“Dittico di vita e di altre storie” scritto e diretto da Alioscia Viccaro è in scena lunedì 26 giugno. Sul palco Luciana Baldi, Sabrina Barbieri, Veronica Botticelli, Massimo Bucci, Giuseppina Costantini, Alessandro Di Vozzo, Ivan Ferra, Rosaria La Rocca, Elisa Luttazzi, Emily Rosi e Mirella Sbardella che si calano all’interno di una drammaturgia suggestiva. La rappresentazione è il frutto del percorso del laboratorio teatrale con l’obiettivo di dare agli allievi il giusto spazio per confrontarsi con il proprio percorso di crescita in ambito teatrale, iniziato proprio quest’anno, e che sarà articolato in due quadri, in due situazioni di vita dai tratti comici o surreali. Le due parti della pièce possono essere riassunte in due domande: Cosa può succedere a una veglia funebre se nasce un malinteso su chi sia veramente morto? Quale sarà il risultato dell’interazione di personaggi che dichiarano sentimenti e pensieri, chiari solo a loro stessi? Le risposte sorprendenti e divertenti le avrete con noi, a teatro!
Martedì 27 giugno, Nader Allam, Massimo Bucci, Anna Checchi, Cristina D’Andrea, Paolo D’Uffizi, Maria Frangella, Cristina Graziosi, Cristina Luccioli, Silvia Marone, Paolo Sestini, Massimiliano Tumino e Paola Vandelli calcheranno il palco del TBM con “Good morning Gullen!” di Alioscia Viccaro, la quale cura anche la regia dello spettacolo. Il Corso Avanzato 2022/2023 si è confrontato quest’anno con uno tra i più grandi drammaturghi del 900, F. Durrenmatt. Dal lavoro di recitazione è nato uno spettacolo che ha un forte nesso con l’attualità: alla stazione di una piccola città impoverita e decadente, le più alte cariche, civili e religiose, e la popolazione aspettano con trepidazione l’arrivo di una donna ricchissima, una compaesana andata via anni prima. Ognuno spera che la generosità della signora possa cambiare la loro vita e quella della città dove vivono, in una sorta di miracolo laico. Ma anche i miracoli non sono gratis; tutti i cittadini saranno impegnati a confrontarsi con una scelta difficile, quasi impossibile. Per arricchire la commedia sono inserite nello spettacolo delle scene cantate e coreografate ad hoc (musiche di Marco Abbondanzieri) che alludono alla struttura degli spettacoli di B. Brecht. Questa modalità è stata scelta sia per dare al racconto maggiore efficacia e spessore emotivo, sia per implementare il lavoro degli allievi che vogliono confrontarsi con un’ulteriore fase di crescita e completamento del percorso di recitazione avviato ormai 4 anni fa. Musiche Marco Abbondanzieri; Testo delle canzoni Alioscia Viccaro; Assistente alla regia Azzurra Ali.
La sera di mercoledì 28 giugno sul palco del TBM si esibirà la nota attrice Paola Minaccioni in un monologo sorprendente: “Una bellissima serata”, Stefano Francioni Produzioni. Tutti i personaggi di Paola Minaccioni nati in tv, al cinema o alla Radio, arrivano sul palco per offrire uno spaccato dei nostri tempi, una surreale sequenza di caratteri che incarnano i dubbi, le paure e le nevrosi del momento. “Una bellissima serata” è uno spettacolo fuori dagli schemi che ci invita a riflettere su noi stessi e a interpretare l’assurdità della società in cui viviamo. Razzisti inconsapevoli, improbabili assistenti telefoniche, raffinate poetesse, inappuntabili manager, fino ad arrivare alle sue imitazioni: da Giorgia Meloni a Loredana Bertè a Sabrina Ferilli: un flusso di coscienza leggero e irriverente con cui l’attrice ci conduce in un universo comico e paradossale. Paola Minaccioni si nasconde e allo stesso tempo si rivela dietro le sue incredibili maschere, melodico contrappunto a un’esperienza teatrale unica.
