Terra di cultura. di antiche vissute tradizioni, rispettosa della natura nelle sue varie manifestazioni, ligia alle leggi ed alle regole e ai principi della civile convivenza, eccezionali capacità scientifiche e produttive, non ignorando arte e cultura in realtà ingredienti costitutivi della civiltà nipponica, come la quantità sterminata di musei e di biblioteche e di istituzioni culturali documentano.
Anche se tante contingenze e realtà quali la lingua, la cultura, le abitudini porterebbero a rendere difficoltosa ogni ipotesi di contatto, la storia pertanto richiama all’ordine e ci informa anche di alcuni fatti che, pur se di numero limitato, documentano la presenza ciociara.La chiusura secolare al mondo occidentale venne addolcita e
gradualmente cancellata a partire dalla metà del 1800 grazie all’Imperatore
Mutsuhito (1852-1912) che nel
corso della lunga presenza rivoluzionò
la vita culturale, artistica, industriale del Paese: è il periodo Meiji cioè del ‘regno illuminato’ che si fa iniziare
nell’ottobre del 1868 fino alla morte dell’imperatore il 30 luglio 1912. Dopo
una breve parentesi sul trono del figlio, nel 1926 fu nominato imperatore il
nipote di Mutsuhito, Hirohito, protagonista della grande guerra contro gli
Stati Uniti e vittima delle due esplosioni nucleari nell’agosto 1945. Per rimanere nel tema dell’arte una iniziativa dell’imperatore fu anche quella di far conoscere la tecnica
pittorica occidentale e in particolare la tecnica della pittura all’olio
completamente sconosciuta in Giappone e la prima iniziativa fu l’invito al pittore Antonio Fontanesi ad insegnare
in una scuola pubblica, a Tokyo. L’opera del Fontanesi fu enormemente
apprezzata e tale da aprire negli anni a venire un indirizzo pittorico di
notevole successo noto come lo stile yoga, cioè soggetti giapponesi
e tecnica occidentale, alla quale gran parte degli artisti aderì, non solo
all’olio ma anche al pastello e al carboncino, fino al presente.
E una visita del Prof.Yakou della Università Hokkaido a proposito di un
quadro, nella mia collezione, di una pittrice francese della quale nella
cattedrale di Nagasaki esistono due grandi opere su cui sta indagando e
ricercando, mi ha aperto gli occhi su alcuni
artisti giapponesi nel corso del 1800 a Roma non insensibili alle ragazze
in costume ciociaro incontrate nei luoghi turistici. E dai suggerimenti del
Prof.Yakou, qui appresso pur se brevemente, la presentazione di quattro di
questi artisti che a cavallo tra ‘800 e ‘900
assieme allo studio delle antiche vestigia non mancarono di serbare
ricordo e memoria delle ciociare di Piazza di Spagna o di Palazzo Farnese.
Kaneyuki Hyakutake
(1842-1884). E’ il primo che incontriamo, prima
a Parigi nel 1878 e poi a Roma nel 1880. Faceva parte del servizio
diplomatico e allo stesso tempo artista impegnato. A Parigi frequentò lo studio di Léon Bonnat dal
quale apprese gli elementi pittorici basilari occidentali come pure il vivo interesse che l’artista francese nutriva
per i soggetti ciociari. Infatti Bonnat fa parte della numerosa schiera degli
artisti innamorati della iconografia ciociara, delle donne in particolare,
tanto che a lui si debbono decine di quadri con ciociare. A Roma Hyakutake affianco
all’attività diplomatica, frequenta lo studio di Cesare Maccari e ne
assimila l’interesse per l’antico. Qui
presentiamo una sua opera di una ciociarella.
Hisashi Matsuoka (1862-1944) nel 1876-78
assieme al collega Asai
Chū frequenta le lezioni che
Antonio Fontanesi tiene sulla tecnica
pittorica occidentale. Nel viaggio a Roma nel 1880 dove frequenta anche lui come il collega Hyakutake, lo studio di Cesare
Maccari, poi i corsi liberi all’
Accademia di Francia e due anni dopo all’Accademia di Belle Arti dove nel
1887 consegue il diploma quindi, dopo il
lungo soggiorno romano, ritorna in patria. Qui con il collega Asai Chū ed altri fondarono, seguendo i
nuovi indirizzi yoga, l’Associazione Arte Meiji
dedicandosi all’insegnamento che portò avanti al livello di Università a
Tokyo.
Takeji Fujishima (1867-1943). “Influenzato dal
Liberty, fu uno dei massimi esponenti di pittura occidentale nel Giappone di
fine XIX secolo ed artista della Casa imperiale” e
considerato tra i più amati, anche per i suoi scritti sulla mitologia,
l’estetica e il design.
Nel 1905 inizia il viaggio in Europa che lo porta
per un paio di anni a Parigi dove frequentò le lezioni di Cormon e poi a Roma fino al 1909 dove seguì con particolare
interesse gli insegnamenti di Carolus-Duran
direttore all’Accademia di Francia. Quindi in Giappone dove si inserì con
successo nell’insegnamento adoperandosi alla diffusione e altresì
all’integrazione con quella giapponese, delle nuove metodologie e correnti
pittoriche occidentali dello yoga. Si dedicò anche all’approfondimento della
propria arte attraverso lo studio dei maestri del Rinascimento italiano
maturando quel concetto della semplicità
che gli fu guida e altresì motivo di insegnamento.
Hakutei Ishii (1882-1958). Studiò pittura ad olio ed
acquarello sotto Asai Chū, allievo di Fontanesi, e
successivamente sotto Takeji Fujishima; allo stesso tempo fedele alla
tradizione nipponica approfondì la conoscenza della incisione
xilografica che pure contribuì a promuovere con le sue numerose opere.
Soggiornò a Roma nel 1910 e poi a Parigi dove
oltre al perfezionamento della tecnica pittorica, ampliò notevolmente la propria
conoscenza visitando e studiando le
opere e mostre sul fauvismo, il futurismo, il cubismo, l’astrattismo sulle
quali tematiche, tornato in patria, scrisse intensamente e per cui la Francia
tributò la propria riconoscenza conferendo il titolo di Cavaliere della Legion
d’Onore. Qui una sua bella ciociara dal fascino..orientale.
A Roma e a Tivoli realizzò numerose opere.
Michele
Santulli
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