Proscenio, Giuseppe Oppesidano e "La ricerca del perché siamo qui". L'intervista di Fattitaliani


Al Teatro Tordinona di Roma dall'8 al 12 marzo sarà in scena “Confessione senza assoluzione” di Giuseppe Oppesidano, con protagonista lo stesso regista e autore con Maurizia Grossi. Oppedisano tesse una drammaturgia complessa che prende spunto dall’attualità. All’interno della narrazione si sviluppano e si intrecciano conflitti e difficoltà nella comunicazione, tra momenti dolorosi, ironici e ferite profonde da guarire. Fattitaliani ha intervistato l'autore e regista per la rubrica Proscenio.

In che cosa "Confessione senza assoluzione" si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Rispetto ai miei due precedenti testi (The date e Silenzio Assordante) indaga più in profondità l’animo umano e si aggiunge il tema legato allo stigma della salute mentale e della incomunicabilità fra gli esseri umani. Dove c’è amore c’è anche dolore.

Quale linea di continuità, invece, porta avanti?

La ricerca del perché siamo qui.

Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...

Alle scuole medie, avevo 11 anni e in Calabria, dove sono nato, dopo una commediola teatrale organizzata da un gruppo di giovani che si dilettavano amatorialmente, finito lo spettacolo venni osannato come il Santo patrono del paesino e portato letteralmente a spalle per lo stesso, probabilmente ero piaciuto.

Con gli anni l’idea di mettermi in gioco non  mi ha mai abbandonato. Ma come dico anche nello spettacolo “il talento senza lo studio è come un diamante grezzo che non raggiungerà mail del tutto il suo splendore”.

Quando si scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?

No.

In questo ha subito pensato a sé stesso?

Sì, mi piaceva esplorare, come interprete, le zone più sensibili, profonde, difficili, veda lei come definirle, dell’animo umano. Il “male oscuro” è qualcosa che si sente ma non si vede, ammenoché non diveniamo pazzi.

È successo anche che un incontro casuale abbia messo in moto l'ispirazione e la scrittura?

Sì, ma non proprio casuale. Un paziente di una delle comunità terapeutiche nella quale da più di quindici anni tengo un laboratorio di teatro (terapia). L’amico Andrea, che cito anche nello spettacolo e che soffriva di allucinazioni uditive. Ora ha finito il suo percorso in comunità, convive, fino ad ora bene, con le sue voci e vive una vita, come tutti noi, apparentemente tranquilla.

Firmare la regia di un proprio spettacolo potrebbe presentare anche dei limiti?

No, se si hanno le idee chiare. Come già detto in un’altra intervista; trovare la verità scenica non è mai scontato e per niente facile, ma quando ciò avviene mi si ferma il respiro. Ho una necessità fisica e mentale di fare tantissime prove perché solo li si creano e si formano le emozioni che rendono le parole piene di vita (troppo spesso vuote dopo averle imparate a memoria con lo stesso tono, o facendo finta di…). Per me il fare finta di equivale a recitare, a raccontare le emozioni, preferisco interpretare (immedesimarmi, sentire). Non accontentandomi di una superficiale esplorazione logica ed emotiva del testo, o peggio di una lunga estenuante lettura a tavolino dove si dice tutto e nulla, a volte, capisco, di essere insopportabile. Amo l’azione intesa come dramma che si compie e quindi l’improvvisazione e la ricerca emotiva più che la ricerca di toni. Per me un attore non deve essere (solo) bravo, ma credibile.

D'accordo con la seguente affermazione di Beppe Severgnini “Chi scrive deve ricordare sempre: tutto quello che non è indispensabile, è DANNOSO. Non irrilevante, o inutile. Proprio dannoso, nocivo, controproducente.” ?

Si, anche se io non mi ritengo uno scrittore, nei pochi casi in cui ho scritto per il teatro, ho solo prestato la mia immaginazione alle parole, rendendo visibile l’invisibile.

Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...

Ama tutti, credi a pochi e non far del male a nessuno, credo fosse di Shakespeare.


Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?

Gli attori del passato, purtroppo, resteranno nel passato, sono sempre alla ricerca di bravissimi attori del presente, ma non avendo, al momento, risorse produttive che mi permettano di realizzare i tanti spettacoli che ho in testa; spero tanto che, questi attori bravissimi ma sconosciuti al grande pubblico, possano emergere e avere il successo che meritano, anche se sono un po' pessimista, visto che per le nostre logiche produttive (stupide, miopi e per niente amanti dell’Arte) forse non saranno mai apprezzati, i parametri di scelta sono ben altri. Domanda: Quali e quanti sono gli attori che lei vede nelle produzioni con un po' di soldi? Per non parlare del cinema o della fiction...? Risposta: sempre gli stessi. Le pause di riflessione hanno sempre giovato, ma bisogna essere in grado di riflettere….

La migliore critica che vorrebbe ricevere?

Quella che verrà.

La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?

Idem

Dopo la visione dello spettacolo, che cosa Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?

Considerando che il teatro è finzione, non ne aggiungerei altra, quindi solo emozioni e verità scenica.
C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé l'essenza e il significato di "Confessione senza assoluzione"?

La scena in cui si da la definizione di psicanalisi: la psicanalisi a differenza della confessione religiosa non ha assoluzione, per tanto non è altro che una “confessione senza assoluzione”. Giovanni Zambito.


LO SPETTACOLO

È una disputa tra Io, Es e Super Io. Quasi una lotta tra due individui che si incontrano da giovani e si rivedono in tarda età per trovare risposte a un evento accaduto ai tempi del Conservatorio dove studiavano e si sono conosciuti. Un confronto tra due anime con diverse visioni dell’esistenza, che intendono riscoprire la propria strada e ricostruire la loro Anima.

La disputa tra IO, ES e Super IO, ai quali i sentimenti non possono sfuggire. Due individui alla ricerca di sé stessi, una storia costellata di momenti tragici, ironici e ferite profonde. Una talentuosa violinista abbandonata dal padre in tenera età, al conservatorio si innamora morbosamente di un suo collega di studio. La storia fra i due sembra proseguire bene, malgrado le loro diversità caratteriali e comportamentali, ma, dopo un litigio Virginia si autoconvince di essere stata picchiata e abusata. Lo denuncia alla polizia e le loro vite si dividono. Il confronto dopo più di ventidue anni è a dir poco vertiginoso. Due anime con due diverse visioni della vita e del mondo alla ricerca dei loro “perché”. La parte cosciente e logica sembra appagata, ma non ha fatto i conti con quella inconscia nella quale la linearità razionale non ha nessun senso. “…non è l’amore a renderci pazzi ma il non sentirsi amati.”


Confessione senza assoluzione

Regia e drammaturgia Giuseppe Oppedisano

con Maurizia Grossi e Giuseppe Oppedisano (personaggi Virginia, Paolo)

Aiuto regia: Giorgia Piracci

Assistenti: Ivan Calamia e Cristina Barbagallo

Tecnico luci: Dario de Francesco

Scena: Giorgia Piracci e Laura Camia

Costumi e foto di scena: Laura Camia

Grafica: Flavio Pomaro

Teatro Tordinona

Via degli Acquasparta, 16 -

dall'8 al 12 marzo

Biglietti: intero13 €; ridotto10 €; tessera 3€

Info e prenotazioni: 06.7004932

tordinonateatro1@gmail.com

Fattitaliani

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