di Gabriella Izzi Benedetti *
I camminamenti, l’incrocio tra vie hanno da sempre prodotto fusione
fra culture e popoli. Questa
realtà da tempi preistorici concerne anche i tratturi la cui origine è datata
intorno a 10.000 anni fa. Sono vie di transito che, con
un sistema reticolare, spostando masse di greggi dalla montagna alla pianura e
viceversa, oltre alla migrazione hanno favorito lo smercio, il baratto, creato scambio
di saperi. L’Abruzzo possiede
tracce antichissime del fenomeno, sicuramente dal VI millennio. Testimonianze
sono reperibili nella valle Subequana e a Civitaretenga. Le direttrici
tratturali erano spesso fortificate; se ne trovano di simili nei camminamenti dei
Sanniti e in quelle dei Sabelli.
Nel
museo civico di Sulmona un interessante bassorilievo documenta scene
dell’attività pastorale durante il trasferimento delle greggi. Per millenni la
transumanza è stata libera da imposte, poi i romani le introdussero, creando conflitti
anche perché il mondo pastorale ha avuto, da sempre, carattere fortemente
devozionale. Ecco perché è calzante l’osservazione di Goethe: “L’Europa, è nata peregrinando e la sua lingua è il
Cristianesimo” peregrinare nel senso di spostarsi, viaggiare. Goethe
nell’indicare il Cristianesimo come lingua comune e unificante, si riferisce a più
recenti cronologie; ma il senso del sacro già in età classica, ellenica,
preromana e romana è stato un fattore di continuità tra il viaggio, in specie
transumante e la sacralità.
L’Antico
e il Nuovo Testamento, attraverso i Re pastori, coniugano l’aspetto autorevole
e il devozionale. Il pastore è colui che guida, che salva. In Abruzzo
i percorsi tuttora esistenti, per quanto minimi, rivelano lo stretto legame tra
viabilità storica e religiosa. Presso Scanno
scavi archeologici hanno evidenziato resti di un tempio sacro a Giove Lanario;
e Scanno è sulla direttrice del Tratturo
Regio. Presso Sulmona esiste un’intera
area sacra a Ercole Quirino, e Sulmona è sulla direttrice tratturale L’Aquila-Foggia. La pratica di fede che
accompagnava la lunga marcia delle greggi, trovava nelle strutture religiose una
rete protettiva. Lungo i percorsi chiese e cappelle cristiane vennero edificate
su ruderi di quelle romane e preromane.
La
pieve di Santa Maria dei Cintorelli,
a Caporciano, a ridosso del
Tratturo, mostra residui di attività del mondo pastorale arcaico. In
particolare furono fondamentali le strutture benedettine poste lungo il cammino
transumante, e per la prima volta troviamo annessi ai conventi luoghi di
ospitalità e cura; questo perché i Benedettini
furono i primi, seguendo la regola ora et
labora che Benedetto da Norcia
dettò nel 542, a vivere non solo di preghiera. Divennero fra l’altro medici e infermieri,
come architetti, giuristi, musicisti, artigiani.
In
Abruzzo la realtà benedettina fu floridissima: circa 300 strutture. In zona Sangro la badia di Santa Maria di Cinquemiglia era dotata di un Hospitale per i
viandanti. In modo particolare la devozione era rivolta alla Madonna
dell’Incoronata e all’arcangelo Michele. A Vasto
troviamo sull’antico tragitto il Convento dell’Incoronata, San Lorenzo e
Sant’Antonio abate. Benedetto Croce
parla di un poeta pastore abruzzese, Cesidio
Gentile, cultore del rito mariano, che inventò un patto di gemellaggio fra Pescasseroli e Foggia, paesi collegati da un tratturo Regio o Magno, come quello,
che dall’Aquila raggiungeva Foggia.
I
Tratturi Regi erano enormi, larghi 111 metri e 11 cm esatti; non si conosce il
motivo di questa metratura, se riferita all’astronomia o a un calcolo di
sfericità terrestre. Se si pensa che una nostra autostrada di 4 corsie non
supera i 12 metri, possiamo immaginare la differenza. I tratturi più piccoli,
tratturelli o bracci, confluivano in quelli maggiori, o facevano defluire le
greggi verso altre zone; quindi formavano una rete gigantesca. Lungo il
percorso transumante i “Riposi”, luoghi di sosta, collocati in genere vicino a
un fiume, davano modo ai pastori di dedicarsi alla trasformazione del prodotto
caseario, della lana, allo scambio di prodotti come zafferano, o prodotti delle
cartiere.
Dalle zone vicine convenivano gli abitanti; sul sagrato della
chiesa si svolgevano sagre, fiere, e questa aggregazione creava alla fine agglomerati
urbani.
Ne è esempio la fondazione dell’Aquila
che porta un cambio di passo nella logistica non solo locale. La depurazione,
filatura e tessitura delle lane raggiunsero in L’Aquila un grado di tale perfezione attraverso telai così
particolari che la loro fama indusse Leonardo
Da Vinci, tra il 1498 e il 1501, ad avventurarsi negli Abruzzi con un
mercante di stoffe suo amico, il milanese Paolo
Trivulzio, che scendeva spesso in Abruzzo
per la lana aquilana, la più pregiata sul mercato.
