Libri, Angelo Sorino a Fattitaliani: Rino Gaetano, uno dei pochi artisti sinceri. Molti lo sentono come un amico. L'intervista

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Angelo Sorino ci ha sorpreso! Da Attore a Scrittore, il passo è breve! Chi di voi ricorda Giacomo il primogenito di “Il maresciallo Rocca”, serie televisiva con Gigi Proietti?
Il libro è scorrevole e racconta di un Rino più che cantante, un Rino sconosciuto ai più ma vero!

L’idea di scrivere un libro nasceva da una necessità o da altro? Questo libro più che da un’esigenza, nasce da una curiosità, e ho scoperto che per Rino era uno dei sentimenti predominanti. Lo conoscevo dalla più tenera età (11-12 anni) quando iniziai ad apprezzarlo e in seguito decisi di approfondire la sua conoscenza quando ho incontrato Angelo Giordano e Gianni Mauro che accompagnarono Rino a Sanremo con il gruppo dei Pandemonium. Loro mi parlarono di un Rino che non avevo mai conosciuto, un ragazzo umile, molto semplice ma geniale. Nel 1978 avevano avuto la fortuna di accompagnarlo nella Kermesse che per lui fu trionfale. In realtà non pensavo di scrivere un libro ma l’idea è cresciuta sempre di più perché avevo raccolto molto materiale.  Ho avuto la fortuna d’incontrare Carlo Amatetti di Sagoma Editore che ha voluto darmi fiducia e ci stiamo prendendo molte soddisfazioni.
È stato un incontro casuale? In realtà prima avevo tentato con delle Case editrici abbastanza rinomate ma mi rispondevano che c’erano già altri libri su Rino Gaetano, qualcuno non voleva pubblicare un libro su   questo personaggio, altri non rispondevano. Carlo lo ha semplicemente letto, gli è piaciuto e lo ha pubblicato.
Il sottotitolo del libro è “Il regno di Salanga” da cosa nasce? Il titolo nasce da un aneddoto raccontatomi da un’amica di Rino. All’ inizio del libro c’è tutta la spiegazione e vi posso anticipare che è il Regno della fantasia di Rino che ho avuto modo di conoscere almeno in parte, facendo una ricerca sul suo personaggio che è durata cinque anni.


Con gli anni era diventato molto rinomato ma ci teneva a sottolineare che non aveva fatto una Scuola di teatro, il primo pubblico che ha avuto era quello delle cantine, i locali d’avanguardia di Roma, poi sono passati un po’ di anni. Perché?
Intanto hai fatto bene ad usare il termine Rinomato perché nella parola c’è Rino. Prima forse era Rino Amato da pochi, discusso da molti.
Rino non ha mai fatto scuole di teatro, ha cominciato a collaborare con delle compagnie come fonico, datore luci e attore per guadagnare qualche cosa mentre cercava di intraprendere la carriera musicale e frequentava locali e cantine.
In realtà, gli chiesero da subito di comporre musiche per alcuni spettacoli
Lui ha avuto un tipo di successo, abbastanza strano. È arrivato anche al grande pubblico con un successo strepitoso ma solo dopo molti anni di gavetta.   Tutti sapevano quanto fosse bravo, artisticamente valido ma non scriveva canzoni per avere successo, scriveva solo ciò che sentiva. Rino non amava i copioni e per questo era ostacolato da quella classe così detta “pseudo dirigente” o televisivo-politica. Una persona come Rino forse avrebbe amato essere ascoltato e che si prestasse attenzione a quello che lui voleva dire.  
Ero piccolo e in radio c’era la sua canzone e lui diceva “Mentre vedo tanta gente che non c’ha l’acqua corrente e non c’ha niente. Ma chi me sente? Ma chi me sente?
 Quando andò ospite al programma “Acquario” condotto da Maurizio Costanzo, il Barone, un suo caro amico del quartiere Montesacro lo accompagnò perché Rino era abbastanza preoccupato di doversi confrontare con la Signora Susanna Agnelli, altri che non conosceva e cantò una canzone spiritosa ma molto critica dove lui fa nomi e cognomi. Si presentarono nel camerino e Rino scoprì che era una persona molto affabile, disponibile e che conosceva la sua canzone perché a casa gliela cantavano i figli. Quello che Rino cercava di fare, era di presentare certi problemi sempre in modo allegro, ironico e con leggerezza.   Nel libro scrivi che Rino era rimasto abbastanza affascinato dalla Signora Agnelli e disse che pensava di dover aggredire la statua della Fiat e invece si era trovato davanti a sua nonna, gentile e piena di complimenti. Ne fa un ritratto bellissimo.  Susanna Agnelli era la parte buona della famiglia, una grande benefattrice, simpatica, dolce, tranquilla.
Degli Agnelli parla la storia e adesso la storia parla anche di Rino Gaetano. È stata una delle famiglie più importanti e potenti di quell’epoca. Rino aveva ben presente il sistema economico- politico e si informava   leggendo i giornali. Andava a mettere il dito nella piaga, gli piaceva dire la verità ridendo.
Aveva il forte desiderio di cambiare il modo di fare musica in Italia e a quarantuno anni dalla sua morte, possiamo dire che c’è riuscito a cambiare sia il Festival di Sanremo che la musica.
Ebbe molte critiche per “Nun te reggae più” ma lui la riteneva la canzone più leggera che avesse mai fatto!
Com’era nella vita privata Rino? In genere era una persona allegra con cui si stava molto bene. Nel libro si può capire quale fosse il suo carattere attraverso le testimonianze inedite di amici e conoscenti. Dava molta importanza al superfluo che poteva essere anche il gioco che per lui era fondamentale.  Rino non si era montato la testa neanche dopo il grande successo di Sanremo.
Quando era andato per la prima volta in RCA era stato come se avesse cambiato casa, da una casa popolare ad un palazzo reale!
Secondo te Rino era un cantautore popolare? 
Lui diceva che “…Sì se per popolare si intende essere vicini alla gente in modo che si possa riconoscere in te come con un amico…” Io lo sento come un amico ma non sono l’unico. Sono tantissime le persone che hanno questa sensazione.
 È stato, da parte sua un proposito meraviglioso che credo lui abbia realizzato in pieno e lo dimostrano le manifestazioni di affetto delle persone di tutte le età. Non perché il suo destino è stato tragico! Sono convinto che molti si riconoscano nei suoi testi, Rino come un amico per i suoi testi, le persone avvertono la sincerità in quello che lui ha detto artisticamente.
Forse è stato uno dei pochi in quel mondo. Forse uno dei pochi in assoluto. Lo dimostrano i fatti come dice Enrico Gregori, compianto amico di Rino che ci ha lasciato un po’ di tempo fa ed è presente nel libro con una interessante intervista e che disse “Non vedo molte cover band di molti artisti seppur bravissimi mentre vedo che le cover band che propongono il repertorio di Rino stanno crescendo in maniera esponenziale…”. Negli anni Settanta, Rino, pur essendo un’artista della RCA, era un po’ meno considerato   rispetto agli altri, un po’ di nicchia se non di serie B perché vendeva meno dischi.
Oggi la situazione si è completamente ribaltata e tutto questo è successo   grazie all’apprezzamento del pubblico che ha riscoperto le sue canzoni, non certo per un investimento di qualche casa discografica.

Elisabetta Ruffolo

                                                                                                                                           

Foto di Angelo Sorino presa da Facebook

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