Bentivoglio-Spinetti, venerdì 1° dicembre nuovo appuntamento di Flautissimo Teatro, Parole e Musica



Venerdì 1° dicembre alle ore 21, nuovo appuntamento di Flautissimo Teatro, Parole e Musica con Fabrizio Bentivoglio e Ferruccio Spinetti che, dopo il grande successo dello scorso anno, tornano al Teatro Palladium di Roma con Lettura clandestina. La solitudine del satiro di Ennio Flaiano.

Molto citato, ma quanto realmente conosciuto? Facitore proverbiale di aforismi tra i più evocati, Ennio Flaiano è stato protagonista di primissimo piano della vita intellettuale italiana, soprattutto in quel periodo fecondo che dalla fine della guerra attraversa il boom economico e porta fino alla fine degli anni Sessanta.

I suoi motti, che ancora oggi punteggiano i social network come gli articoli di giornale, hanno decostruito meticolosamente la società italiana di quel periodo, per raffigurarne con intento satirico i (molti) vizi e le (poche) virtù.

Scomparso prematuramente, non ebbe modo di trasportare oltre la propria statura di laico moralista, oggi citata sì ma poco nota, anche perché di quel tipo di intellettuale si sono perse le tracce al giorno d’oggi.

Lettura clandestina restituisce alcuni tra gli innumerevoli articoli che Flaiano scrisse per giornali e riviste, selezionati e letti da Fabrizio Bentivoglio con il contrappunto del contrabbasso di Ferruccio Spinetti per raccontarne la figura, e tramandare fino al presente la figura di un uomo che come pochi altri ha saputo raccontare l’Italia per ciò che, incredibilmente, ancora oggi è.

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“Sono estratti! Estratti di vita. La vita dell’anima, così come quella di ogni giorno, concentrata in due o tre pagine, liberata del superfluo come il manzo nella caldaia di Liebig! È affidata al lettore la facoltà di sciogliere di nuovo questi estratti con le proprie forze, trasformarli in brodo commestibile, farli ribollire nel proprio spirito, renderli insomma fluidi e digeribili.” (Peter Altenberg alla domanda su cosa mai fossero quelle sue piccole cose simili ad appunti.)

Se è vero, come è vero, che anche gli scritti di Ennio Flaiano vanno considerati come degli “estratti di vita”- che necessitano quindi di una certa esperienza “culinaria” del lettore per poter, una volta disciolti, restituire tutta la loro gamma di sapori - allora questa proposta di leggere LA SOLITUDINE DEL SATIRO non è altro che l’invito a condividerne le sfumature più preziose, sia in termini poetici, sia di scandaglio del nostro animo; dimostrando che le parole di questo “moralista laico in grado di travestirsi da gran frivolo per far intendere le cose più serie”, come lo pennellò Arbasino, a distanza di più di cinquant’anni da quando sono state scritte, ancora oggi ci parlano e non solo, ci dicono cose che pochi sono riusciti a dirci con una simile chiarezza.

Pochi mesi prima di morire, ma era da qualche anno che ci pensava, Flaiano aveva cominciato a raccogliere in una cartella dal titolo autografo “La solitudine del satiro”, alcuni articoli - prevalentemente tratti dalle sue rubriche, tenute sul “Mondo” e sul “Corriere della Sera”, Diario notturno e Taccuino notturno - con l’intento di approntare un libro che potesse servire per… “riuscire a sbrogliare il filo della nostra vita italiana, capire perché in Italia la linea più breve tra due punti è sempre l’arabesco”… così dichiarò in un’intervista dell’aprile del 1972, parlando del libro a cui stava lavorando e che sarebbe stato il suo primo ad essere pubblicato postumo.

Il nostro intento è, attraverso il suo sguardo su quell’Italia di cinquant’anni fa (l’arco di tempo va dal 1956 al 1972), quello di poter sbrogliare anche noi il filo della nostra vita italiana per arrivare a capire meglio questa Italia di oggi, come ci siamo arrivati. La lettura è CLANDESTINA così come, in fondo, lo è stato Flaiano stesso, che finché è stato sulla nave insieme a noi nessuno sembrava notarlo. Ci si è accorti di lui soltanto quando è sceso. Clandestino come l’esperimento di un lettore-alchimista e di un sodale-musicista che provano a sciogliere questi “estratti di vita”, cercando di renderli il più possibile “fluidi e digeribili” per chi ascolta. Fabrizio Bentivoglio


Le suggestioni musicali suonate dal vivo, protagoniste insieme alle parole in una delicata armonia, sono ideate ed eseguite da Ferruccio Spinetti, nome noto del panorama musicale, contrabbassista degli Avion Travel fino al 2006 e del duo Musica Nuda con Petra Magoni, che dichiara a proposito di questo progetto:

