Che pensa del personaggio di Cassandra?
Cassandra è un personaggio tragico della mitologia greca, una donna dotata del talento datole dagli dèi di prevedere il futuro, che, dopo aver rifiutato le avances di Apollo, ricevette la maledizione di non essere mai creduta nelle sue predizioni. Da qui la sua frustrazione nell'essere ignorata, il suo cuore affranto. Nessuno la ascolta, a nessuno importa delle sue profezie, nemmeno quando cerca di avvertire sulla distruzione di Troia.
Come si è immedesimata in lei?
La musica di Bernard Foccroulle secondo me rappresenta appieno lo stato d'animo di Cassandra, attraverso l'interruzione della voce, le grida. La musica mi dà una grande mano a connettermi con la sua psicologia, tutti gli strumenti aiutano in tal senso. Il suono è vero, autentico nel rappresentare una persona che come Cassandra vorrebbe parlare, ma non può.
Quali donne o quali persone in generale potrebbe rappresentare Cassandra oggi?Rappresenta tutti quelli che gridano la verità ma vengono ignorati. Visto il tema dell'opera, potremmo benissimo fare il riferimento a tutti gli avvertimenti degli attivisti ecologici che da tempo allarmano su quello che sta accadendo al nostro pianeta. Penso al nuovo docufilm di David Attenborough, dove lui in persona si pone come testimone del cambiamento climatico e ci consiglia come agire. La soluzione sembrerebbe facile e attuabile, ma continuiamo a ignorare i pericoli. Cassandra rappresenta le donne ignorate, cui viene impedito di accedere all'istruzione e ai principi basici della libertà, come in Afghanistan o in Iran. Lei può anche rappresentare tutti quelli che non seguono la corrente e la corrente mediatica attraverso cui ci trasmettono quello che vogliono farci credere.
Personalmente che cosa sta dando a Cassandra per rappresentarla al meglio?Personalmente, le do la mia personale esperienza di distruzione. Io ero un'adolescente quando il mio Paese è stato distrutto dalle bombe, ho visto con i miei occhi le macerie, i ponti crollati nei fiumi nella mia città, era veramente lancinante vedere questi ponti enormi distrutti che di solito io attraversavo per raggiungere la scuola, questi enormi blocchi di cemento che sembravano scheletri deformati. Ricordo la detonazione delle bombe quando esplodevano, la polvere, ero scioccata, impaurita: per trovare un paragone, si potrebbe pensare a quando si sente da vicino un tuono. Il ricordo delle persone uccise, di questa esperienza terribile è rimasta dentro di me e sul palco succede una cosa molto analoga che mi porta vicino a quello che ho vissuto personalmente in Serbia nel 1999.
Con la regista Marie-Eve Signeyrole su quali aspetti state lavorando in particolare? E' la terza volta che lavoriamo insieme, ci intendiamo perfettamente e a volte non è necessario nemmeno parlare: io faccio secondo quello che il mio personaggio dice e lei spesso si limita a darmi qualche piccolo suggerimento per rendere il tutto ancora più coerente con l'insieme. Dopo tante prove, sta risultando davvero facile la maniera con cui stiamo lavorando alla resa del personaggio e degli gli altri ruoli.
Immagino che per lei non sia stato facile studiare e approdare al mondo dell'opera...Non è stata la mia prima opzione. Avevo dapprima studiato teoria e pedagogia musicale, e alla fine di questi studi decisi di studiare solo canto per altri quattro anni: un percorso lungo. Avevo diciannove anni quando mi trasferii a Novi Sad, città sul Danubio nel nord della Serbia e fu allora che vidi la mia prima opera perché nel sud, dove avevo vissuto prima, non c'è un teatro dell'opera. Mi innamorai dell'opera e del teatro in generale, quindi ho cominciato relativamente tardi: rimasi folgorata dalla "Traviata" solo dopo cinque minuti. Ancora oggi Violetta è il mio ruolo dei sogni, ma che non interpreterò mai perché non ho le corde vocali per farlo.
Quando ha capito che questa passione era diventata anche un mestiere?Dopo aver terminato gli studi in Serbia, ho fatto una pausa di due anni perché dubitavo fortemente delle mie capacità e della mia voce. Non ero sicura che fosse una cosa proprio per me: incoraggiata da alcune persone, mi recai a studiare al Conservatorio di Vienna dove ho ricominciato da zero per altri quattro anni. Se nella mia patria avessi avuto più opportunità, la mia storia sarebbe ben differente e avrei cominciato prima.
Potremmo vedere in questo un lato positivo, non considerare niente per scontato...Mai, sto gustando ogni tappa della mia carriera.
Potremmo dire che, al contrario di Cassandra che non era creduta, era lei stessa che non credeva nel suo talento, è così?È davvero difficile gestire questa situazione, specialmente se altri ti dicono che sei brava e ti incoraggiano. Ero io a non credere in me stessa, nel mio talento. Se comunque io ci avessi creduto subito senza pensarci troppo, non avrei preso sul serio questo mestiere che comporta tanti sacrifici personali, molta autodisciplina, allenamento continuo. È normale avere dubbi su certi ruoli, non tutti sono costruiti per me, adatti alla mia voce. Per fortuna, mi sostiene l'appoggio di familiari e amici.
Vista l'ambientazione di Cassandra, qual è il suo personale rapporto con i problemi ambientali?Sono decenni che riceviamo avvertimenti dagli scienziati sul riscaldamento globale e sfido chiunque a dire di non aver mai sentito a quali conseguenze stiamo andando incontro per il prossimo futuro. Io sono con gli attivisti che alzano la voce come facciamo anche noi attraverso quest'opera per stimolare ancora di più la presa di coscienza: onestamente, però, come noi, anche chi ci governa sa benissimo dei rischi cui si va incontro ed è soprattutto loro la responsabilità di prendere le misure per aiutare gradualmente a ridurre i rischi dell'effetto serra, per aiutare il nostro Pianeta. Ognuno è responsabile e deve agire nel proprio piccolo facendo la propria parte, ma è ai governanti che spetta di prendere le decisioni opportune in questa direzione. Giovanni Zambito.
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