in sè quella ricerca che Monet ha esperito nel suo giardino di Giverny, dove la sua pittura en plein air evolve fino a divenire quasi liquida e priva di dettagli, in cui la verità di un paesaggio è l’impressione che resta nella mente.
Accanto alle Ninfee, oltre 70 opere raccontano la corrente impressionista fin dai suoi esordi così strettamente legati alla Normandia, terra che - per i suoi paesaggi, per la luce e i suoi colori - divenne un punto di riferimento per numerosi artisti, un vero laboratorio in cui sperimentare le suggestioni e le forme di una nuova pittura.
Pittori come Monet, Renoir, Delacroix e Courbet - in mostra insieme a molti altri - colsero l’immediatezza e la vitalità del paesaggio normanno, imprimendo sulla tela gli umori del cielo, lo scintillio dell’acqua e le valli verdeggianti di quel palcoscenico di rara bellezza che divenne, non a caso, la culla dell’Impressionismo.
Il percorso della mostra è accompagnato da pannelli esplicativi e didattici che portano il visitatore di ogni età a comprendere i caratteri, le impressioni, le forme e la tecnica, che gli artisti impressionisti posero su tela. Grandi pennellate, contorni indefiniti, colori sfumati, luci vibranti, orizzonti infiniti, spiagge immense e il mare, quel mare nordico che con l’incresparsi mutevole di onde e maree, dove lo sguardo si perde e l’orizzonte si confonde e diviene infinito, sono gli elementi che vengono descritti e portano ad ognuno di noi l’emozione e la stessa impressione che aveva catturato quei grandi pittori.
La mostra “Impressionisti in Normandia” è incentrata soprattutto sul patrimonio della Collezione Peindre en Normandie – tra le collezioni più rappresentative del periodo impressionista – affiancata da prestiti provenienti dal Musée d'art moderne di Le Havre e da collezioni private e ripercorre le tappe salienti della corrente artistica: opere come Falesie a Dieppe (1834) di Delacroix, La spiaggia a Trouville (1865) di Courbet, Fécamp (1881) di Monet, Tramonto, veduta di Guernesey (1893) di Renoir - tra i capolavori presenti in mostra - raccontano gli scambi, i confronti e le collaborazioni tra i più grandi artisti dell’epoca che - immersi in una natura folgorante dai colori intensi e dai panorami scintillanti - hanno conferito alla Normandia l’immagine emblematica della felicità del dipingere.
Furono gli acquarellisti inglesi come Turner e Parkes che, attraversata la Manica per abbandonarsi allo studio di paesaggi, trasmisero la loro capacità di tradurre la verità e la vitalità naturale ai pittori francesi: gli inglesi parlano della Normandia, della sua luce, delle sue forme ricche che esaltano i sensi e l’esperienza visiva. Luoghi come Dieppe, l’estuario della Senna, Le Havre, la spiaggia di Trouville, il litorale da Honfleur a Deauville, il porto di Fécamp - rappresentati nelle opere in mostra al Museo degli Innocenti - diventano fonte di espressioni artistiche di grande potenza, dove i microcosmi generati dal vento, dal mare e dalla bruma possiedono una personalità fisica, intensa ed espressiva, che i pittori francesi giungono ad afferrare dipingendo en plein air dando il via così al movimento impressionista.
Con il patrocinio del Comune di Firenze, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia ancora una volta al fianco del Museo degli Innocenti con Cristoforo, in collaborazione con la Collezione Peindre en Normandie e BridgeconsultingPro ed è curata da Alain Tapié. La mostra vede come special partner Ricola, partner Mercato Centrale Firenze, Unicoop Firenze e I Gigli, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Dieci e QN La Nazione, educational partner LABA.
