Intervista a Giovanna Fracassi, l'autrice che ama esplorare: Sofia è il mio alter ego



di Laura Gorini

Si intitola “Lettere a Sofia”, il nuovo piccolo grande capolavoro letterario di Giovanna Fracassi. Un'opera decisamente molto particolare e romantica nel senso più etimologico del termine. Di questo e di molto altro ancora ci ha parlato la sua splendida autrice.

Giovanna, hai all'attivo numerosissime pubblicazioni e di vario genere. E ora hai pubblicato un testo molto particolare. Com'è nata l'idea di un epistolario?

Ho scritto moltissime poesie e molti racconti brevi, poi ho voluto cimentarmi nello scrivere testi per bambini e per ragazzi. Sono così nate le filastrocche, le favole, le fiabe e alcuni racconti per lettori adolescenti. Questo dimostra il mio desiderio di non limitarmi ad un solo genere e la mia voglia di esplorare altri forme di scrittura. L’idea di un epistolario è nata da questa mia “esplorazione” e da questa mia ricerca di un’ulteriore modalità espressiva nella mia scrittura.

Da tempo non si scrivono più lettere e non si spediscono nemmeno le classiche cartoline durante le vacanze estive. Tutta colpa dei Social e di Internet?

Credo che i Social e Internet abbiano un doppio ruolo. E’ vero che consentono una rapidità di comunicazione, scritta, verbale e visiva rispondenti al tipo di vita e di attività che la maggior parte di noi svolge, ma d’altro canto ci forniscono molte occasioni per scrivere testi più o meno elaborati, con contenuti essenziali o più complessi. Scrivere una e-mail personale è equivalente a scrivere una lettera a mano: ritengo che l’impegno, la riflessione, la rilettura, la correzione di ciò che si invia siano sostanzialmente gli stessi che si adottano scrivendo a mano. La differenza ovviamente sta nelle caratteristiche di chi scrive e di chi risponde, nell’intenzionalità, negli scopo per cui si scrive.

Eppure, anche se diciamo che non scriviamo più a mano, sosteniamo il falso. Forse lo facciamo di meno, ma questo non significa che non lo facciamo in linea generale. Basta pensare a quando prendiamo un appunto. Ci vergogniamo forse di ammettere che amiamo ancora scrivere alla vecchia maniera?

Non credo che si debba parlare di vergogna in questo caso. Per quale motivo?

Affidare alla carta un nostro pensiero, un’emozione, fissare un ricordo, un’esperienza, appuntare un’informazione penso sia un atto molto intimo, personale e anche affettivamente importante. Ciò che scriviamo in questo modo è destinato a durare, chi lo dovesse leggere, anche a distanza di tempo, magari trovandolo fra le pagine di un libro o sul fondo di un cassetto ritroverà la nostra calligrafia, il nostro stile, forse addirittura un vago sentore del nostro profumo, in una parola un po’ di noi. Tutto questo non lo possiamo percepire da un messaggio al cellulare o da una e-mail. 

E tu, quando ti accingi a scrivere un racconto e/o una poesia, lo fai ancora così o lo batti immediatamente al computer?

Dipende dalla situazione, dal momento. Spesso una poesia o l’idea per un racconto sgorgano improvvisamente e allora devo scriverle nel mio quaderno. Non ho l’abitudine di portare con me il computer e spesso sono in viaggio o comunque fuori casa. E’ molto più immediato scrivere a mano e poi, a tempo debito approfondire, riordinare, ampliare, collegare quanto ho voluto fissare. Questa seconda parte è quasi sempre svolta al computer.


Il fatto di essere anche una poetessa ti ha aiutato a entrare meglio nelle menti e nei cuori dei tuoi vari personaggi?

Sicuramente la poesia è stata la mia prima forma espressiva e ha affinato la mia capacità introspettiva e di osservazione in quel moto circolare che connota la mia poetica per cui parto da un elemento esterno ( un paesaggio, un animale, un quadro, una musica…) per riflettere sui temi a me cari calati  in una dimensione spazio-temporale, per poi riprendere, alla fine della poesia, l’immagine o la situazione iniziale. La poesia contiene sempre dei messaggi universali che trovano eco nell’anima e nel sentire di ciascun uomo pertanto scrivere poesie significa anche immedesimarsi in altre vite, sentire come proprie emozioni, sentimenti, angosce, inquietudini altrui. Direi che è un’ottima “palestra” non solo di scrittura ma anche di conoscenza e di comprensione dell’essere umano, quindi propedeutica alla creazione dei personaggi di un racconto.

Se dovessi sceglierne uno, sia tra quelli nati dalla tua fervida penna che da altri autori, per rappresentare la donna che sei oggi, quale sceglieresti e perché?

Sicuramente Sofia, la destinataria delle lettere filosofiche contenute nel mio ultimo libro ‘ Lettere a Sofia’, perché Sofia è il mio alter ego,. O ancora è il personaggio che mi consente di scrivere e spiegare le mie riflessioni sui grandi temi esistenziali  che mi appassionano da sempre, fin dai tempi della mia laurea in filosofia, e sul mio stesso percorso di vita in quanto donna. In queste lettere vi è espressa una gran parte della mia filosofia di vita. Sofia è colei che con le sue domande esplicite e implicite, mi sprona a sondare la mia interiorità, a portare alla luce esperienze, ricordi, sofferenze del mio passato ma anche gioie, entusiasmi, speranze, così come riflessioni, interrogativi esistenziali indagati con le mie letture, i miei studi e i miei stessi scritti. 

Fattitaliani

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