di Laura Gorini
Per me la lettura è come ossigeno, ti aiuta nel
“respiro della vita”.
Chiara Albertini parteciperà a Casa Sanremo Writers 2023 e la farà con l'opera Vento Dall'Est pubblicata da Rizzoli e appartenente alla collana digitale Youfill. Ecco come sta vivendo l'attesa l'autrice.
Chiara, come ti stai preparando per la tua
avventura sanremese?
Casa Sanremo Writers fino a poco tempo fa era un format a me del tutto sconosciuto. Per cui, la sorpresa di essere stata coinvolta in questa esperienza ricca e stimolante è stata, ed è tuttora, molto grande, e vivo l’attesa di questo evento culturale con entusiasmo e curiosità costanti, senza pretese né aspettative. Ciò che mi sta accadendo da tempo lo vivo con semplice naturalezza, rapportandomi a questa esperienza in modo spontaneo, come sono solita fare quando qualcosa mi riguarda da vicino. Non nutro ansie o paure particolari, ma provo una serenità di fondo e molta gratitudine. Al di là di tutto, soltanto quando sarò presente a Casa Sanremo potrò comprendere e vivere fino in fondo tutti i pensieri e le emozioni che mi investiranno.
Fino a qualche anno fa il Festival era legato solo
alla Musica e allo Spettacolo in generale. Ora anche alla Letteratura e ai
libri. Come vedi questo cambio di rotta in eventi collaterali?
Ma ben venga la condivisione di differenti mondi artistici! Credo da sempre nella simbiosi fra più forme artistiche, nell’osmosi fra atmosfere, suggestioni e chiaroscuri appartenenti a un determinato settore artistico e quelli di un contesto artistico diverso. A mio parere, quando ciò avviene, può portare solo del bene, sempre e comunque un qualcosa di positivo capace di arricchire e completare. Mettere in gioco più stimoli, di natura diversa o comunque provenienti da fonti differenti, credo non sia mai un azzardo ma qualcosa dal forte impatto emotivo. Sapere che il Festival di Sanremo ha maturato nel tempo l’idea di voler creare al suo interno uno spazio culturale riservato al mondo letterario rappresenta un sincero atto di empatia verso il mondo dell’Arte e una sfida importante, degna di nota.
Si dice che gli italiani siano un popolo di
scrittori ma meno di lettori. Eppure, per essere bravi a scrivere bisognerebbe
leggere tanto. Come stanno davvero le cose per te?
Non ho mai creduto nel processo inverso: scrivere prima e leggere poi è dovere, a mio avviso, di chi desidera approcciarsi alla scrittura leggere frequentemente e di tutto un po’, al di là dei gusti meramente personali; e non intendo soltanto i libri, ma anche le riviste, i giornali e quotidiani cartacei e online, i blog e i siti culturali, gli opuscoli. Tutto serve, laddove esistono le parole, frasi di senso compiuto! Per cui, a prescindere da un interesse verso la scrittura, mi auguro sempre che ogni individuo possa dedicarsi alla lettura in tempi e modi diversi, perché per me la lettura è come ossigeno, ti aiuta nel “respiro della vita”.
Tu come ti definiresti come lettrice e come
scrittrice?
Come lettrice, sicuramente di “buona tempra”, costante e sempre interessata a varie forme di genere, se posso tento di spaziare il più possibile nei miei gusti di lettura; come scrittrice, ho intrapreso la strada della narrativa – romanzi – dalla vena intimista, che predilige soprattutto l’analisi dei legami di sangue e delle relazioni di coppia, affiancata da un focus verso tematiche sociali, di attualità, attente al mondo degli emarginati, dei “diversi”, dei più deboli. La componente narrativa inerente all’introspezione psicologica è qualcosa che mi affascina da sempre e di cui mi prendo cura.
Alcuni non se la sentono di definirsi scrittori
dopo il terzo o quarto romanzo e preferiscono essere chiamati autori... Secondo
te c'è davvero una grande differenza tra i due termini?
Io penso che nel momento in cui si sta scrivendo,
nell’atto stesso di pensare alle parole, di affiancarle, di modificarle, di
ripensarle, di rinnovarle, nell’atto stesso creativo in cui sei alle prese con
lo scrivere, ci si possa già definire “autori o scrittori”. Ѐ un po’ come dire
che un individuo si sente o definisce “pittore” nel momento in cui desidera e
riesce a dipingere su tela, quando ha qualcosa da raccontare attraverso
quest’ultima, o ancora quando un cantante “alle prime armi” si ritiene tale nel
momento in cui prende lezioni di canto, ha talento, ama ciò che fa, e così via.
Vero è che il percorso dello scrittore o autore richiede studio, impegno,
sacrifici, umiltà, tenacia, profonda consapevolezza di ciò che si vuole
scrivere, di quello che si vuole comunicare, e di come farlo. Ritengo che se si
offre qualità, spessore, valore, tanto nel contenuto quanto nella forma, ci si
può definire “scrittore” ed essere definito tale. Va anche aggiunto, a mio
parere, che a volte è come se si venisse influenzati o fagocitati da una
particolare visione mentale, una sorta di pregiudizio sociale e culturale, dove
accade che se della scrittura riesci a fare la tua professione, a “vivere di
quello”, allora puoi definirti e/o essere definito uno (vero) “scrittore”. Oppure,
nel processo di attribuire e attribuirsi l’etichetta di “scrittore”, potrebbero
subentrare altri fattori, per esempio, da una parte i giudizi positivi, i
consensi ricevuti dal pubblico e/o dalla critica, dall’altra le leggi imposte
dal mercato editoriale che dettano in parte mode e tendenze del momento. Non è
facile rispondere a questa domanda, lo ammetto, perché credo davvero sia un
processo personale e di vita, quello dello scrittore, di chi comunque scrive,
piuttosto complesso e delicato, altamente relativo, dove il confine, in un
certo senso, è labile e che rappresenta sempre un percorso intrapreso il cui
esito di consapevolezza e identificazione è dettato senza dubbio da
innumerevoli fattori e diverse costanti.
Non ho mai rintracciato una distinzione di fondo fra scrittore e autore, pongo i due termini allo stesso livello.
E
dopo il successo del tuo ultimo romanzo a che cosa stai lavorando? Qualche
piccola chicca a riguardo?
Sono impegnata nella stesura del quarto romanzo, di ambientazione estera, a me tanto cara, e che affronta una tematica delicata, ma non svelo di più.