LA MOSTRA Le relazioni tra la Normandia e la pittura sono ormai celebri. Grazie ai progressi della ferrovia nel corso dell’Ottocento, la regione diventa luogo d’incontro degli artisti parigini e partecipa alla nascita dell’Impressionismo e alla sua evoluzione, che continua fino alla metà del Novecento. Luoghi come Dieppe, l’estuario della Senna, Le Havre, la spiaggia di Trouville, il litorale da Honfleur a Deauville, il porto di Fécamp – tutti rappresentati nelle opere in mostra – diventano fonte di espressioni artistiche di grande potenza, dove i microcosmi generati dal vento, dal mare e dalla bruma possiedono una personalità fisica, intensa ed espressiva, che i pittori giungono ad afferrare dipingendo en plein air, dando il via così al movimento impressionista. Accanto ai numerosi pittori illustri (Monet, Corot, Courbet, Boudin, Marquet, Géricault, Jongkind), altri artisti meno noti (Noël, Lepic) celebrano il matrimonio tra la luce e il cielo normanno nutriti del lirismo naturale dei loro paesi. Questi - e molti altri - sono gli autori delle tele provenienti dalla prestigiosa raccolta dell’Association Peindre en Normandie di Caen. La collezione, creata nel 1992 su iniziativa del Consiglio Regionale della Bassa Normandia e di partners privati, riunisce in modo unico celebri artisti e altri autori meno noti che hanno rappresentato il paesaggio normanno dalla metà dell’Ottocento fino all’inizio del XX secolo.
Prima sezione – La fattoria Saint-Siméon Tanti luoghi della costa normanna, da Honfleur a Langrune, hanno forgiato, attraverso l’incontro tra i pittori, il naturalismo del paesaggio i cui quadri, accumulati anno dopo anno tra il 1830 e il 1870, hanno scritto la parte più significativa della storia dell’Impressionismo. Tra le numerose oasi di pace, nel cuore di una natura rigogliosa ma al contempo selvaggia, la fattoria Saint-Siméon situata sulla Côte de Grâce ebbe un ruolo capitale perché favorì l’amalgama di una natura sublime, ma anche dura e cupa, con i suoi abitanti ritratti nella loro fatica quotidiana e i suoi turisti còlti nella loro oziosità. Lontani dal clima accademico dei Salon, i pittori trovavano i loro soggetti nella campagna circostante o allontanandosi verso le spiagge. Charles Daubigny è l’artista che saprà render maggiormente in pittura ciò che il territorio gli offriva. Ma accanto a lui vi erano, fra i tanti, Boudin, Jongkind, Courbet, Dubourg, il giovane Monet, Cals, Pécrus, ma vi erano già stati Isabey, Corot, Troyon. Eugène Boudin frequenta la fattoria dal 1854 e lo si ritrova nel 1859 in compagnia di Courbet, che lo inizia all’audacia e alla ruvidezza delle tonalità. In quello stesso anno i due artisti sono al fianco di Charles Baudelaire, che condivide il loro amore per i cieli e le nuvole ed elogia i lavori di Boudin nel suo scritto Salon de 1859, ritrovando nelle “bellezze meteorologiche” del pittore il meglio dello spirito di Saint-Siméon. Essendo originario di Honfleur, Boudin era il più adatto a trasmettere agli amici Jongkind e Monet questo spirito di fusione tra atmosfera e soggetto, rispettoso delle armonie dei mezzi toni, dei riflessi madreperlacei, ma animato dalla pennellata materica e decisa suggerita da Courbet.
