Libri, Consuelo Pinna a Fattitaliani: con "In Limine Mortis" volevo dare un messaggio di speranza. L'intervista

Fattitaliani


Sono dodici gli scrittori che l’agenzia SBS Comunicazione (www.sbscomunicazione.it) rappresenta durante una delle vetrine più ambite d’Italia: Casa Sanremo Writers. Dal 7 al 10 febbraio, Sheyla Bobba, accompagnerà gli scrittori selezionati rappresentati dalla sua agenzia: su Fattitaliani stiamo ospitando interviste ad ognuno di loro per conoscerli meglio.

Ciao Consuelo Pinna benvenuta su Fattitaliani, oggi vogliamo conoscere meglio te e In limine mortis.

Chi sei oltre ad un’autrice? 

Nella vita di tutti i giorni sono una commerciante, ho una rivendita di Tabacchi con annessa Edicola, mi divido tra lavoro e famiglia, ho due figli, uno di 17 e una di 9 anni.

Nel 2020, insieme a un gruppo di amici, abbiamo costituito l'associazione archeologica ArcheoAido per valorizzare l'immenso patrimonio presente sul territorio. Organizziamo escursioni, conferenze, gite, con l'obiettivo, in futuro, di creare posti di lavoro legati al turismo archeologico.

Da qualche mese sono impegnata politicamente ad Aidomaggiore, paese in cui abito, ricoprendo la carica di assessore alla cultura, turismo e politiche sociali. È un piccolo comune del Guilcer, secondo paese della Sardegna con la maggior densità di nuraghi per kmq. merita sicuramente una visita dagli appassionati di archeologia.

Da cosa nasce In limine mortis?

Dalla necessità di trasformare la sofferenza in parole. Quando ho deciso di scrivere questo romanzo stavo attraversando il periodo più difficile della mia vita. Mio figlio, allora dodicenne, ha rischiato di morire, ho passato tre mesi in ospedale insieme a lui e in quelle ore cariche di tensione ho avuto tutto il tempo per riflettere sul senso della vita, e su ciò che rimane di noi dopo la morte. Scrivere In limine mortis mi ha aiutata a far emergere il dolore, ad accettarlo e infine a trasformarlo in qualcosa di buono. 

I personaggi del tuo libro sono ispirati alla tua quotidianità?

Ogni scrittore attinge sempre qualcosa dalla sua quotidianità. Io osservo molto i gesti delle persone, la comunicazione non verbale rivela molto di più di qualsiasi parola. Mi lascio ispirare da ciò che percepisco e da lì nasce un personaggio che cresce con una vita propria. 

Credi che per essere dei buoni scrittori si debba seguire solo l’istinto o studiare e fare corsi è una palestra necessaria?

Come suggerisce Stephen King in On Writing la prima regola dello scrittore è leggere, leggere, leggere! La migliore palestra credo sia leggere e scrivere tutti i giorni. Personalmente nella prima stesura mi faccio guidare dall'istinto, scrivo a ruota libera senza soffermarmi sui refusi. Dopo in fase di correzione metto in pratica ciò che ho imparato dai manuali e dai corsi di scrittura. Credo sia necessario il giusto equilibrio fra istinto e metodo.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere il tuo libro e come ti sei preparata alla stesura (ha fatto degli studi, ricerche…?)

Ho impiegato tre mesi, per la stesura avevo ben in mente la trama da seguire, anche il finale. Per scrivere alcuni capitoli ho dovuto fare delle ricerche, in particolare ho letto diversi articoli su un tipo di sepoltura che non è previsto nella nostra cultura e, visto che i familiari della protagonista devono organizzare il funerale, ho fatto alcune ricerche sui siti di agenzie funebri, e ho scoperto un mondo che fino ad allora non conoscevo, forse proprio per questo motivo ho aggiunto un pizzico di ironia alla storia. 

Avevi uno scopo particolare per scriverlo (magari volevi dare un messaggio… un contributo…)?

Sì, volevo dare un messaggio di speranza, non necessariamente si deve arrivare sulla soglia della morte per apprezzare e dare più valore alla vita. La consapevolezza che un giorno moriremo può darci la spinta giusta per realizzare i nostri sogni. A me ha dato la motivazione per fare qualcosa che ritenevo impossibile, quella di scrivere un romanzo e vederlo pubblicato. Il messaggio è quello di agire, adesso, nel presente, per non arrivare sulla soglia della morte con troppi rimpianti. 

A quale autore/autrice ti ispiri?

Mi ispiro a due scrittori, Luciano De Crescenzo e Tich Nath Han. Due maestri di vita, il primo mi ha insegnato ad affrontare la vita con la giusta dose di ironia, e grazie a lui mi sono innamorata della filosofia. Il secondo mi ha insegnato ad entrare in profondità e portare alla luce gli angoli bui dell'anima. 

Qual è la tua lettura preferita?

Qualche anno fa, a questa domanda, avrei risposto thriller storici. Oggi ho spostato la mia preferenza ai saggi di crescita personale e di spiritualità. Ma se devo scegliere un libro, di certo, al primo posto metterei Il piccolo principe, lo cito anche in un capitolo di In limine mortis. L'ho letto per la prima volta più di vent'anni fa e avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.


Per Natale, a chi avresti fatto trovare In limine mortis come regalo sotto l’albero?

Tutte le persone che stanno affrontando un lutto e non riescono ad accettare la perdita di una persona cara. 

Ho perso mia mamma quando avevo ventiquattro anni, l'ho vista morire all'improvviso davanti ai miei occhi, lasciandomi impotente, ho attraversato tutte le varie fasi del lutto, mi ci son voluti anni di sofferenza per accettare la sua morte. Mio figlio stava per morire quasi nello stesso identico modo. 

Oggi, grazie anche alla fede, non vedo più la morte come una fine ma come un nuovo inizio, e da questa prospettiva riesco a trarre forza. 

Sei stata selezionata per l’edizione 2023 di Casa Sanremo Writers. È un traguardo o una tappa?

È una tappa molto importante, ancora stento a crederlo. Una grande opportunità per far conoscere a un pubblico maggiore il mio romanzo. Sarà sicuramente un'esperienza che mi farà crescere sia come scrittrice che come persona. 

Hai un sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe creare una community legata al tema di In limine mortis, creare uno scambio di emozioni, pensieri, sentimenti di persone che stanno affrontando un lutto, fare rete per alleviare in qualche modo la sofferenza, perché come dice il detto "Il dolore condiviso è un dolore dimezzato." 

Grazie di questa chiacchierata, facendo finta che questa intervista è la prima pagina del tuo libro, ci lasci una dedica speciale? 

Ogni attimo della tua vita è un dono prezioso, non voltarti a guardare il passato e non distrarti su un futuro che ancora non esiste, vivi il presente e arriverai sulla soglia della morte senza rimpianti. 


Link al libro: https://amzn.eu/d/gWyBU7g 


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