L’intervento di Nico Stringa coglie l’occasione della mostra organizzata a Rovigo su e attorno a Virgilio Milani per intrecciare un duplice dialogo: con la mostra aperta a Treviso, da una parte, di Arturo Martini, uno dei maestri non eludibili per gli scultori come Milani coevi del trevigiano, e dall’altra di Milani con Paolo Gioli.
Si potrebbe dire che si tratta di un duplice sguardo: sulla prima fase dell’arte italiana del novecento in coincidenza con il Milani figurativo e sulla seconda parte del secolo, quando tutto cambia e quando Milani può rinnovarsi radicalmente anche grazie alla conoscenza di un giovane come Gioli, attivo a Venezia fin dalla fine dei ’50.
Milani è stato uno dei non pochi ad avere colto la genialità di Gioli e quindi non solo di averlo aiutato molto, ma di averne accettato anche la “lezione”, diciamo così, rovesciando in questo modo il ruolo di maestro-allievo che aveva messo in contatto i due artisti inizialmente.
La base dell’intervento di Stringa è dunque il riferimento a due mostre, una a Rovigo e una a Treviso, che messe in relazione si arricchiscono a vicenda e contribuiscono alla comprensione dell’arte del XX secolo.
In copertina: Paolo Gioli, Ritratto di Virgilio Milani – Collezione privata.