È un mare molto spesso omerico quello cantato da Paolo Ganz, a volte duro e “salato”, riscoperto nel suo essere fonte di vita e ricordato con nostalgia o disincanto; oppure crudele, quando strappa vite e amori senza rispetto alcuno per chi lo naviga e lo teme. Mare come memoria di viaggi epici e tremendi naufragi o di traversate incerte, nella speranza di una vita migliore o nell’attesa di veder spuntare all’orizzonte il porto che ci è casa: forse la nostra donna sul molo, il cane Argo ai suoi piedi. Tanti e cruciali i riferimenti letterari: da Filodemo di Gadara cantore della “signora del mare tranquillo” alle metafore di Strabone e Aristofane fino a El burlador de Sevilla di Tirso de Molina, probabile ispiratore del Don Giovanni di Mozart. Un album, insomma, che sa spaziare dai grandi temi dell’umanità come il dolore o l’immigrazione, a quelli più intimi e delicati della sofferenza vissuta e della memoria riacciuffata fra le onde. Al fianco di Paolo Ganz - voce, harmonium indiano, mandolino, conchiglie - in questa avventura Simone Chivilò - a pianoforte, chitarre, basso elettrico e programmazioni - che ha curato tutti gli arrangiamenti e che è coautore di quattro tracce (Buonanotte buianotte, Naufraghi d’Autunno, Borges, Atahualpa e le magiche lune e Questa mia isola). E poi: Lorenza Bano al violino, Laura Balbinot al violoncello, Marco Centasso per il contrabbasso, Marco Campigotto a batteria e percussioni, Riccardo Matetich alla tabla, Giulio Gavardi per saz, oud e duclar, Fabiano Maniero al trombino e Mirko Satto al bandoneon.
Preceduto da un CD di esordio pubblicato nel 2021 da Artevoce (Per le piogge d’autunno, i gatti e gli stupidi – AV21 01), Borges, Atahualpa e le magiche lune raccoglie dieci tracce frutto dell’età matura, attraverso le quali Paolo Ganz, dopo varie avventure musicali e soprattutto letterarie, torna alla canzone d’autore che l’ha visto nascere artisticamente calcando i “difficili palchi” degli anni settanta. Tutte le canzoni sono state registrate con certosina attenzione tra la fine del 2020 e la primavera del 2022. In questo CD articolato e lavorato a mano, trovano voce strumenti dal suono peculiare ed evocativo quali l’oud, il saz – cari alla tradizione mediterranea –, e poi il trombino, il bandoneon, l’harmonium indiano e le tabla. Completano l’organico un quartetto d’archi, l’oboe, il mandolino, chitarre, pianoforte e percussioni. Toccante l’omaggio all’amico e maestro Ivo Pavone, al quale è dedicata la title track, e l’adattamento, con testo originale dagli echi omerici, della misteriosa Voyage di Georges Moustaki. Due recitativi aprono e chiudono il CD. Nel primo, ispirato a un racconto di Giovanni Tomasi di Lampedusa e rotta dell’intero album, la voce dell’autore è accompagnata dal suono profondo e ancestrale dell’Organo Marino creato dall’architetto Nikola Bašić sul lungomare di Zara (HR); mentre il secondo, che è quasi un decalogo apocrifo e profano, si ipotizza una visionaria linea di condotta per la salvezza di Venezia e della sua Laguna. |