“Robe dell’altro mondo – racconto di un’invasione aliena” produzione Carrozzeria Orfeo e Le Canaglie, è invece in programma giovedì 29 e venerdì 30 giugno. Gabriele Di Luca scrive un testo originale e moderno e cura la regia coadiuvato da Massimiliano Setti. Federico Bassi, Sebastiano Bronzato, Massimiliano Setti e Giacomo Trivellini sono i protagonisti di questa pièce che viene riproposta a dieci anni di distanza da Carrozzeria Orfeo. Uno dei suoi spettacoli più visionari e surreali, dunque viene messo in scena in una nuova versione che si muove sul confine tra Teatro e Performance, grazie alle musiche elettroniche “assemblate” dal vivo e le sorprendenti animazioni realizzate in diretta. In un mondo incrinato da una profonda crisi economica, sociale e umana, l'unica speranza di salvezza sembra essere rappresentata dagli Alieni, da qualche tempo scesi sulla terra per aiutarci a risolvere i nostri problemi più gravi. Lo spettacolo originale, nato nel 2012 e oggi a nostro avviso più attuale che mai, si sviluppa intorno al tema delle Paure Metropolitane, ovvero l’insieme delle fobie e delle tensioni sociali che innegabilmente caratterizzano e condizionano la nostra quotidianità. Pregiudizio, intolleranza, sospetto, insicurezza, solitudine, censura e terrorismo ideologico come elementi che costantemente influenzano un tessuto sociale sempre più fragile e disarmato. Ed ecco la storia: in un mondo incrinato da una profonda crisi economica, sociale e umana, dove ogni via d’uscita sembra ormai perduta, l’unica speranza di salvezza sembra essere rappresentata dagli Alieni, da qualche tempo scesi sulla terra per aiutarci a risolvere i nostri problemi più gravi. Inizialmente percepiti come un miracolo, vengono quasi immediatamente demonizzati, strumentalizzati e, infine, perseguitati da chi detiene il potere ed è privo di qualsivoglia interesse al cambiamento. I notiziari in sottofondo accompagnano la trama raccontando le contraddizioni e le distorsioni del nostro tempo, specchio di una società ridicola e invasiva, nella quale il fatto diventa notizia, la notizia pettegolezzo, il pettegolezzo verità. Voci reporter Alessandro Tedeschi e Valentina Picello; Illustrazioni, grafica e animazioni Federico Bassi e Giacomo Trivellini; Musiche originali Massimiliano Setti; Luci e tecnica Giovanni Berti.
“Robe dell’altro mondo” (Foto di Alessio Capra) | La nuova versione live: La contaminazione tra la drammaturgia originale dello spettacolo (per l’occasione completamente riadattata) e il linguaggio dell’illustrazione, permettono di sviluppare ed evocare i personaggi della storia spingendo il reale fino al paradosso del grottesco, per contaminare e confondere differenti piani narrativi. La costruzione, quindi, di un immaginario drammaturgico e di un insieme di atmosfere visive e musicali, che, pur non rinunciando alla volontà di raccontare il contemporaneo, provano ad indagarlo e ad arricchirlo attraverso la fusione di mondi reali e mondi fantastici, con l’intento di rendere impercepibile il confine che li separa. La nuova versione di “Robe dell’altro Mondo” vede in scena Massimiliano Setti che “assembla” musiche elettroniche dal vivo e interpreta i diversi personaggi della storia, insieme all’attore e musicista Sebastiano Bronzato; con loro anche Federico Bassi e Giacomo Trivellini, che disegnano illustrazioni in diretta e danno vita a sorprendenti animazioni, grazie ad una telecamera che cattura le creazioni e le proietta su uno schermo.
Con il sostegno di Fondazione Comunità Mantovana per il Bando Emblematici Minori di Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto 4D Teatro
Nel fine settimana, sabato 1° e domenica 2 luglio, Marco Falaguasta sarà l’unico protagonista di “Non ci facciamo riconoscere”, produzione Nicola Canonico per la Good Mood, scritto insieme ad Alessandro Mancini. Cosa significasse esattamente questa frase che i genitori degli anni 70, 80 e 90 ritenevano buona per tutte le circostanze nelle quali bisognasse richiamare i figli ad un comportamento comunque diverso, è rimasto un mistero! Però questa frase risuona ancora nelle orecchie di tutti quelli che, come me, sono nati o cresciuti in quegli anni. Gli anni di piombo, gli anni della legge sul divorzio, sull’aborto, gli anni del sequestro Moro, ma anche del boom economico, dell’Italia campione del Mondo in Spagna. Gli anni della Panda 30 con il finestrino abbassato e l’autoradio che suonava i Depeche Mood, i Duran Duran, gli Spandau Ballet e“Boys” di una dirompente Sabrina Salerno che metteva d’accordo tutti. Anni ai quali la mia generazione guarda sempre con nostalgia. Certo eravamo giovani e spensierati, ma siamo proprio sicuri che non farsi riconoscere sia stato un vantaggio o forse, in qualche circostanza, avremmo potuto alzare la voce e … farci riconoscere? Proviamo a rispondere insieme a questa domanda passando attraverso quello che siamo stati, per vedere come siamo diventati noi che le domande le facevamo ai cugini più grandi, allo zio più moderno e non avevamo né Alexa, né Google. Come spieghiamo tutto ciò ai nostri figli ai quali non possiamo più raccontare che con “certe pratiche” si diventa ciechi? Cosa significasse esattamente questa frase che i genitori degli anni ‘70, ‘80 e ‘90 ritenevano buona per tutte le circostanze nelle quali bisognasse richiamare i figli, è rimasto un mistero! Certo eravamo giovani e spensierati, ma siamo proprio sicuri che non farsi riconoscere sia stato un vantaggio? O forse, in qualche circostanza, avremmo potuto alzare la voce? Proviamo a rispondere insieme per vedere come siamo diventati noi che le domande le facevamo ai cugini più grandi e non avevamo né Alexa, né Google.