È stata inaugurata il 23 aprile NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro, la nuova mostra di Fondazione Perugia.
Attraverso le opere di tredici artisti provenienti da tutto il mondo, il progetto vuole proporre un percorso sui temi legati alla natura e all’ecologia interpretati dalla lente dell’arte contemporanea.La mostra, a cura di Marco Tonelli, anima le sale di Palazzo Baldeschi fino al 3 novembre con un percorso e un allestimento che intendono raccontare le quanto mai attuali tematiche del rapporto dell’uomo con la natura e il suo futuro.
L’ispirazione intorno cui ruota questa ricerca è la leggendaria repubblica di Utopia, immaginata nel XVI secolo dall’umanista inglese Thomas More nel suo omonimo racconto, dove la protagonista è una terra connessa al reale ma anche indipendente, non un miraggio ma un mondo possibile. Allo stesso modo l’arte contemporanea è una sorta di isola felice, dove tutto è sostenibile perché aumenta la ricchezza del mondo, sia a livello di forme che di pensiero.
Il ruolo dell’arte, infatti, non è quello di risolvere i problemi, ma di rappresentarli a proprio modo, re-immaginandoli in un ambito specifico, dove tutto è possibile, secondo le regole del linguaggio delle forme, del pensiero estetico, del concetto della creatività artistica.
Così nella mostra NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro l’arte serve a far riflettere su questioni legate all’ecologia, al rapporto tra uomo e natura, alla sostenibilità, al riuso dei materiali, alla riprogettazione dello spazio di vita degli esseri umani in rapporto all’ambiente naturale. Per farlo sono stati scelti 13 artisti protagonisti della scena culturale italiana ed europea, statunitense e provenienti da contesti extraeuropei, come il Camerun e il Mozambico, artisti che hanno fatto del concetto di utopia, riuso, progetto e natura la loro poetica di base fin dagli anni ‘60, ognuno con le proprie caratteristiche specifiche come dimostrano le opere scelte per il percorso espositivo realizzate con materiali tradizionali ma anche inaspettati e innovativi.
Si incontrano quindi autori ormai storicizzati come Gianfranco Baruchello, che tra gli anni ’70 e ’80 con la creazione di Agricola Cornelia S.p.A. aveva lavorato la terra come fosse un’opera d’arte, Ugo la Pietra, che ha da sempre usato l’architettura per riflettere sulle contraddizioni e le relazioni tra natura e città, e Piero Gilardi che ha fatto dell’ecologia uno dei temi portanti del proprio lavoro e che, con i suoi tappeti natura, ha trasformato in quadri delle sezioni di natura stessa.
Giuseppe Penone è uno dei più importanti artisti italiani dagli anni ’60 ad oggi che ha da sempre lavorato sulla e attorno alla natura ed in mostra è rappresentato da Struttura del tempo, dove il bronzo della struttura testimonia il profondo legame che esiste tra la fusione e la crescita vegetale; anche Davide Benati e Nicola Toffolini utilizzano media tradizionali per i loro studi, uno prediligendo la pittura che sublima le iconografie della natura e uno il disegno con cui realizza paesaggi di mondi utopici dove tutto sembra riportarci a una condizione futuribile; Paolo Canevari ha fatto del riuso dei materiali un tratto distintivo del suo lavoro come testimoniato dalla serie in mostra, Black Pages, dove antiche cornici dorate custodiscono come reliquie fogli di giornale ricoperti di olio di motore combusto; Loris Cecchini indaga tematiche legate all’ambiente inteso come spazio di (ri)adattamento tra bisogni umani e nuovi materiali creando sculture con materiali insoliti dove emerge la sperimentazione tecnica nella realizzazione, mentre Giuliana Cunéaz crea ambienti di grande coinvolgimento attraverso l’uso di opere digitali e interattive con videoproiezioni e screen paintings, modellazione 3D e Intelligenza Artificiale.
Il continente africano è presente in mostra con le opere di Gonçalo Mabunda, artista del Mozambico, le cui maschere realizzate con proiettili, granate, fucili, bossoli come materiali di riuso da una parte evocano feticci, totem e copricapi rituali, dall’altra sembrano caricature di volti antropomorfi e meccanizzati che richiamano la sanguinosa guerra civile che devastò il suo paese; originario del Camerun è Pascale Marthine Tayou che crea installazioni ambientali utilizzando buste di plastica colorate, non riciclate ma nuove, come se il loro consumo e degrado fosse stato evitato e congelato in opera d’arte.
Kaarina Kaikkonen è la più importante e riconosciuta artista finlandese contemporanea e lavora esclusivamente con abiti di riuso e di recupero, in prevalenza camicie maschili: opere che sono una riproduzione virtuale di corpi assenti, abiti vuoti che conservano la memoria del corpo che li ha indossati portando su di loro ancora le storie e i vissuti di persone che probabilmente non ci sono più. Infine peter campus, pioniere della video art, che porta in mostra due video che rappresentano un momento molto particolare nella ricerca dell’artista all’interno di sé, cercando nella natura la guarigione dalla psiche ferita.
Riuso, utopia, progetto, natura e futuro sono le parole attorno a cui ruota la ricerca di tutti questi artisti, in momenti storici e luoghi del mondo diversi, ma accomunati da una lettura ecosofica ed ecoestetica del mondo.
Lungo il percorso espositivo saranno disponibili dei Qr Code per farsi guidare dalla voce del curatore. A corredo della mostra è presente il catalogo curato da Marco Tonelli, edito da Fabrizio Fabbri Editore e realizzato in carta riciclata.
Il progetto di allestimento, realizzato per l’80 per cento con materiali di recupero, è a cura di Giuseppe Trivellini.
Foto: Paolo Canevari, Black Pages (Monumenti della Memoria), installation view della mostra NATURA/UTOPIA: l’arte tra ecologia, riuso e futuro
NATURA/UTOPIA
l’arte tra ecologia, riuso e futuro
a cura di Marco Tonelli
23 aprile - 3 novembre 2024
Palazzo Baldeschi al Corso
Corso Vannucci 66, Perugia
Orari: dal martedì al venerdì: 15.00-19.30
Sabato e domenica: 10.30-19.30
Info e prenotazioni:
Tel: 075 5734760
info@
www.fondazioneperugia.it