Lady in the Dark, Opera Broadway in scena a Lussemburgo. La recensione di Fattitaliani

Fattitaliani

Com'è frequente e persino facile oggigiorno trincerarsi dietro le poche sicurezze che costruiamo su di noi e attorno al nostro piccolo mondo social/e. Con il percepibile inconscio timore che in un qualsiasi momento un evento o un elemento esterno non calcolato possa colpire e fare breccia nella corazza di certezze il più delle volte giusto apparenti.
In realtà, la questione è che non si riesce a fare i conti con l'autentica natura di sé stessi e con alcune situazioni irrisolte che -sopite- riemergono dal passato.
È quello che accade a Liza Elliott nell'opera Broadway "Lady in the Dark" cui Fattitaliani ha assistito ieri sera al Grand Théâtre di Lussemburgo, dove sarà in scena anche domani alle ore 20.

Affermatissima come capo-redattore della rivista di moda Allure, la protagonista, intraprendente, sicura, schietta, si vede a un certo punto "cadere a pezzi" senza una reale ragione e non riesce ad andare avanti nelle sue decisioni.
Fra atmosfere oniriche, flashback, movimenti scenografici e frequenti riuscitissimi cambi di scena, s'intravede il percorso e la vita di Liza, che ha creato il magazine con i fondi di Russell Paxton. Quest'ultimo, dopo tanti anni, comunica alla donna che finalmente potranno convolare a nozze, perché la moglie ha acconsentito a concedergli il divorzio. Ma Liza non è più sicura di quello che realmente desidera.
F

ra momenti di abbattimento e attacchi di panico, frutto anche di una presa di coscienza attivata dalle sedute con la psicanalista, riesce a recuperare il controllo di sé nel canticchiare "My Ship", un motivo che interpretava spesso da bambina, di cui ricorda solo la melodia e non le parole.
Scavando dentro di sé, riuscirà non solo a risalire al contenuto del brano, ma anche a ritrovare l'essenza della propria persona e il valore delle proprie scelte, condizionate dai traumi subiti nel tempo.
Perfetta nel ruolo Maartje Rammeloo, che guida anche gli altri artisti nella narrazione della centralità del proprio personaggio, attorno alle canzoni di Ira Gerschwin e il libretto di Moss Hart.

Due i momenti particolarmente coinvolgenti, che accadono nella mente della donna: il ritratto dipinto da Charley che ne rivela le fragilità e la parata circense che dà inizio al processo sulle sue capacità nel prendere una decisione.
Un'opera ancora fresca e attuale, la cui prima rappresentazione risale al 1941 all'Alvin Theater di New York. Giovanni Zambito.

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top