Seconda sezione – In riva al mare: svago, villeggiatura “Dei pittori di Parigi sono venuti a chiedere alle belle falesie di Étretat ispirazioni e punti di vista che, riprodotti sulla tela, esposti nei nostri musei, comprati da questi troppo rari mecenati che scambiano volentieri il loro oro con le opere d’arte, hanno portato lontano la fama di queste naturali e splendide illustrazioni” (J. Morlent, 1853). Nella stessa epoca anche Monet dipingeva in riva al mare. Per tradurre questa vitalità, egli aveva trovato soluzioni opposte alla prospettiva convenzionale utilizzata da Boudin: trattava gli sfondi liberamente, come delle quinte di teatro nelle quali figure sparse creavano un effetto di profondità su di un campo uniformemente piatto, ingentilito da alcune variazioni cromatiche. Monet penetra nel soggetto sociale, come i suoi predecessori avevano fatto con la fisica degli elementi. Nel 1870 egli fa di Camille Doncieux, entrata da qualche anno nella sua vita, una villeggiante che posa tra la buona società in riva al mare, atteggiamento artificioso, ma pienamente nutrito d’ombra e di luce. Nello stesso anno, nella sua ricerca di immagini e di svaghi eleganti, Monet rende protagonisti i lussuosi alberghi in riva al mare e le promenades turistiche. Egli via via abbandona i soggetti convenzionali, e, al contrario, sceglie fra i suoi interlocutori Turner, Courbet, il mare e tutte le forme degne di nota. Volge le spalle al realismo parigino per sfruttare il naturalismo del paesaggio, la cui esecuzione non si associa più a null’altro se non alla sua struttura, alla cattura misurata della luce, alla vibrazione dei volumi al di là della loro massa e della loro opacità. Si ha la conferma, con Monet, che la modernità non risiede nel soggetto ma nel comportamento del pittore nei suoi confronti. Il naturalismo di Monet è, come quello dei suoi maestri Boudin e Courbet, una sorta di coinvolgimento fisico che conferisce uno spessore del tutto diverso agli accenti romantici del suo ideale. Maupassant ne ha dato un’immagine celebre: “Un’altra volta prese a piene mani un temporale abbattutosi sul mare e lo gettò sulla tela. Ed era davvero pioggia quella che aveva dipinto, nient’altro che la pioggia che penetrava le onde, le rocce e il cielo appena individuabili sotto quel diluvio”.
Terza sezione – In riva al mare: il lavoro Pervasi di nostalgia per aver conosciuto un mondo che si allontana dalla realtà come quello dei turisti, gli artisti volgono ora lo sguardo alle lavandaie e ai pescatori, mentre già molti abitanti delle coste si convertono ai piccoli mestieri offerti dal turismo emergente: organizzare gite in barca, spostare le cabine sulla spiaggia, pescare per sfamare i turisti che arrivano giorno dopo giorno. La costa si trasforma e si modifica: alberghi, stabilimenti balneari, casinò. I villeggianti sono sempre più morbosamente attratti dalle celebrità dell’aristocrazia e dello spettacolo che vivono in sfarzose dimore. Le regate riempiono l’orizzonte e le corse sostituiscono in un nuovo immaginario l’arrivo della diligenza e il ritorno dal lavoro nei campi. Questi temi permangono nella visione degli artisti, ma sono ormai avulsi dal loro contesto, percepiti più come soggetti curiosi dalle caratteristiche particolari e suggestive. Claude Monet è il pittore che meglio vive questa contraddizione, lui che ha costruito la propria arte dipingendo i paesaggi della Manica, ispirato da cieli, vento, porti, spiagge e falesie. Al mondo di marinai e pescatori - a cui si aggiunge la nuova dimensione turistica, avida non solo di svago e bagni in mare, ma proprio di quelle rappresentazioni delle marine che vengono acquistate e portate a casa perché capaci di ricordare, lontano dall’attimo vissuto, momenti e luoghi - si aggiungono, come se questo non fosse abbastanza, le suggestive atmosfere inglesi che permeano profondamente tanto le alture di Sainte-Adresse come le spiagge di Trouville. Grazie a questi elementi, nella pittura di Monet matura un gesto tanto libero quanto efficace, una disposizione rapida, quasi brusca, una composizione capace di coniugare il mare, la pesca, le regate, i vaporetti e la mondanità.