"Musicalmente l’idea centrale è stata quella di non porci confini di tempo e di generi, anche perché sia io che Fabrizio amiamo da sempre la musica a 360 gradi. Trovare il tema giusto che si mettesse al servizio della parola è stato il nostro obiettivo principale ed anche una sfida oltre che un divertimento. Si passerà da Claude Gervaise, compositore del ‘500 a "Le notti bianche” di Nino Rota a “First song” di Charlie Haden, uno dei miei contrabbassisti preferiti, fino ad una versione rivisitata di Taxman dei Beatles o al tema principale de "Les parapluies de Cherbourg" film di J. Demy con la musica di Michael Legrand, vincitore della Palma D’oro a Cannes nel 1964, o passeremo da brani originali scritti da me per ‘solo contrabbasso’. A volte poi ci aiuteremo anche con l’elettronica, usando dei loop pre-registrati, ma su cui suonerò live col mio contrabbasso. Non mancheranno zone di vera e propria “improvvisazione” su alcuni racconti letti da Fabrizio, che renderanno in qualche modo unica ogni replica."

Foto di Angelo Trani

 

FABRIZIO BENTIVOGLIO è nato a Milano, frequenta la scuola del Piccolo Teatro. Debutta nel 1978 con La tempesta di William Shakespeare diretto da Giorgio Strehler. La prima apparizione sul grande schermo è del 1980 nel film di Mauro Bolognini La vera storia della Signora dalle Camelie con Isabelle Huppert, Gian Maria Volontè e Bruno Ganz. Nella sua lunga carriera ha lavorato più volte con Gabriele Salvatores (Marrakech Express Turné, Denti, Happy Family, Il ragazzo invisibile), con Silvio Soldini (L'aria serena dell'Ovest, Un'anima divisa in due – che gli vale la Coppa Volpi a Venezia -, Le acrobate), con Carlo Mazzacurati (La lingua del santo, A cavallo della tigre, La giusta distanza), oltre ad altri numerosi registi come Daniele Luchetti, i fratelli Taviani, Marco Bellocchio, Théo Angelopulos, Gabriele Muccino, Pupi Avati, Francesco Bruni, Michele Placido, Sergio Rubini, Paolo Virzì, Paolo Sorrentino. Lui stesso è regista dei film Tipota (1999) e Lascia perdere, Johnny! (2007). Ha vinto tre David di Donatello, come Migliore Attore per Testimone a rischio (1997), Miglior Attore Non Protagonista per Del perduto amore (1999) e per L’incredibile storia dell’Isola delle Rose (2021). Molto attivo anche in tv ricordiamo gli ultimi titoli Il nome della Rosa dall’omonimo libro di Umberto Eco in onda su Rai Uno e La concessione del telefono, uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri, sempre per Rai Uno. È il volto di Monterossi nella serie omonima ispirata ai romanzi di Alessandro Robecchi, da poco di nuovo in onda su Prime Video. Parallelamente all’attività sul piccolo e grande schermo Fabrizio Bentivoglio continua la carriera teatrale e negli anni lavora con Giorgio Strehler, Mario Scaccia, Maurizio Scaparro, Giuseppe Patroni Griffi, solo per citarne alcuni. Con L’ora di ricevimento (2016/2017) scritto da Stefano Massini e diretto da Michele Placido, si aggiudica la Maschera del Teatro Italiano come Miglior Attore Protagonista.

 

FERRUCCIO SPINETTI è contrabbassista e compositore, diplomato nel 1994 con il massimo dei voti e la lode. Nel 1990, entra a far parte della Piccola Orchestra Avion Travel divenendo, anche per la sua giovane età, il pupillo di Fausto Mesolella. Con gli Avion Travel ha registrato dieci cd per la Sugar, vincendo il Festival di Sanremo del 2000; ha inoltre realizzato colonne sonore per film e tenuto concerti in tutta Italia ed all’estero. Dal 2004 al 2008 ha suonato con Stefano Bollani e creato, nel 2003, con Petra Magoni, il duo “Musica Nuda” per solo contrabbasso e voce. Dal 1997 al 2004 e dal 2012 è docente ai corsi “Siena Jazz University” presso la scuola Siena Jazz, di contrabbasso e musica d’insieme e nel 2013-14 insegna contrabbasso, basso e musica d’insieme al Conservatorio Rossini di Pesaro. Dal 2016 insegna Contrabbasso Jazz al Conservatorio Francesco Morlacchi di Perugia. Dal 2018 è direttore artistico del Premio Bianca D’Aponte, raccogliendo e continuando il lavoro svolto da Fausto Mesolella.

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