L’intervista
“Fuori” penso sia il pezzo più bello del disco, soprattutto per quello che dici… Un inno alla vita e a chi non se la gode…giusto?
Bravissimo. Hai centrato in pieno il significato del pezzo ed è una cosa per niente scontata. E’ un album in cui parlo molto di me, l’ho intitolato TALE E QUALE proprio per questo, sono canzoni superpersonali. Per quanto riguarda i testi, ho un segreto: raccontare solo cose reali e sincere (escluso, ovviamente, LA PROF che ha uno story-telling molto romanzato, è una sorta di Pulp Fiction reggae-latin). Anche in FUORI parlo dei miei punti di vista, dei mei gusti, delle mie finalità, del mio modo di stare al mondo.
Sei veramente fuori luogo, fuori di testa, fuori ovunque come anticipa la bellissima e ironica introduzione al disco?
Spesso, quando una persona ha un comportamento che fugge dallo standard, quando una persona si distingue dalla banalità della massa e non bela nel gregge, gli viene detto “sei fuori”. A me lo hanno detto spessissimo e l’ho sempre trovato un gran complimento. Voglio stare con le persone “fuori”, ben distante da quelle “chiuse” dentro la mediocrità.
Qual è il pezzo secondo te più riuscito?
Su 12 pezzi penso che il migliore sia il tredicesimo, perché sono sempre con un piede rivolto verso il futuro. Quindi il migliore sarà quello che devo ancora scrivere e produrre. Ovviamente scherzo (ma non troppo). Mi piacciono tutti, sono molto soddisfatto. Con il mio team di produzione MEDA SOUND, prima di iniziare abbiamo fatto una scelta drastica: puntare alla qualità. Negli ultimi anni è uscita un sacco di musica di merda in Italia, e non è una critica, i gusti sono gusti, ma è un dato oggettivo. Trovo che l’atto doveroso di chi fa musica in questo periodo storico sia la rivalutazione della qualità. La qualità va oltre i gusti e le mode del momento. Un disco può anche non piacere, ma quando è fatto bene è fatto bene.
E quello a cui sei più affezionato?
Naaaa, è impossibile sceglierne uno solo. Li amo tutti. Questo album è pieno di sapori diversi, sentimenti diversi. C’è il freddo, c’è il caldo, c’è il gelo e c’è l’equatore. E’ un album complesso nel senso buono del termine, proprio come un complesso musicale che ha tanti strumenti diversissimi tra loro.
Un sacco di gente che ha collaborato a questo disco… Come fai a gestire tutta questa gente per le registrazioni?
In realtà è nato tutto in modo estremamente spontaneo e rapido. Scrivo sempre in modo veloce sia la musica che i testi ed anche nel fare le produzioni sono ampiamente pronto e scattante. Ho una sorta di entusiasta ispirazione costante. Invece, la fase in cui ci siamo dedicati con tutto il tempo necessario senza limiti e con cura maniacale, è stata quella del mixaggio. Io e il mio team, sul mixaggio e su come deve “suonare” un pezzo, siamo veramente ossessivi fino allo sfinimento. Per quanto riguarda la gestione dei vari ospiti, sono professionalmente abituato ad ogni tipo di sbattimento, com’è professionalmente giusto che sia.
In base a che principio scegli le collaborazioni?
Da sempre scelgo di collaborare con artisti che mi piacciono con la fortuna di piacere a loro.