Metaverso, identità virtuale e privacy sono al centro dei nove episodi di un minuto.
Da quando il cellulare è diventato lo strumento principale non solo di lavoro, ma anche di evasione, i creatori di contenuti si sono scatenati. Si è scatenato anche Matteo Tosi, attore e sceneggiatore, che ha creato una serie digitale, con caratteristiche e formattazione adatte alle piattaforme social. La serie Luke. My virtual self, grazie alla brevità degli episodi, della durata di un minuto, e al loro formato verticale, è perfetta per catturare l'attenzione di tutti coloro che fruiscono dei social media comodamente da smartphone, anche nei ritagli di tempo.
Tosi decide di ambientare la serie nel metaverso, e la vicenda inizia quando Andrea, un Broker finanziario, una sera riceve una telefonata’inaspettata. Identità digitale virtuale e privacy sono al centro dei nove episodi, preceduti da un’anteprima, scritti dallo stesso Tosi e Enrico Saletti, e realizzati grazie alla collaborazione amichevole di talenti e professionalità che hanno sposato l'idea e che operano per lo più in Polesine, dove Luke. My virtual self è stata girata.
Le riprese e l'editing sono del filmmaker Marco Samiolo, la fotografia di Riccardo Ruggiero, le musiche del maestro Paolo Zambelli, mentre la post produzione del suono è stata curata da Leonardo Lazzarin in arte Doub7e. Stella Luciani e Pama Parrucchieri hanno curato trucco e capelli, mentre il personaggio di Luke è stato vestito dal brand Splash di Carlo Maria Spadon. Le riprese sono state fatte presso lo stabilimento di Antonio Signorin e gli studi di Rovigo Fotografia.
"È una piccola produzione – dice Tosi - che permette di mostrare le potenzialità di progetti destinati ai social nel settore dell'intrattenimento audiovisivo, consentendo agli autori di produrre contenuti di qualità a costi ridotti". In Cina le "portrait" serie sono già un successo, tanto che il colosso tiktok ha istituto un premio al Festival del Cinema di Cannes per film brevi in formato verticale.