di Carlo di Stanislao
Ti stupirai di quanto l’idiozia sia imperante
Seneca
C’erano già
arrivati i Romani. Nel tentativo di
controllare la rabbia e la frustrazione sociale sostenevano “duas tantum res anxius optat panem et
circenses” (il popolo due sole cose ansiosamente desidera: pane e giochi
circensi). “Panem et circenses”,
tradotto dal latino, significa “pane e giochi del circo”, e indica la strategia
di distrazione di massa consistente nel fornire un “piatto a tavola” e varie
forme di intrattenimento in modo da tenere tranquillo e soggiogare il popolo,
mantenendolo indifferente verso i soprusi di chi concentra nelle sue mani il
potere, di chi effettivamente comanda. Una versione più evoluta
dell’espressione risale all’epoca del Regno
delle Due Sicilie ed è nota come quella delle “tre F”, ossia “Feste, Farina
e Forca”: al cibo e alle feste si affianca anche l’elemento della paura,
tramite la repressione giudiziaria e quindi con le impiccagioni esemplari.
Siamo
giunti nel terzo millennio, e nonostante le conquiste tecnologiche della nostra
specie, talmente evoluta da essere votata all’autodistruzione, si riescono ad
assicurare (non sempre) delle condizioni minime di vita e dei diritti umani
basilari solo a una parte della società globale, quella più opulenta,
moralmente e materialmente affogata in sprechi materiali e intellettuali
futili: mentre l’industria alimentare ci rimpinza di cibo spazzatura e quella
mediatica ci propina show salottieri e frivoli, un’altra parte del Mondo,
saccheggiata e sfruttata da secoli, fa fatica a mettere insieme la quantità
minima di calorie necessarie per arrivare alla fine della giornata, fuggendo da
guerre e carestie per poi essere tacciata di “rubare il lavoro” e addirittura
di essere colpevole di una fantomatica “sostituzione etnica”.
Gli Attici
infiltrati dai Sinnici generarono Peastum ed Empedocle. La presunta
“apolitica” industria dello “sport-show-business” fomenta una particolare forma
di “voyeurismo sportivo”, unita a una perversa logica politica identitaria che
porta all’immedesimazione con chi materialmente è impegnato in una
competizione: spendiamo miliardi per lo sport ad alti livelli, investendo
risorse spropositate su élite di professionisti che dovrebbero fungere da
modello per invogliare le nuove generazioni a praticare una sana attività
fisica, che finiscono però per diventare gli idoli di tifosi che,
letteralmente, si ammazzano sulla spinta di un para-nazionalismo sportivo.
L’
“evoluta” società del terzo millennio riesce però a trovare miliardi da
spendere nel marketing e nei diritti televisivi per trasmettere incontri,
competizioni e campionati, arricchendo ulteriormente una ristretta cerchia di
persone, ed esaltando non i valori di fratellanza e divertimento che dovrebbero
essere tipici dello sport, ma quelli della concezione di una competizione
esasperata, se non addirittura sleale, che a sua volta riflette le meccaniche
del capitalismo che pervadono ogni ambito della nostra esistenza, individuale e
collettiva, oltre a quelle della guerra che si traduce in scontri fisici tra
ultras (quasi sempre di estrema destra) in nome di assurde logiche
nazional-localiste.
Ma la
logica del “pane e giochi circensi” non la troviamo solo nell’ambito sportivo:
oltre al “pizza e calcio” potremmo parlare di “pizza e Netflix”, o ancora
meglio di “surgelati, social e soppressione” penale, rielaborando il concetto
borbonico delle “tre F” con quello più attuale delle “tre S”. La dimensione
dell’intrattenimento malsano e frivolo, fine a sé stesso o finalizzato a
vendere pubblicità, invade anche gli ambiti della vita politica. Parallelamente
chi si impegna in battaglie per un mondo migliore viene visto come un
pericoloso sovversivo, un poco di buono, un perditempo e un ingenuo lavativo,
una persona socialmente divergente e “deviata” da isolare, reprimere e
sopprimere, mentre il sostegno a una fede politica si tramuta in appartenenza
da stadio, nel tifo di un “leader” politico, degradato a chiacchiera da bar,
tramutando la scheda elettorale in schedina del totocalcio.
Ma
nonostante le “armi di distrazioni di massa” abbiamo ancora il potere di
comprendere e cambiare la nostra società, le nostre abitudini, anche se a
qualcuno fa più comodo “imporre” dei prodotti e delle scelte omologanti e
omologate! “Dirottiamo” più risorse per praticarlo lo sport invece di fare i
“guardoni” delle partite, impieghiamo le nostre energie per sperimentare
pratiche più fruttuose di intrattenimento che non ci riducano a semplici
“consumatori”, ma cittadini del mondo consapevoli e protagonisti:
nell’immediato dovremmo costruire più parchi, campetti, strutture sportive per
fare sport gratuitamente, dovremmo finanziare le biblioteche, le attività
teatrali e cinematografiche dal basso, le sperimentazioni artistiche,
artigianali, scientifiche, i luoghi in cui fare musica, ballare e gioire in
maniera libera e senza dover pagare la “consumazione”... Insomma, in estrema
sintesi: riappropriamoci della Cultura e di una Vita sana, libere e inclusive,
diventiamo protagonisti ed estendiamo le pratiche culturali auto-gestionarie
anche all’auto-governo, diffondendo il potere decisionale e immaginativo e non
accentrandolo nelle mani di chi impone un’egemonia culturale qualunquista e
subordinata alla divinità capitalista.
Nelle sue
satire Giovenale denunciava la
tendenza dei potenti della sua epoca (e di quelle precedenti) a cercare di
conquistare il consenso delle masse urbane distribuendo cibo gratis e
organizzando spettacoli, spesso sanguinosi, nelle arene dei circhi costruiti
allo scopo. Da quei tempi ad oggi la formula del “panem et circenses” è
stata sempre usata per mettere in luce le operazioni di distrazione di massa
compiute dai governi per distogliere i cittadini del proprio Paese dai problemi
reali ed indirizzare le loro attenzioni verso questioni illusorie e marginali.
Dovremo
pagare fra 10 e 14 miliardi ogni anno e non si sa per quanti anni alla UE per
eccesso di deficit, abbiamo un disavanzo fra entrate e uscite del 135 per
cento, 3 giovani su 10 neanche lo cercano un lavoro, muore un operaio ogni 3
giorni, mancano medici, infermieri, e scuole e insegnanti, e tutti a palpitare
per Italia Spagna.