Dal 29 settembre all’8 ottobre: dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
PAGLIACCI ALL'USCITA
da
Leoncavallo e Pirandello
di e con Roberto Latini
e
con Elena Bucci, Ilaria Drago, Savino Paparella, Marcello Sambati
musiche
e suono Gianluca Misiti
luci
e direzione tecnica Max Mugnai
regia
Roberto Latini
produzione
La Fabbrica dell'Attore – Compagnia Lombardi Tiezzi
con
il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia
Castiglioncello - CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
Durata:
70’ guarda il video di presentazione https://youtu.be/rhsQkjIOYC4
“Pagliacci”,
dal libretto dell’opera di Ruggero Leoncavallo, con debutto a Milano nel 1892 e
“All’uscita”, l’atto unico che Pirandello definisce “mistero profano”, andato
in scena a Roma per la prima volta, nel 1922.
Sono
due testi molto diversi per stile e contenuto, ma capaci di una comune sensazione
che li rende profondamente accostabili: il primo è immerso nel Verismo di fine
‘800, nella trama spietata del delitto d’onore e d’amore, il secondo è una
parabola metafisica, quasi filosofica. Sembrano, per struttura e doti,
collocabili da una parte all’altra di un ponte ideale, fondamentale per la letteratura
teatrale, che a cavallo dei due secoli, riesce a trasformare i percorsi sintattici
in prospettive drammaturgiche; uno accanto all’altro, creano un terzo materiale,
indipendente, per evocazione e compromissione: il sipario metateatrale che
Pirandello aprirà sul nuovo secolo, viene scucito da Leoncavallo nel suo Pagliacci.
Insieme,
sono una dichiarazione d’indipendenza tra il Verismo e il teatro borghese.
Il
Teatro nuovo è all’indomani di una giornata di sole e coltello e di un notturno
di cimitero e ombre. All’uscita da Pagliacci, è il vero appuntamento. (O da
dove abbiamo mosso il nostro mare).
Quanto
le scritture sceniche semineranno e raccoglieranno da lì in poi, nei nuovi
cicli del Teatro, dei Teatri, sarà ciò che ci porterà nelle traiettorie del
contemporaneo e in quel concetto di drammaturgia che oggi vanta una prossimità
col linguaggio, più della regia stessa, o dell’occhio esterno, come indicato in
tanti casi.
La
drammaturgia, allora, l’occhio interno, è quanto effettivamente in esplorazione,
in esplosione. Lo abbiamo imparato sezionando il concetto, la funzione, le
sfumature e le possibilità. Abbiamo moltiplicato l’occasione e l’abbiamo
sollecitata, in lungo e in largo.
Abbiamo
ammesso i concetti di drammaturgia del testo, del suono, della scena. Abbiamo
riscritto le parole originali e riscritto anche le riscritture.