FLAVIO PARENTI, DAL PARADISO ALLE PAGINE DI UN LIBRO. L'INTERVISTA


Cosa voleva fare da grande? Costruttore di robot e Direttore d’Orchestra 

Perché non ha realizzato il suo sogno? In parte l’ho realizzato perché ho fondato una società di videogiochi, non di robotica ma il campo è quello! 

Fare il regista piuttosto che dirigere spettacoli teatrali, film, serie o scrivere libri non è molto distante. Non sono andato molto lontano dai miei desideri.

A proposito di libri so che ne ha uno che uscirà a giugno… Farò un’uscita puramente digitale, poi verso settembre farò una presentazione fisica. Il mio obiettivo è riuscire a pubblicare sia il cartaceo che l’ebook online. Il libro è disponibile in tutte e due i modi. La vendita avviene online e non in libreria. Non ho una casa editrice ma pubblico da solo. Ho molta stima delle case editrici, è molto facile collaborare con loro perché potrei fare leva sulla dimensione d’attore. È anche appetibile per la casa editrice pubblicarmi per questo motivo. Devo dire anche che mi sono affacciato all’editoria un anno e mezzo fa. Ho scoperto come funziona la casa editrice e anche quali sono i proventi che uno ha legato ad un libro. Ho scoperto ciò che è uno dei misteri più complessi e più rari nel quale eccellere. C’è l’origine della creatività, c’è la fantasia, c’è la base di tutte le industrie che sono successive come il cinema, la tv e tutte si basano sui libri. È un oggetto prezioso quanto il Graal. Ho scoperto che chi scrive è trattato a pesci in faccia perché guadagna pochissimo sui proventi del suo libro, è sostanzialmente al 99% una sua produzione intellettuale. Constatata questa realtà triste nei confronti del poeta o scrittore che ha uno spesso background imprenditoriale perché ha fondato varie società, tra cui una che è un grande successo internazionale (la società di videogiochi di cui parlavo prima). Ho una base di conoscenza imprenditoriale, ho pensato di rimboccarmi le maniche e vediamo dove arrivo. 

Mi occupo io di tutto, dal marketing a qualsiasi aspetto della vendita del libro perché richiede tanto lavoro da parte mia e dei miei collaboratori e almeno riesco a guadagnare qualcosa sul libro venduto. Non lo faccio per soldi ma ho una passione per la scrittura. È un lavoro che richiede dai 12 ai 24 mesi di puro impegno intellettuale di una intensità rara. È come andare in miniera con il cervello e con l’anima. È un lavoro faticoso, difficile che merita di essere valorizzato anche a livello economico, altrimenti non è corretto. Mi prendo la responsabilità di venderlo io e di riuscire a farlo diventare qualcosa che ne valga la pena anche da quel punto di vista perché è importante. 

Saprà che le case editrici quando le pubblicano un libro hanno anche dei “costi”. Fa bene a pubblicarlo da solo. Dipende da uno come lavora. Mettiamo che mi avvicini una grande casa editrice, mi danno un anticipo poi loro prendono i diritti sul libro e poi lo vendono. Se vendono più dell’anticipo che ti hanno dato, tu cominci a prendere qualcosa sulle vendite successive ma non prendi niente perché devono ricoprire il loro anticipo. Il problema è che non hai nessun controllo sul marketing del tuo libro perché lo fa la casa editrice e se il libro non vende bene nel primo mese, il libro viene abbandonato perché giustamente ne hanno altri di cui preoccuparsi. Puoi continuare a modificare il libro per cercare di capire cosa non funziona, puoi provare a migliorarlo. Invece quando ti affidi ad una casa editrice puoi soltanto affidarti al successo della casa editrice ma non al tuo. Il guadagno successivo se il libro vende abbastanza da recuperare l’anticipo che la casa editrice ha dato all’autore, le percentuali di guadagno che l’autore prende successivamente sono misere in relazione all’importanza del suo lavoro sul libro. Non è corretto che colui che abbia realizzato il libo prenda così poco.

