Festa di Roma, Paola Cortellesi debutta alla regia: “Racconto donne del passato mai celebrate”



ROMA – La
 18esima Festa del Cinema di Roma (in programma fino al 29 ottobre) è l’edizione dei debutti delle attrici italiane dietro la macchina da presa. Kasia Smutniak con il documentario ‘Mur’, Giovanna Mezzogiorno con il cortometraggio ‘Unfitting’, Margherita Buy con ‘Volare’ e Paola Cortellesi, che apre oggi la kermesse con ‘C’è ancora domani’, nelle sale dal 26 ottobre con Vision Distribution. L’attrice e regista porta sul grande schermo la storia – in bianco e nero – di Delia: una donna romana della metà degli Anni 40, succube del marito. La seconda guerra mondiale si è conclusa da poco e la città eterna prova a buttarsi alle spalle l’orrore di quel periodo. Ma una lettera inaspettata porta Delia a scrivere un futuro di libertà, non solo per lei ma anche per sua figlia.

C’È ANCORA DOMANI, CORTELLESI: “RACCONTO DONNE DEL PASSATO MAI CELEBRATE”

Questa storia è nata con la voglia di raccontare la vita di quelle donne che nessuno ha mai celebrato, come le nonne e le bisnonne che spesso sono state considerate nullità e alla fine si sono convinte di questo“, ha detto Paola Cortellesi durante la conferenza nella sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica. “Mia nonna, per esempio, non era erudita ma era eccezionale, mi dava dei grandi consigli. Lei chiosava sempre dicendo ‘pero che capisco io'”.

C’È ANCORA DOMANI, CORTELLESI: “PRIMA LA VIOLENZA DOMESTICA NON ERA UN TEMA COME OGGI”

All’epoca “la violenza domestica – ha proseguito la regista – non era un argomento, ma un dato di fatto. Qualcosa di ordinario, che capita”. Il tema “che raccontiamo nel film è delicato ma è raccontato quasi sempre con tanta violenza. Per questo ho scelto di non far vedere i lividi, non serviva. Io – ha spiegato Cortellesi – volevo raccontare quella dinamica come un rituale, come qualcosa di ordinario che Delia si lascia subito alle spalle come se niente fosse”.

C’È ANCORA DOMANI, CORTELLESI: ALL’INIZIO DELLA CARRIERA MI È CAPITATO DI ESSERE INVISIBILE

Quello che accadeva abitualmente un tempo “resiste ancora. È una dinamica che fa parte dei giorni nostri. Anche il compenso economico tra un uomo e una donna. All’inizio della carriera – ha ricordato Cortellesi – ho sentito un commento su un mio contratto che era ‘non male per essere una donna’. Oppure quando facevo una proposta nessuno la prendeva in considerazione, ero invisibile. Nel film ‘Scusate se esisto film’ raccontiamo questa dinamica. In ‘C’è ancora domani’ parliamo di cose così lontane che hanno delle radici nell’oggi”. 

Nella fase della sceneggiatura “abbiamo sbobinato moltissimi atti processuali di femminicidi e la dinamica è sempre la stessa”, ha detto l’attrice e regista. “Le ragazze di oggi sentono di non valere mai abbastanza, soprattutto nel mondo del lavoro. Questo è un retaggio culturale che c’è da millenni e ci vorrà tempo per sradicarlo. Questo film è per le ragazze di oggi“, ha detto Giulia Calenda, che ha scritto il film insieme a Cortellesi e Furio Andreotti.

C’È ANCORA DOMANI, MASTANDREA: LE LEGGI NON BASTANO, SERVE UN LAVORO CULTURALE

Delia (Cortellesi) è moglie di Ivano e madre di tre figli. Questi sono i ruoli che la definiscono e questo le basta. Ivano (Valerio Mastandrea) è il capo supremo e padrone della famiglia, lavora duro per portare i pochi soldi a casa e non perde occasione di sottolinearlo, a volte con toni sprezzanti, altre, direttamente con la cinghia. Ha rispetto solo per quella canaglia di suo padre, il Sor Ottorino (Giorgio Colangeli), un vecchio livoroso e dispotico del quale Delia è a tutti gli effetti la badante. “Credo che l’unica differenza tra ieri e oggi e che le donne del presente hanno più consapevolezza ed hanno più coraggio a ribellarsi a certe dinamiche“, ha detto Mastandrea. “Le leggi non bastano, serve un lavoro culturale, ci vorranno ancora tanti anni. Nell’uomo – ha proseguito l’attore – non vedo differenza tra ieri e oggi. Per questo è necessario raccontare una figura maschile fragile che non è sinonimo dell’essere perdente. Questo porta a non avere paura delle debolezze”.

L’unico sollievo per Delia è la sua amica Marisa (Emanuela Fanelli), con la quale condivide momenti di leggerezza e qualche intima confidenza. “Questo è un film che parla anche di eredità. Ottorino lascia a Ivano l’eredità di non menare tutti i giorni la moglie, ma di dargli una scarica di botte ogni tanto. Delia, invece, lascia a sua figlia Marcella la libertà“, ha d etto Fanelli. L’arrivo di una lettera misteriosa accende in Delia il coraggio per rovesciare i piani prestabiliti e immaginare che c’è ancora un domani. Per la Cortellesi un domani anche nella regia. “Continuerò il mio viaggio dietro ma macchina da presa. C’è stata una crescita bellissima. Questo è un ruolo che prevede molte cose a cui badare“, ha concluso la regista.

Fonte: Agenzia Dire
Fattitaliani

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