I
telai aquilani erano all’avanguardia nella tecnica; tecnica di cui Leonardo si appropriò immediatamente e
realizzò per i tessitori del luogo dei disegni. Quindi abbiamo delle coperte
abruzzesi realizzate secondo il disegno di Leonardo. Uno di essi è conservato
presso il castello di Windsor. E
presso la “Royal Collection” esistono suoi bozzetti raffiguranti Sulmona, il Morrone, la Majella, gli
alti picchi del Gran Sasso, tutti su
carta di Celano, cartiera tra le più
importanti in Italia.
Poi
qualcosa cambiò. Alfonso d’Aragona
nel 1447 decise di riorganizzare la Dogana delle pecore in Puglia e fece convergere tutti gli armamentari, le attrezzature, a Foggia, penalizzando le fiere
dell’Aquila, Castel di Sangro e
abruzzesi in genere. Si salvò quella di Lanciano
in quanto unica fiera franca, cioè libera, della regione, e lì vennero a
convergere in tantissimi non solo italiani attratti dalla fama della lana abruzzese.
Dalla
Toscana arrivavano le grandi famiglie
fiorentine come i Biffi, gli Strozzi, i Tornaquinci e si avvantaggiavano di percorsi alternativi, le
cosiddette vie della lana. In Abruzzo molto importante quella che da Guardiagrele arrivava a Prato.
Guardiagrele era luogo di convergenza di prodotti lanari; e dimostra come i
camminamenti interregionali producessero pluralità di relazioni. Per dire, Nicola da Guardiagrele scultore e
orafo, (la sua Croce in argento è
tra le più belle in assoluto), si formò nella bottega del toscano Lorenzo Ghiberti.
L’enorme intrico di strade intersecanti l’intera Europa potrebbero
raccontarci molto di più della evoluzione da esse generate. Tra le direttrici
più importanti la via Francigena che
dalla Scozia, attraversando la Francia raggiungeva le Puglie, zona d’imbarco dei crociati. E
un troncone proseguiva fino a Santa
Maria di Leuca. La via che da Monte
Sant’Angelo nel Gargano, attraversa l’Italia, si prolunga fino a Mont Saint Michel in Francia e oltre.
Soprattutto per i tratturi risulta importante la via degli Abruzzi che da Firenze arrivava a Napoli, incrociando Spoleto,
L’Aquila, Sulmona, Castel di Sangro,
giudicata tra le più sicure per la ricchezza di castelli e torri di
avvistamento abruzzesi. In alcuni tratti
viari come avviene per la via Traiana, è evidente l’intreccio tratturo e strada,
il sovrapporsi. La
transumanza abruzzese che, non dimentichiamo, era la più importante in Europa
seconda solo alla Spagna, si collegava ad altre regioni. Dalla maremma, da Siena, i
tratturi si congiungevano a quelli umbri. Il termine Paschi vuol dire
pascoli e il Magistrato dei Paschi
in Siena aveva un grande potere perché come avveniva all’Aquila, a Foggia,
la transumanza era fondata sul meccanismo doganale; attraverso un atto di
“fida”, con diritti e privilegi in cambio del versamento di un canone, i
pastori erano soggetti a “giustizia speciale”.
Dall’Umbria poi i
tratturelli raggiungevano Marche e Abruzzo e tutto questo ha influito
sull’ambiente, sicché molto di quello che oggi siamo lo dobbiamo a questo
incrocio di saperi. Oggi le vie erbose, bersaglio di speculazioni, risultano
smembrate e snaturate. É auspicabile l’accelerazione di iniziative
intersettoriali, come il restauro dei monumenti in degrado, la costruzione di
infrastrutture viarie e turistiche. Queste zone, grazie alla loro storia, hanno
dato origine a una biodiversità ricchissima, per flora e fauna; e ci auguriamo
che vengano istituiti seminari e incentivi per la ricerca.
La mia proposta è promuovere un turismo ambientale e culturale
attraverso l’osservazione leonardesca della natura e delle attività legate al
mondo agricolo e pastorale. Recuperare idealmente il percorso della via degli Abruzzi associando allo
sguardo scientifico sulla odierna diversità, quello etico ed estetico espresso
nel “Trattato della pittura” di Leonardo.
Far partire percorsi museali e ambientali diffusi e approfondire lo studio
della biodiversità e dell’ecosistema che accomunano le regioni centrali.
Curiosamente queste regioni, in specie Toscana Umbria Abruzzo, sono accomunate da un forma di eccellenza riferita alla drammaturgia sacra medievale, che raggiunse forme grandiose specie in Abruzzo e Toscana. In Umbria si affermò la Lauda. Nel Medioevo il teatro era a carattere sacro, il teatro classico inesistente, per il resto relegato nell’area dei guitti e saltimbanchi. Potrebbe essere in seguito questa una nuova proposta culturale. Per il momento ci auguriamo che la vocazione di eccellenza, che è stata la realtà transumante in Abruzzo, venga fatta risorgere con concreti contesti di investimenti in beni e servizi.
*Presidente
della Società Vastese di Storia Patria