È vero ma nessuno lo dice. Non mi interessa io lo dico. 

Dopo il liceo francese, ha scelto la scuola del teatro Stabile di Genova. Aveva già l’intenzione di fare l’attore? Ci sono finito per caso…. Avevo 19 anni e facevo informatica. Sono stato fortunato perché mi veniva facile recitare e quindi ho continuato. Ho fatto molte pubblicità perché è un modo per arrotondare. All’inizio è un mestiere difficile, bisogna accettare un po' tutto ciò che capita sotto tiro. 

Lei ha debuttato con “Madre Coraggio e i suoi figli” di Bertolt Brecht. Non era un testo facilissimo quindi lei è bravissimo anche a teatro. Finita la formazione ho iniziato a lavorare all’ interno del teatro dove mi sono formato per sei o sette anni. 

Tra teatro, cinema o televisione cosa sceglierebbe? La televisione perché è il linguaggio del cinema con la stabilità del teatro che ha una varietà di lavori. Il teatro è molto stanziale, faticoso e bisogna avere una grande passione per continuare a farlo. Paragonandolo al cinema e alla televisione è sicuramente più povero. 

Nel “Paradiso delle Signore” veste i panni di Tancredi di Sant’Erasmo. Cosa ha portato di suo nel personaggio? Una certa dolcezza pure essendo un manipolatore con una dimensione molto cupa ma alla fine è dolce e ha una sua fragilità. 

Lei descrive Tancredi come un personaggio dai mille strati come la Millefoglie, più togli strati e più ne trovi di nuovi, mille strati come una cipolla. Come qualifica Tancredi? Lui è un uomo che ha avuto una vita difficile. Ha imparato molto presto la durezza della vita. Non ha avuto il tempo di sviluppare una sicurezza in sé stesso ed è latente e prende la forma di manipolazione. 

Qual è il pubblico della fiction? Ha un bel livello culturale. E’ una soap di cultura e piace tantissimo alle persone che hanno gli strumenti per vedere anche altri livelli che vengono affrontati nella soap. 

Vengono rispettati anche i fatti di cronaca com’è successo per la tragedia del Vajont. Ed è tutto vero. 

Ha altri progetti? Tanti. Adesso sto girando una fiction in tv su Margherita Hack “Margherita delle stelle”, interpretando Aldo il marito. Ho girato una serie, “La lunga notte” sulla caduta del fascismo. Dal Gran Consiglio in poi. Una specie “The Crown” all’italiana diretta da Giacomo Campiotti che non so quando uscirà. 

Il 16 giugno pubblicherà il libro? Si, “La Divina Avventura”. 

Che cos’è il diario d’artista? È un'altra mia creatura. Li puoi anche ascoltare, è un audio blog. Articoli scritti che vengono anche letti dall’autore. È una forma ibrida che ha un suo perché. Permette di cogliere nella voce di chi scrivi le sfumature che non sono visibili. Ci sono tutti i miei articoli in ordine cronologico. Rubano poco tempo. Vado alla ricerca della creatività e di tutto ciò che la circonda. Solo chi scrive il libro può capire quanto è faticoso e quanta discipline richiede scriverlo. 

Che metodo hai per scrivere? Scrivo la mattina, ho varie fasi. La prima è di ricerca, scegliere il tema, di cosa si vuole scrivere, i personaggi. Non c’è un orario. Quando comincio a prendere le pagine bianche e metto su carta le idee. Non è ancora il canovaccio. È una sinossi. Di che colori e ambientazione stiamo parlando. Non ha ancora un orario. Per me la mattinata è più piacevole, tra le 9.00 e 12.00. Ogni blocco narrativo è supportato da cinque movimenti che raccolgono sempre l’arco di una storia e comincio a definire questi elementi all’ interno della storia e poi scrivo il libro. 

Elisabetta Ruffolo 

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top