di Laura
Gorini
Vivere è cercare di stare in equilibrio su una fune tirata tra due punti indefiniti
Ha fatto centro
ancora una volta Stefania Convalle. “Volevo solo avere più tempo” (Edizioni
Convalle), uscito svariati mesi fa, è un testo speciale, un romanzo delicato, o
ancora un'opera che non solo sa parlare ma proprio spalancare il cuore di chi
lo legge con attenzione. E lei con la sua proverbiale grandezza d'animo ha
donato risposte accorate e sagge alle domande che le abbiamo rivolto.
Stefania,
questo è il tuo secondo romanzo in cui fin dal titolo inserisci il tempo. Come
è cambiata la tua concezione di esso con il passare degli anni?
Nel romanzo “Lo specchio macchiato dal tempo”, il tempo rivolgeva lo sguardo al passato delle protagoniste. In “Volevo solo avere più tempo”, lo sguardo, invece, è rivolto al futuro e alla consapevolezza che il tempo di ognuno di noi non è eterno.
Sovente ci
illudiamo, perché di illusione si tratta, di poterlo fermare. Abbiamo davvero
tutti quanti paura che se ne vada senza che ce ne accorgiamo?
Secondo me la maggior parte delle persone vive senza pensarci. E se da un lato potrebbe essere un modo di guardare la vita senza farsi domande, dall’altro la mancanza di riflessione in merito ci potrebbe portare a sprecarlo, questo tempo prezioso.
Tuttavia
questo capita quando siamo adulti. Da bimbi e da ragazzi non vediamo
sostanzialmente l'ora di crescere e di diventare grandi. Perché secondo te si
ha questo mito?
Da giovani è normale non avere certi pensieri, secondo me. La spensieratezza della giovinezza non deve essere ammantata di una maturità che deve trovare il suo tempo giusto.
Diventare adulti però significa avere anche tante responsabilità e questa paura alla lunga spaventa. Come si può oggigiorno con i tempi che corrono riuscire a diventare responsabili facendo comunque vibrare dentro di noi il fanciullino di pascoliana memoria?
Non è facile. Bisogna essere molto centrati per mettere nella vita, a qualsiasi età, maturità, senza perdere lo stupore tipico dell’infanzia e dell’adolescenza.
Molte
persone però tenderebbero ad ascoltare un po' troppo il loro fanciullino. Come
si può trovare un giusto equilibrio fra di esso e l'essere adulto?
Sbagliando ogni giorno, facendo la cosa giusta ogni giorno. Un ossimoro? Vivere è cercare di stare in equilibrio su una fune tirata tra due punti indefiniti, trovando soluzioni giorno dopo giorno per scansare quei venti contrari che possono far oscillare forte quella fune rischiando di farci cadere. Insomma, la vita è un insieme di esperienze belle e brutte, ma sempre costruttive, che dovrebbero – in teoria – farci crescere. Però, detto tra noi, è bello sentirsi sempre un po’ bambini: forse è il segreto di una vita felice.