Proscenio, Niccolò Felici a Fattitaliani: nei miei testi il bisogno di raccontare la provincia italiana. L'intervista


Va in scena in prima assoluta, il 12 e 13 gennaio, al Teatro Lo Spazio, IL MINESTRONE, spettacolo diretto da Alessandro Cecchini, scritto da Niccolò Felici, ospite odierno della rubrica Proscenio. L'intervista di Fattitaliani.

In che cosa "Il Minestrone" si contraddistingue rispetto ad altri suoi testi?
Il minestrone non si differenzia dagli altri testi che ho scritto.

Quale linea di continuità, invece, porta avanti?
Porta avanti il mio bisogno di raccontare la provincia italiana, con una connotazione sociale e politica ben precisa. In ogni mio testo è presente questo aspetto, il lavoro operaio, le amicizie, le conoscenze, le abitudini, il micro mondo dei piccoli paesi di provincia, simili tra loro ma incredibilmente diversi da quelli della città.

Com'è avvenuto il suo primo approccio al teatro? Racconti...
Abbastanza casualmente, quando ero piccolo mia sorella faceva teatro nella sua scuola superiore, io andavo a vedere i suoi spettacoli ma non ebbi nessun tipo di epifania, quando arrivai in terza superiore ci diedero un foglio con le attività extrascolastiche e chi avesse fatto teatro avrebbe avuto dei crediti extra all'esame di maturità, un approccio assolutamente poco artistico.

Quando si scrive un testo nuovo può capitare che i volti dei personaggi prendano man mano la fisionomia di attrici e attori precisi?
Può capitare sì, se già si conoscono gli attori che lo interpreteranno inevitabilmente la nostra immaginazione sostituirà i volti dei nostri personaggi con i volti degli attori. Ma io tendo sempre a basare i miei personaggi sulle persone che incontro nella mia vita, lasciandomi ispirare da un qualsiasi loro minuscolo dettaglio.

Per il personaggio che Lei interpreta ha pensato subito a sé stesso?
Sì, per il mio personaggio ho subito pensato a me.


È
successo anche che un incontro casuale abbia messo in moto l'ispirazione e la scrittura?
Accade ogni giorno, tutte le cose, anche le più banali, che mi accadono nella vita sono un'ispirazione, ad esempio questo testo è nato da un'animata discussione tra la mia compagna ed una sua amica: meglio il minestrone passato o a pezzettoni?

Per un autore teatrale qual è il più grande timore quando la regia è firmata da un'altra persona?
Il timore più grande è che il regista con cui decidi di collaborare non sia sintonizzato sulla tua stessa lunghezza d'onda, non colga l'anima del testo e che stravolga completamente il messaggio che l'autore vuole dare con quella storia.

Con il regista Alessandro Cecchini vi siete accordati su qualcosa in particolare?
Con Alessandro ci siamo intesi subito, la stessa necessità di provare a raccontare qualcosa di diverso: rappresentare su un palco una storia iperrealistica

Lei cura la scenografia: in che modo completa o accompagna la narrazione della storia?
Cercando di donare una realtà alla scena, costringendo inevitabilmente chi la vive ad usarla veramente.

D'accordo con la seguente affermazione di Cyril Connolly "Meglio scrivere per sé stessi e non aver pubblico, che scrivere per il pubblico e non aver se stessi"?
Sono d'accordo a metà, idealmente dobbiamo restare fedeli alla nostra poetica che piaccia oppure no, ma dal punto di vista pratico a volte dobbiamo fare dei compromessi tra quello che vogliamo noi e quello che vuole un ipotetico pubblico che paga.

Il suo aforisma preferito sul teatro... o uno suo personale...
Il teatro non è altro che il disperato tentativo dell'uomo di spiegare la vita.

L'ultimo spettacolo visto a teatro?
Ultimo spettacolo "L'erba del vicino è sempre più verde" …

Degli attori del passato chi vorrebbe come protagonisti ideali di un suo spettacolo?
Senza neanche pensarci direi Gian Maria Volonté, perché si, come potresti fare uno spettacolo, un film, qualsiasi cosa senza scegliere lui?

Il miglior testo teatrale in assoluto qual è per lei?
Il miglior testo… domanda impossibile, proviamo, Macbeth? Lo metto sicuramente nella top 3, altro? Sono dieci minuti che penso alla risposta, potrei elencarti altri venti testi, tutti con la stessa importanza e bellezza per me... "Sei personaggi in cerca d'autore" eccone un altro.

La migliore critica che vorrebbe ricevere?
"Una storia da guardare e riguardare, non stanca mai e ti regala sempre un'emozione diversa" così, per sognare un po'.

La peggiore critica che non vorrebbe mai ricevere?
"Pieno di retorica e di morale".

Dopo la visione dello spettacolo, che cosa Le piacerebbe che il pubblico portasse con sé a casa?
Sarebbe molto bello se il pubblico continuasse a pensare a quello che ha visto, un amaro in bocca, una rabbia inconscia.

C'è un passaggio, una scena che potrebbe sintetizzare in sé l'essenza e il significato di "Il Minestrone"?
Certo, credo che durante la scena del servizio si colga l'essenza della storia, un caos incontrollabile, in cui viviamo ogni giorno della nostra vita, pensiamo di avere sotto controllo la situazione ma in realtà noi siamo solo in balia degli eventi dobbiamo solo pregare di avere fortuna, o di essere nati nel mondo giusto. Giovanni Zambito.


LO SPETTACOLO

“La tana di Michele” è un ristorante sull’orlo del fallimento, Guido, lo chef, cerca un modo per salvarlo, ma dovrà scontrarsi con i suoi colleghi. Ognuno con la sua idea, la sua personalità, il suo percorso, ognuno diverso dall’altro, ma che come le verdure in un minestrone, si mescolano per dare vita a qualcosa di nuovo.

Il segreto di una buona pasta non è solo la pasta. Il segreto di una buona pasta è la pasta, il pomodoro, l’olio, l’aglio, il basilico, l’amore che ci mettiamo per raggiungere il risultato finale. Può capitare a volte di sbagliare, di fare abbinamenti azzardati, di mettere poco sale, di bruciare un sugo: dove è possibile aggiustiamo, ma a volte è necessario ricominciare da capo per salvare un piatto, stravolgerlo, se serve.

L'unica cosa che differenzia noi umani da un piatto è che se ci manca del sale o ci accorgiamo di dover ricominciare tutto da zero, non abbiamo uno chef che da sopra ci aggiusta, lo dobbiamo fare da soli. Il minestrone parla di questo, parla di quattro ragazzi che non hanno idea di come aggiustarsi ma che forse neanche sanno di doverlo fare, parla di un ristorante che, proprio come una grossa pentola di Minestrone, solo con le verdure giuste e l’amore che le tiene insieme può rimanere in vita.

INFO

 IL MINESTRONE

12-13 gennaio

ore 21.00

 

Biglietti: 15 euro – ridotto: 12 euro

(bar aperto per aperitivo dalle 19.00)

 

Teatro Lo Spazio

Via Locri 43, Roma

informazioni e prenotazioni

339 775 9351 / 06 77204149

info@teatrolospazio.it

Fattitaliani

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