Presidente
e fondatore del Nucleo operativo di Protezione civile logistica dei trapianti
Massimo Pieraccini vive a Firenze e lo chiama “il dono”, senza enfasi, normalmente, quasi timidamente, quest’uomo attorniato dal suo gruppo di volontari, in giro per il mondo affrontano i problemi della burocrazia, delle attese, i minuti contati nella solitudine degli aeroporti, firme, nulla osta degli ospedali di origine e di destinazione, taxi, treni, documenti da firmare e la preziosa “scatola” , uno speciale contenitore isotermico che contiene il vero dono della vita consegnato con un sorriso, un lampo negli occhi tra sconosciuti....e anche questa è fatta!
Ma oggi Massimo ci racconta una storia,
bella perché ha un lieto fine, che vede coinvolto il “dono”, persone,
sconosciuti che diventano come fratelli, momenti tristissimi come lame d’acciaio
che ti trafiggono il cuore quando ascolti la sentenza che non ti dà speranza e
poi la gioia, incontenibile, nel ricevere il dono.
Ci racconta Massimo Pieraccini.....Sono già
uscite le locandine che annunciano la prima nazionale di un docufilm, al Cinema
Teatro Ariston, "𝐕𝐚𝐥𝐞𝐫𝐢𝐚 𝐮𝐧 𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐥 𝐜𝐢𝐞𝐥𝐨",
che vede come protagonista principale Valeria Favorito, una ragazza nata ad
Erice che all’età di 11anni si è ammalata di leucemia mieloide acuta, salvata
grazie alla donazione del midollo osseo di Fabrizio Frizzi. Non a caso, le riprese sono state fatte proprio tra Trapani - città
originaria della famiglia Favorito - e Verona. Tutto parte da un incontro tra
il padre di Valeria, Luciano Favorito ed Enrico Pollari, noto fotografo
trapanese che è stato anche regista e produttori di altre pellicole molto
apprezzate dalla critica.
Tra loro nasce una
grande amicizia e poi il desiderio di raccontare la vita di Valeria ma
soprattutto il suo coraggio e la sua forza.
Tutto nasce dalla casualità, Valeria, nel luglio del 2022, ha
incontrato Mario Bella che è stato il fondatore nel 1990 dell’ADMO a Villar Perosa,
che, di fatto convinse Frizzi a diventare donatore.
Il trapianto avvenne di domenica, sempre in maniera anonima come
da regolamento, e la modalità dell’intervento eseguito di domenica stupì tutti
che pensarono che il donatore fosse una persona famosa, perché non sono
interventi da eseguire di domenica. Ma si capì che il donatore era stato Frizzi
alla televisione, giorni dopo, perché Romina Power che insieme a lui conduceva
la trasmissione televisiva “Per tutta la
vita”, indicando Frizzi, disse ”quest’ uomo ha donato il midollo osseo, fatelo
anche voi”.
La legge non permette incontri e sono seguite delle
lettere in anonimato ma, durante una Partita del Cuore, è stato possibile un
incontro, pieno di emozione e riconoscenza fra Frizzi e Valeria.
Oggi Valeria, dopo una ulteriore operazione, si dedica alla ricerca di nuovi donatori e alla ricerca fondi, collaborando attivamente con l’ADMO, associazione cresciuta negli anni fino a diventare una federazione nazionale di associazioni regionali.
«Negli ultimi mesi è stato effettuato il dono più grande: il midollo di un donatore italiano per salvare una donna russa affetta da leucemia. Con una guerra ancora in corso ed enormi difficoltà logistiche nell’organizzare la missione abbiamo dimostrato che la solidarietà umana può vincere sempre – commenta Nicoletta Sacchi, direttore Ibmdr, l’organismo istituzionale italiano che gestisce la ricerca dei donatori su scala mondiale -. Un ragazzo italiano ha donato le sue cellule staminali emopoietiche a favore di un paziente russo in attesa di trapianto di midollo osseo. Malgrado scioperi e guerre il trasporto del “dono” è stato effettuato da Massimo Pieraccini, presidente e fondatore del Nucleo operativo di Protezione civile logistica dei trapianti (insignito dal Presidente Mattarella del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana), dimostrando ancora una volta che la solidarietà non conosce né limiti, né confini».
Massimo
conclude il suo racconto:
L’insegnamento del dono anonimo che ci viene dall’ADMO è vivo e, come tutti i grandi fenomeni culturali, riesce ad adattarsi alle esigenze di questi anni in cui la solidarietà troppe volte si arresta davanti alla diffidenza di chi ci bussa alla porta, perché l’amore per la bellezza del “dono” è legato al desiderio di condividerlo, in silenzio, e diventa un sinonimo di generosità.
Grazie Massimo e a tutti Voi che, come te, ci insegnano la bellezza del “dono”