Quarta sezione – Terra normanna Fin dal XVIII secolo la letteratura ha offerto della terra normanna un’immagine di abbondanza. La morfologia dei luoghi entra con forza nella descrizione letteraria e, con essa, i motivi iconografici stereotipati del frutteto e del meleto. Gli elementi che compongono la natura si fanno oggetti e diventano degni di nota nelle loro combinazioni di forma o di colore. La Normandia è la terra pittoresca per eccellenza, pur non avendo lo statuto eroico attribuito di norma alle montagne; tuttavia essa saprà essere immortalata molto bene dalle innumerevoli rappresentazioni della costa, il cui aspetto rimane selvaggio, spesso ostile, indomabile, lontano dalle spiagge e dall’entusiasmo per la vita di mare. Come dice Stendhal a proposito della penisola del Cotentin: “Da Saint-Malo a Avranches, Caen e Cherbourg, questo paese è anche quello più ricco di alberi e con le colline più belle di Francia. Il paesaggio sarebbe senz’altro degno di ammirazione se ci fossero delle grandi montagne o almeno degli alberi secolari”; per Maupassant, a proposito della regione di Caux: “Sentieri scavati ombreggiati dai grandi alberi cresciuti sulle scarpate. Casupole racchiuse nelle loro cinture di faggi slanciati”. La fattoria Saint-Siméon dava rifugio, soprattutto, a desideri di lidi e di fughe lontane tra gli alberi. Come dice Armand Frémont in “Normandie sensible”, la vera ricchezza della regione stava nelle sue “piccole pianure dolcemente ondulate, altipiani inclinati, vallate incassate e spesso asimmetriche, collinette e bacini, lunghi versanti convessi, bocage che paiono parchi all’inglese distribuiti su vasti appezzamenti di terreno, folti boschetti, addossati gli uni agli altri come dei ripari, sentieri scavati e in parte nascosti. I pittori non hanno dovuto fare altro che portare alla luce questa trama antica della Normandia contadina”.
Quinta sezione – Lungo la senna La Senna veicola un immaginario che partecipa alla nascita della modernità grazie ad alcuni acquarelli di Turner, che realizza un inventario di luoghi pittoreschi, di monumenti e di rovine; una cultura colta, vitale per lo sviluppo di una coscienza del patrimonio, che si coniuga con le trasformazioni violente dei tempi moderni, che i pittori amano e sanno fare proprie grazie alla loro capacità di trascendere l’istante e di esacerbare i sensi. Se Honfleur e Le Havre possiedono un’identità spiccatamente marittima, l’entroterra, non appena il mare sparisce dietro l’angolo di una strada, volta la schiena al mondo delle alte e delle basse maree, della pesca e delle regate. Per questo bisogna ritrovare, intorno a Rouen e al suo ambiente eccezionale, l’altro momento forte del sincretismo normanno, costruito attorno all’aria e all’acqua, ai grandi monumenti gotici e, infine, alle stradine pittoresche. Dal 1865 Renoir, Monet e Bazille scoprono e diffondono quel che la Senna diventerà per gli artisti; la scoperta dell’acqua da parte degli Impressionisti inizierà progressivamente da qui. Dopo Rouen, prima di incontrare quei luoghi in cui la modernità ancora non è penetrata - i villaggi della periferia parigini come Argenteuil - si incontrano, sparsi in poche decine di chilometri, alcuni paesi che hanno nomi evocativi: Giverny, Bennecourt, Vétheuil. Di Giverny si innamora Monet che si trasferisce lì nel 1883 con le sue due famiglie, i figli Jean e Michel avuti da Camille e i sei bambini di Alice Hoscedé. A Giverny regnano sovrani l’acqua, il cielo, le colline coperte di verde erba. La natura è appagante senza essere pesante, le imbarcazioni sfiorano la Senna. Con il suo atelier/battello Monet può arrivare a carpire più profondamente i paesaggi. Nel cuore del giardino, negli ultimi anni della sua vita, lo stagno delle ninfee sarà per l’artista occasione per imparare a comprendere e conoscere la natura come spazio che può essere ricostruito mentalmente.
Sede Museo degli Innocenti Piazza della SS. Annunziata,13 50121 Firenze Orario apertura Tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima) Biglietti Intero € 16,00 Ridotto € 14,00 Informazioni www.arthemisia.it www.museodeglinnocenti.it