È la stampa, bellezze! E molte se ne sono viste ad Atri in Abruzzo, dove il patron del premio Atri di giornalismo, Marino Spada, ha convocato il meglio del meglio della stampa italiana, con il suggello del presidente Gianni Letta.
Spirito di servizio come nel libro Ma che belle parole! Luciano Rispoli Il fascino discreto della radio e della Tv ?
Esattamente. Avrei potuto impegnarmi per un mio nuovo romanzo, ma ho deciso che un testo sulla vita irripetibile e la carriera unica di Rispoli fossero improcrastinabili.
Lei è stato premiato per aver contributo a ricordare Luciano Rispoli. Cosa la spinge?
Il senso di giustizia che mi fa a dire diamo finalmente a Rispoli ciò che è di Rispoli, uno dei professionisti più sottovalutati in morte. Tanto per esempio, ho letto in questi giorni il libro di un eccellente accademico sulla storia dei media, un volume meraviglioso per scrittura e per il carattere enciclopedico che lo contraddistingue. Eppure quel professore riesce a citare Lucio Fulci, Salvatore Samperi, Sandra Mondaini e addirittura Gigi Sabani, dimenticando di fare il nome di Rispoli, pur trattando delle sue intuizioni come Bandiera gialla o Chiamate Roma 3131, da Rispoli fortemente volute e difese e in grado di cambiare il volto della radio e il corso dei mass media. E penso anche a L’ospite delle due nel 1975 su Rai1, per cui si parlò per la prima volta in Italia del genere talk show.
E chi premierete con la targa Luciano Rispoli?
Certo non i suoi emuli, che sarebbe impossibile. Ma chiunque faccia un buon uso dell’italiano, un professionista che tenga in particolare alla divulgazione della lingua e dei contenuti, chi si sia distinto per qualità e civiltà dell’intrattenimento e dell’informazione.
Da ex critico televisivo, oggi chi lo fa?
Lo ha fatto per anni Franca Leosini. Lo fa Alberto Angela, lo fa da anni Fabio Fazio che la Rai ha lasciato andar via per incuria, incapacità, presunzione e mancanza di lungimiranza. Certo Fazio non ha bisogno della Rai per continuare a stare in video e all’occasione intascare maggiori compensi, com’è giusto in una logica di mercato. Con l’aumento dei player non esiste più un problema di censura, per fortuna. Ma il Servizio Pubblico dovrebbe mirare a trattenere i professionisti migliori, non contribuire alla professionalizzazione delle incompetenze, promuovendo al ruolo di presentatori persone senza talenti né particolari propensioni alla comunicativa. Gli ascolti in calo la dicono lunga in tal senso e sono in calo non perché si scelga di trattare argomenti, temi, contenuti, ma per il progressivo scadimento dell’offerta.
Lei parla spesso della ripresa di Parola mia. Pensa sia realistico?
Perché no? È un format della Rai ed è un gioiellino,un mix perfetto di rigore scientifico e abilità divulgativa. Certo servirebbe un conduttore capace, colto, sensibile. Fabio Fazio sarebbe stato adatto ma la Rai se l’è lasciato sfuggire.
Cosa pensa dell’affaire Giambruno?
Penso che la squadra di Antonio Ricci abbia fatto egregiamente il proprio lavoro. Penso che uno studio televisivo non è il salotto di casa propria e certi comportamenti, se non si riescono a trattenere, è giusto farli arrivare alla pubblica opinione. Giambruno deve risponderne, assumendosene la responsabilità.
Non avrebbe voglia di tornare a fare programmi?
Certo che ne avrei voglia. Ma programmi miei, in radio e in Tv. Non ho più voglia di portare acqua a chi la spreca o non sa adoperarla. Non mi diverte e, pur sforzandomi, non riuscirei credo. Poi se il progetto dovesse convincermi, lo valuterei.
Oggi cosa le piace fare?
Sono responsabile della comunicazione per l’editore Vallecchi, marchio storico, prestigioso, che il tycoon Manlio Maggioli ha affidato alla direzione di Alessandro Bacci. Mi appassiona dare visibilità a tanti autori che se lo meritano. Penso a Patrizia Carrano e a Vincenzo Pardini che i grandi gruppi avevano dimenticato, ma anche agli autori che facciamo crescere. Abbiamo fatto tradurre nomi mai arrivati in Italia, come Torcuato Luca de Tena con il romanzo meraviglioso Le linee storte di Dio o Bentley Little, considerato il poeta dell’horror, epigono di Stephen King e Dean Koontz.
Il suo Leo Malinverno?
Dopo L’inganno dell’ippocastano e Primo venne Caino, che erano usciti per Salani con eccellenti vendite e diversi premi, è pronta un’altra sua inchiesta. Spero che possa trovare presto la via della pubblicazione. Intanto sto scrivendo la storia di due adolescenti che ho molto a cuore. Non mi fermo mai.