Benvenuti ad un viaggio sonoro senza tempo con il chitarrista catanese Sergio Casabianca e il suo disco "De Visu". In questo eclettico progetto jazz, l'artista ci guida attraverso dei brani inediti, interpretati con la sua magistrale chitarra archtop a cassa larga, che regala un suono caldo e legnoso tipico del jazz. Accompagnato da Riccardo Grosso al contrabbasso e Peppe Tringali alla batteria, Casabianca ci trasporta in un universo musicale che spazia da ballad eteree e sentimentali come “Sire”, “Birds of San Marco” e “Fondamenta Nuove”, ad un jazz post-bop dal tono sia dissacrante e diretto, che introspettivo e riflessivo, come in Dreams in a Spiral, Raining in My House e De Visu. Non mancano riferimenti chiari all’interesse ed il piacere per il feel ritmico del funk come in “Desk of Love” e la stessa “Milo Crew”.
Ciao Sergio,
benvenuto su Fattitaliani. Iniziamo subito a parlare del tuo ultimo disco,
"De Visu". Puoi condividere con noi il processo creativo che ha
portato a questo progetto?
Ciao! De Visu è un disco di cui avevo bisogno. Si tratta di musica che è stata parzialmente concepita in passato ed altre di recentissima composizione. Dunque, nel corso di mesi ed anni, ho portato con me questo bagaglio di composizioni ed emozioni da descrivere velatamente in musica fino a quando ho trovato il modo ed il tempo per produrre il disco. Riorganizzare il mio trio, provare ed arrangiare il materiale, suonarlo live in alcune occasioni per testarne l'efficacia è stato il vero processo che ci ho portato in studio di registrazione.
Parliamo dei
singoli brani in "De Visu". C'è qualche traccia che senti in modo
particolare vicina al tuo cuore o che ha una storia speciale dietro di essa?
Il disco ha un taglio autobiografico, seppur ovviamente non sia una cosa troppo manifesta. A me, in fondo, piace comporre in questo modo: facendomi ispirare da momenti della vita, fatti, accadimenti, esperienze ed incontri. Oltre ai brani che reputo più rappresentativi del mio sound come De Visu e Raining in My House, Sire è sicuramente la ballad delicata che mi sta più a cuore. Spesso suonarla non è semplice perchè, oltre ad avere un timing davvero delicato, per me è molto emozionante. Il brano è collegato ad un senso d'amore superiore, non il classico e banale, ma quello che attraversa le vite, le famiglie ed il tempo e che non ci lascia mai.
"De
Visu" attraversa diverse sfaccettature del jazz, dal soft al più
complesso. Puoi dirci come hai equilibrato queste influenze diverse per creare
un flusso coeso nell'album?
In primo luogo, ho deciso di non porre troppi limiti alle mie velleità compositive. Come ho già specificato, avendo il disco un taglio autobiografico, sono state diverse e di diversa natura le scene e le emozioni che mi hanno portato a comporre i vari brani. Una volta che mi sono reso conto del materiale che avevo e di come potevo gestirlo per farlo confluire nella realizzazione di un disco, ho smussato gli angoli che lo necessitavano per cercare di creare questo legame tra i brani, seppur apprezzando la varietà del disco. Spero di averlo fatto in modo proficuo.
Notiamo una
chiara passione per il funk in alcune tracce, come "Desk of Love" e
"Milo Crew". Come hai integrato questo genere nel contesto
jazzistico?
Nel mio background
musicale c'è molto sia di rock che di pop. Il funk potrebbe essere inteso come
qualcosa che sta a cavallo tra la grande diffusione pop e la black music che
poi ha portato anche al jazz. Sicuramente in molti ascolti jazz e fusion recenti,
ma anche datati, ho rintracciato sonorità simili e le ho immagazzinate come
possibili nella realizzazione della mia musica. Inoltre, per motivi didattici,
durante i miei corsi di chitarra moderna uso spesso un mood funk/pop per
attivare i processi improvvisativi di chi lo richiede.
Questa vena funk ha per me la potenza del sound, intrecciata ad energia, forza e magari anche sorrisi e goliardia.
Quali sono i
tuoi piani futuri? Possiamo aspettarci altri progetti musicali o collaborazioni
interessanti?
Sicuramente punterò alla diffusione live e non solo del mio ultimo disco De Visu, ma è certo che questo per me è un punto di partenza. C'è sicuramente dell'altra musica nel cassetto e prima o poi sentirò nuovamente il bisogno di registrarla. Al momento però, è sicuramente necessario - anche per la mia musica futura - che io raccolga emozioni, sensazioni e feedback, che sia positivi o negativi, per scavare ancora dentro le mie voglie e necessità musicali. C'è tanta voglia di continuare e crescere. Inoltre, il mio guitar trio è da sempre pensato come eventuale sezione ritmica per solisti o cantanti. Non escludo collaborazioni con questi musicisti in lavori futuri
Grazie,
Sergio, per averci dato un'immersione così approfondita nel tuo mondo musicale
e in "De Visu". Ti auguriamo tutto il successo per il futuro e non
vediamo l'ora di sentire i tuoi prossimi progetti musicali
Grazie mille a voi.
È sempre un piacere poter parlare di musica in un paese che ne ha sempre più
bisogno. Le velleità creative e compositive, invece, passano sicuramente in
secondo piano perché l'interpretazione del pubblico è sempre libera e sacra.
Grazie