di Francesca Ghezzani
Pubblicato da Les Flaneurs
Edizioni, con la prefazione di Marina Pierri e la copertina realizzata da
Alessandro Arrigo, “Se devo essere una
mela” è il nuovo libro della scrittrice Emma Saponaro.
Il romanzo racconta in chiave ironica e divertente il percorso di liberazione di una giovane donna da un matrimonio rivelatosi solo una macchina capace di stritolare ogni possibilità di crescita personale.
Emma, in che modo Rebecca, la protagonista, è venuta a bussarti
affinché tu le dessi vita?
Rebecca ha preso vita per dare
voce alle tante storie che mi sono state raccontate da donne. Donne scontente o
infelici o irrealizzate o in crisi matrimoniale. Non so perché ma ispiro
fiducia e mi è capitato di ascoltare storie di “sopportazione coniugale” alla
fermata dei bus o nella sala d’attesa di uno studio medico, addirittura in un
parcheggio. Ovviamente mi sta molto a cuore il tema della condizione femminile.
Ho letto tanta letteratura mediorientale e letteratura in cui la condizione
femminile è molto presente, e questo ha segnato la mia scrittura in generale.
Rebecca, quindi, è nata perché ha trovato terreno fertile sul quale poter
attecchire e svilupparsi.
Nell’augurarmi di non averti fatto una domanda che potrebbe risultare
spinosa… troviamo qualcosa di autobiografico in questa storia?
Da una parte posso dirti che non
è importante se una storia sia autobiografica o no, l’importante è ciò che
racconta e le emozioni che trasmette e quindi è inutile chiederselo. Dall’altra
ti rispondo che ogni vita vissuta contiene una infinità di materiale dal quale
attingere per prendere spunto e divertirsi a inventare o ricordare. Sono stata
abbastanza chiara?
È stata una stesura più volte cesellata o è stato, invece, un flusso di
scrittura avvenuto di getto?
La prima stesura scorre velocemente, in genere. Naturalmente questo libro
ha richiesto parecchio studio per poter inserire pensieri filosofici nel
contesto adatto e con il ritmo giusto per non cadere nel didascalico. È stato
impegnativo e le stesure sono state almeno quattro.
Se devo essere una mela deve
il titolo alla celebre metafora di Platone.
L'idea dei filosofi reincarnati che sono idraulici, fruttivendoli,
informatici come ti è balzata alla mente?
Sinceramente non so neanche io come. La filosofia, come la psicologia, è
una mia grande passione. Sono convinta che la filosofia aiuti ad ascoltare e
comprendere il pensiero altrui e per farlo bisogna accantonare il proprio ego.
Ho preso spunto da questo per far crescere la mia personaggia, osteggiata dall’incomprensione del marito. E lei
ricorre proprio alla filosofia per potersi interrogare, capire e agire.
Al di là della chiave comica, il romanzo parla di temi molto seri. Quale messaggio vorresti che arrivasse a chi ti legge?
Anche la chiave comica è arrivata spontanea, perché credo che nella sua
sintesi sia la migliore risposta a una problematica a volte seria a volte
drammatica e serva a esorcizzarla. Le riflessioni dolorose vengono accolte più
volentieri se veicolate dall’ironia o dalla comicità. Il messaggio sotteso è
che l’amore è una cosa seria e impegnativa e soprattutto che nessuno deve
dipendere da nessuno e che nella coppia ognuno deve proporsi nella propria
completezza e non essere complementare all’altro o all’altra. Rebecca direbbe
che siamo tutte mele intere anche se non lo sappiamo.
Pensi, in chiusura, che parallelamente all’evoluzione della “tua”
Rebecca sia avvenuta anche una crescita di Emma come donna e scrittrice?
Bella domanda. Come donna, non
credo proprio che io sia cresciuta ora, per il fatto che se non fossi già
cresciuta non avrei mai potuto scrivere questa storia. Come scrittrice invece
sicuramente sì, mi ha dato molto. Sai che mentre si scrive si impara molto?
Dalle ricerche, dai dubbi, dalle riflessioni. Tra l’altro, ogni romanzo che si
scrive aggiunge sicurezza e potenza.