Il senso della vita è la vita: questo è il forte messaggio di inclusione che emerge dall’incontro “L’età senza senso”, che si è tenuto nell’ambito del 38° Congresso Nazionale della Società Italiana Geriatria Ospedale e Territorio, che si tiene fino al 24 maggio a Roma.
L’iniziativa si è svolta presso la suggestiva cornice delle Corsie Sistine, parte del complesso del Santo Spirito in Sassia, una struttura del 727 d.C., che costituisce uno dei più antichi ospedali del mondo. Tre donne di cultura, di temperamento e di diversa formazione sono state le ospiti d’onore del dibattito, dinanzi ad una platea di centinaia di specialisti geriatri, la scrittrice e giornalista Lidia Ravera, l’imprenditrice Anna Fendi, la scienziata nonché già parlamentare Paola Binetti. A introdurre i lavori i Presidenti del Congresso Lorenzo Palleschi e Francesco Vetta, guidati dai vicepresidenti Luca Cipriani e Andrea Fabbo, con la moderazione del giornalista scientifico Daniel Della Seta.La vita può essere
fonte inesauribile di vita, con l’entusiasmo e l’orgoglio di essere entrati nel
terzo tempo dell’esistenza, con la conquista più importante: la libertà di
essere e di stare al mondo. Politica, Scienza, Arte, Impresa, Impegno e
Formazione hanno prodotto un confronto che ha dimostrato il valore della
vecchiaia, termine che si può sdoganare senza un’accezione negativa, contro lo
stigma dell’ageismo.
L’ultima parte della
vita viene scansata e quasi cancellata, con uno stigma sociale che aumenta di
continuo. Oggi si diventa vecchi pur sapendo di avere davanti a sé ancora 20 o
30 anni di vita. Occorre pertanto una rivoluzione del paradigma di vita, per
considerare la vecchiaia un tempo utile, contro ogni pregiudizio.
“Partiamo da un assunto: non ci sono due vecchiaie uguali, ognuno ha la
sua” ha sottolineato Lidia Ravera, scrittrice di lungo corso e
autrice recentemente di “Age Pride” (ed. Bompiani). “C’è un’idea di disprezzo come se i vecchi fossero una categoria, cosa
che in realtà non sono, ma non c’è da vergognarsi di questa o di altre età, né
ci si deve rifugiare nel bisturi o nell’illusione di una bellezza passata.
Tutte noi siamo contente di essere vive e di essere arrivate fin qui con il
nostro bagaglio di allegrie, dolori ed esperienze”.
“Io a volte mi sveglio di notte e rifletto, sentendomi ben diversa
dall’età effettiva; poi il giorno successivo provo gratitudine per questa
opportunità di riflessione e pensiero” ha commentato Anna Fendi. “Nella mia vita malgrado anche i dolori che
ho vissuto essendo rimasta precocemente vedova, ho avuto la fortuna di
immergermi e impegnarmi in un lavoro che non mi ha mai fatto annoiare, o
sentirmi sola, pieno di creatività, curiosità, arte, bellezza. Gli affetti
della famiglia mi hanno permesso di guardare sempre al futuro e di vivere anche
una nuova stagione: dopo decenni nel mondo della moda come responsabile ufficio
stile di Fendi, dal 2012 ho intrapreso una nuova sfida imprenditoriale legata a
ricettività, turismo, servizi, inclusione, gusto e valorizzazione del Made in
Italy. Ho da sempre favorito un invecchiamento attivo e contrastato il decadimento fisico attraverso
ferree regole alimentari e una disciplina nello stile di vita”.
Quelle stesse regole a
cui si è ispirata sempre la Prof.ssa Paola Binetti, Professore Emerito al Campus
Biomedico di Roma, per 40 anni medico universitario tra Italia e Spagna e per quasi
18 anni parlamentare tra Camera e Senato, oltre che attiva nel volontariato e
nella formazione dei giovani.
“Le persone in terza età possono portare il grande valore
dell’esperienza che maturano nel contesto professionale, nelle relazioni umane,
in tutto ciò per cui nella vita hanno sofferto per eventi spiacevoli e
apprezzato cose belle” ha evidenziato la Prof.ssa Paola Binetti. “La saggezza dell’anziano deriva dal vissuto,
non da ciò che ha letto o sentito: è sempre testimone del suo tempo, porta con
sé le ferite, la propria vulnerabilità di chi ha ricominciato ogni volta
cercando il senso delle cose e rilanciando gli affetti. La proiezione di sé
dell’anziano comporta una straordinaria gioventù, perché è la freschezza del
cuore che marca l’età. L’anziano inizia realmente a invecchiare solo quando
pensa di non avere più nulla da dare agli altri e inizia a interrogarsi su ciò
che gli altri possano dare a lui: quello è il segno dell’invecchiamento”.
Alle tre ospiti d’onore
è giunto un riconoscimento pubblico della SIGOT e della comunità scientifica
dei geriatri. Questi contributi hanno infatti permesso di arricchire con
personali punti di vista un contesto già
di per sé di alto livello per i contributi scientifici e sociali sviluppati. Dopo
la recente legge 33 e i successivi decreti attuativi, assieme alle politiche
sanitarie, alle terapie innovative e alla gestione condivisa del presente e del
futuro di oltre 14 milioni di anziani in Italia, la SIGOT si conferma
profondamente coinvolta e impegnata per un miglioramento della qualità di vita
della popolazione anziana.