di Pierfranco Bruni - Taranto ha bisogno di un progetto sulle culture a
mosaico. Cosa vuol dire? Immediatamente entro in merito. Potenziare l'asse
archeologico classico con eventi esportabili in un raccordo tra didattica sui
beni culturali nei vari settori e valorizzazione dei campi dei saperi che sono
di competenza del Mic. Il Progetto non è una programmazione, sia chiaro e
leggibile su questo.
Ricontestualizzare la biblioteca
archeologica e renderla presente sul territorio con le unicità che presenta in
un sistema di archeologia internazionale. Finora c'è stato un tentativo di
internazionalizzare il bene culturale. Vedere dei manifesti del museo a Taranto
è soltanto cercare di creare immagini. Nient'altro. È costruire. Inventare.
Rendere una idea spendibile economicamente nei mercati esteri. Ciò è distante.
Ma di potrà fare.
Fortificare la soprintendenza del mare
con attività sia di ricerca che di promozione inerente sia l'archeologia del
mare, ma ritornare ad una archeologia di terra con progetto anche questo
spendibile e non irrealizzabile.
Risistemare le aree archeologiche in
città e nel territorio rendendole vive e partecipate con la valorizzazione tout
court dell'area di Manduria, Saturo e la ripresa della costante attività
museale con e oltre lo spettacolo e la spettacolarizzazione. Le economie? Si
trovano ma meno spettacolino di piazza.
Legare tutto ciò al rilancio e alla
funzione dell'Archivio di Stato come punto di riferimento della storia
identitaria del territorio e della Nazione.
Ma un fatto importante potrà nascere
dalla focalizzazione di un riferimento etnodemoantropologico collocato,
chiaramente, dentro il museo nazionale. L'antropologia come etno e demiologia
può essere una chiave innovativa per una riscoperta delle culture vere sulle
sponde di Taranto attraverso riferimenti di identità nati nella Magna Grecia.
Penso ad una Antropologia della Magna Grecia il cui centro potrà essere proprio
Taranto.
Più ricerca e più indotto antropologico
per un rilancio anche della cultura letteraria del Mediterraneo. Un museo ormai
deve essere comparativo, ma con una stretta collaborazione con la
soprintendenza e l'archivio e la manifesta presenza della biblioteca
archeologica. Ciò è nello spirito innovativo delle normative del
Ministero.
Ovvero. Fare in modo che il bene culturale
non sia visto come una divisione di realtà vicine, ma eterogenee.
Più sinergie e maggiore collaborazione
tra i vari campi delle culture, tali definite, dentro i beni culturali. Ciò che
bisogna attenzionare con interesse è il mondo dei beni antropologici che non
possono più essere scissi da quelli archeologici, museali e
archivio/biblioteca. Punti che potranno risollevare la Taranto culturale
perché pensare ora ad intese Taranto Bologna (così per dire) non condurranno a
nulla.
Pensiamo ad una cultura realmente
mediterranea con le radici greco latine senza illudersi di essere mediterranei
con i peperoncini appesi al balcone.
Non dimenticare mai che oggi il bene
archeologico è anche antropologie delle arti in una ricerca tra tutela,
salvaguardia, valorizzazione e fruizione. Capisaldi per chi sul bene culturale
vuole investire.