Expogast Lussemburgo. Gianluca Tomasi guida la squadra italiana al campionato mondiale di cucina. L'intervista di Fattitaliani

Fattitaliani

 


Inaugurato ieri sera con la cerimonia d'apertura, Expogast di Lussemburgo rappresenta un eccezionale evento multi-gusto che si tiene ogni 4 anni, considerato pioniere della gastronomia internazionale e della raffinatezza culinaria per i professionisti del cibo. Un intenso programma di 5 giorni con chef promettenti, protagonisti 5 stelle e piatti affascinanti degni dei ristoranti più prestigiosi. Il tutto con un'atmosfera festosa, una cucina innovativa ed emozionanti gare gastronomiche. L'Italia è rappresentata da una squadra reduce da grandi successi, guidata da Gianluca Tomasi, intervistato da Fattitaliani.

Con quali criteri sono stati scelti i membri che compongono la squadra italiana?
È un gruppo nato diversi anni fa che ogni anno viene ringiovanito anche per questo evento importantissimo che è il campionato mondiale di cucina: a Qatar manca la formazione italiana, qui invece siamo presenti.
Bisogna dunque compensare un po'...
Assolutamente. Quest'anno abbiamo la squadra più giovane di sempre perché tre ragazzi hanno 22 anni e quindi è un altro motivo di forte orgoglio: sono la nostra forza perché li abbiamo seguiti in questi anni, accompagnandoli con la nostra esperienza, e ora siamo pronti per questa competizione per la quale ci siamo preparati tutto l'anno con frequenti allenamenti. Anzi, voglio pure ricordare che due mesi fa eravamo ad Abu Dhabi, al Global Chef Challenge, dove l'Italia si è classificata al primo posto al mondo. Siamo carichi di questo risultato ma non abbiamo perso la tensione per andare avanti.
Come ci si allena per questo genere di campionato?
Abbiamo la fortuna di allenarci in una delle scuole più importanti d'Italia che è la CAST Alimenti, e ci prepariamo innanzitutto studiando i piatti, poi li testiamo nel gusto e nelle tecniche, e dopo generalmente si insiste nel migliorare i tempi della preparazione perché in questa competizione ogni minuto può essere fondamentale. 
In Italia vi allenate con i prodotti italiani. Li portate qui?
Certo, ce li siamo in gran parte portati qui perché per esempio la biodiversità dell'olio italiano è enorme, abbiamo un patrimonio gastronomico di prodotti e quindi, quando studiamo un piatto, guardiamo innanzitutto la materia prima e facciamo in modo di esaltarla nella nostra preparazione.
A queste competizioni si partecipa per mostrare e dimostrare. Ma cosa si impara?
Intanto alle competizioni si viene per vincere. Non è presunzione, è che ci si deve preparare al meglio e con la massima serietà. Tengo particolarmente a questa competizione, mi appartiene da sempre: è la mia nona partecipazione alla coppa del mondo: ho iniziato nell'86 e non sono mai uscito da questo mondo. Mi piace sottolinearne l'aspetto umano, le relazioni con ogni parte del mondo, e poi si apprende sempre in quanto vediamo quello che fanno gli altri, s'imparano cose nuove come i sistemi di lavoro, i piatti e gli abbinamenti.
Foto di Alessandro Montone

Come veterano, che cosa impara dai giovani e dalle energie dei nuovi ingressi nella squadra?

Delle competizioni si vede solitamente la parte terminale e i festeggiamenti, ma dietro c'è un enorme lavoro e sacrificio anche da parte dei giovani. In questo periodo in Italia si sta parlando male dei giovani, perché si dice che non vogliano fare più questo lavoro e, invece, dai giovani, se guidati e forniti della giusta motivazione, si può ottenere tanto perché hanno tanta energia, carica e molto entusiasmo, e a fianco di quelli meno giovani con più esperienza costituiscono un connubio perfetto. Giovanni Zambito.

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