La maggior parte dei prossimi alunni della scuola secondaria di primo grado sembra rivalutare il “semplice” diploma di maturità, meglio se in combinata con ulteriori percorsi formativi, anche diversi dalla laurea. Ciononostante, si continuano a preferire in blocco i licei, più proiettati verso l’università. Un approccio dietro il quale ci sono problematiche da migliorare nell’orientamento scolastico. Ma anche la poca conoscenza del mercato del lavoro. A disegnare questo scenario una ricerca condotta da Skuola.net nell’ambito del progetto “Che ci faccio col diploma?”, promosso da Unioncamere
- L’Osservatorio sull’Orientamento Scolastico di Skuola.net, svolto in collaborazione con Unioncamere, ha interpellato 1.550 studenti della scuola secondaria di primo grado a poche settimane dall’inizio delle iscrizioni scolastiche: l’81% pensa che anche il diploma possa aprire a un futuro soddisfacente dal punto di vista lavorativo, ma la maggior parte di questi considera comunque necessario combinarlo con percorsi formativi professionalizzanti. Solo il 19% ritiene indispensabile una laurea per fare carriera.
- Nonostante questa visione, anche quest’anno l’opzione licei dovrebbe essere predominante al termine delle iscrizioni scolastiche: 6 su 10 sono al momento orientati verso uno degli indirizzi liceali.
- La scuola dovrebbe contribuire sempre di più ad aprire gli orizzonti alle ragazze e ai ragazzi, aiutandoli a conoscere meglio le proprie attitudini, con le diverse opportunità offerte dai percorsi formativi e dal mondo del lavoro.
Il diploma di maturità può bastare per trovare la propria dimensione nel mondo del lavoro. Specie se associato a una formazione supplementare mirata, che non deve essere necessariamente di tipo accademico. La pensano così molti dei 1.550 giovani studenti della scuola secondaria di primo grado coinvolti dall’Osservatorio sull’Orientamento Scolastico, del portale Skuola.net, realizzato quest’anno in collaborazione con Unioncamere.
Tra gli studenti che tra pochi giorni dovranno scegliere la scuola superiore, ben 8 su 10 si discostano infatti dal luogo comune che vede l’università come l’unica strada in grado di garantire un futuro soddisfacente, a cui rimane legato il 19%. La nuovissima generazione, la cosiddetta Alpha, sembra dunque differenziarsi da quella precedente, ossia la Zeta, per una visione del periodo post-diploma in cui l’università è solo una delle tante opportunità per completare la propria formazione e inserirsi nel mondo del lavoro.
Ma, allo stesso tempo, la maggior parte dei ragazzi che rivalutano la “spendibilità” di un buon diploma è consapevole che non ci si possa certo fermare al termine delle scuole superiori: il 52%, perciò, immagina che per aumentare le proprie chance occupazionali, prima di candidarsi per un lavoro qualificato, un diplomato debba comunque passare per una delle tante opportunità di specializzazione professionalizzante disponibili oggi (ITS Academy, lauree o corsi professionalizzanti, tirocini aziendali, ecc.), mentre un più esiguo 29% crede che per farcela siano sufficienti volontà e determinazione.
In prospettiva, questo, è sicuramente un buon segnale, visto che in base agli ultimi indicatori forniti dalla stessa Unioncamere attraverso il suo Sistema Informativo Excelsior, il 29% dei contratti di lavoro programmati dalle imprese dei settori industriali e dei servizi nel 2023 ha riguardato diplomati e nei prossimi 5 anni la previsione è che tale quota supererà il 31%. Peccato che i diplomati più richiesti spesso non siano sufficienti a soddisfare il fabbisogno delle imprese, che in molti casi cercano invano profili “introvabili”, in possesso di un titolo di tipo tecnico o professionale: Unioncamere stima che nei prossimi 5 anni potrebbero mancarne addirittura più di 200 mila.
Su questo aspetto, a giudicare dai risultati del sondaggio, sembra tuttavia che gli studenti della scuola secondaria di primo grado di oggi continuino a guardare in massa in direzione dei licei. Alla vigilia dell’apertura delle iscrizioni, circa 6 su 10 stanno valutando soprattutto questi indirizzi. Un dato in linea con quanto rilevato in passato dall’Osservatorio e soprattutto con le scelte effettive degli studenti registrate negli ultimi anni.
Purtroppo, però, sappiamo che questa “licealizzazione” di massa porta con sé alcuni effetti collaterali. A causa di un orientamento errato alcuni di loro finiscono per spostarsi, durante il quinquennio, sull’istruzione tecnico-pratica o, peggio ancora, abbandonano in corso d’opera. Oppure, quasi costretti a iscriversi all’università dopo la Maturità, non riescono a completare il percorso accademico. Riscontrando così grandi difficoltà a trovare un’occupazione a elevata qualifica (e retribuzione).
Alla base di un paradosso del genere potrebbero esserci varie motivazioni. Una di queste è sicuramente la visione che i ragazzi hanno del mondo del lavoro, con la contemporanea assenza di una conoscenza reale dei mestieri che trainano oggi il mercato. Ci si rende conto di questa percezione chiedendo loro cosa vorrebbero fare da adulti. Le occupazioni più gettonate restano, ad esempio, l’insegnante, il medico, l’ingegnere, lo psicologo. Secondo Unioncamere tutte professioni strategiche sotto molti aspetti anche nei prossimi anni e, tuttavia, ai primi posti delle classifiche delle offerte di lavoro delle imprese, documentate mensilmente attraverso le indagini Excelsior, si trovano prevalentemente richieste di “tecnici” o comunque di risorse con abilità pratiche.
Ma la principale leva da attivare per superare questo disallineamento tra le idee e le intenzioni è quella dell’orientamento, per evitare di fare delle scelte quasi “al buio”. Un problema che i recenti interventi del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) intendono risolvere. E i risultati di questa azione sembrano già iniziare a vedersi: rispetto a dodici mesi fa, infatti, si sgonfia leggermente la quota dei “licenziandi” che si dicono totalmente indecisi sul post scuola secondaria di primo grado: scende dal 25% al 21%.
Un punto importante è proprio lo snodo relativo al passaggio dalle scuole secondarie di primo grado a quelle di secondo grado, laddove emerge che 4 studenti su 5 dichiarano di aver svolto delle attività di orientamento, ma con il 44% di loro che riferisce di averle iniziate solo all'avvio dell’ultimo anno delle scuole medie. Sempre in merito alle attività di orientamento svolte, si rileva come il 38% le promuova a pieni voti e come il 46% riscontri un gradimento almeno parziale; mentre il 16% dichiara che tali attività non hanno aiutato a chiarirsi le idee sulla scuola superiore da scegliere.
La situazione, però, dovrebbe migliorare nei prossimi anni, visto che il PNRR ha portato con sé una riforma dell’orientamento scolastico, che impone lo svolgimento di almeno 30 ore specifiche all’anno, a partire dalla prima media. Ore che dovranno essere “riempite” di contenuti provenienti da soggetti competenti in materia, onde evitare di alimentare quel cortocircuito che oggi crea il mismatch tra domanda e offerta di talenti sul mercato del lavoro.
A tal proposito, sta crescendo anche il contributo specifico di Unioncamere - l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura - che si sta impegnando per rendere disponibili gli strumenti del Sistema Informativo Excelsior a studenti, genitori e docenti: dalla piattaforma Excelsiorienta - un innovativo tool per l'orientamento proposto in modalità gaming - all’integrazione dei dati occupazionali con la piattaforma Unica, dove il MIM da quest’anno ha fatto atterrare le procedure di iscrizione online.
Infine, proprio in questi giorni arriva il progetto di divulgazione “Che ci faccio col diploma?, realizzato in collaborazione con Skuola.net, con lo scopo di sensibilizzare alunni e genitori sul valore professionale dei vari diplomi di scuola superiore.