Kínema, Marco Chiappetta a Fattitaliani: il cinema, lavoro di squadra. L'intervista

Fattitaliani



(trailer) "Santa Lucia" è l'esordio alla regia di un lungometraggio di Marco Chiappetta: il film, distribuito da DOUBLE LINE, uscirà nelle sale giovedì 3 novembre. Racconta di Roberto, scrittore ormai cieco, che, dopo molti anni trascorsi in Argentina, torna a Napoli per la morte della madre. Insieme con il fratello Lorenzo, musicista mancato, intraprenderà un viaggio della memoria nella città della sua giovinezza, che non può più vedere ma solo percepire attraverso i sensi che gli restano, i ricordi e l’immaginazione, alla ricerca del tragico motivo del suo addio. L'intervista di Fattitaliani al regista per la rubrica Kínema.

Quali pensieri, emozioni e preoccupazioni hanno accompagnato il primo giorno delle riprese?

Il primo giorno di riprese del mio primo film, come poi tutti i successivi, è stato vissuto con una sola preoccupazione: che il set venisse bloccato dal virus. Abbiamo girato durante una delle fasi più cupe della pandemia, già trovarsi su un set era un miracolo, ma bastava un niente perché questo miracolo svanisse. Per il resto, avendo girato fin lì solo cortometraggi, dovevo impegnarmi a ottenere da subito il rispetto degli attori, veri mostri sacri, e della troupe, che non conoscevo e che potevano, lecitamente, avere dei dubbi su un esordiente ventinovenne. Dovevo dimostrare di avere le idee chiare, di essere un buon capitano. Credo di esserci riuscito. 

Quanto di inizialmente concepito e organizzato a livello di regia per “Santa Lucia” è cambiato durante la lavorazione? 

Il risultato del film è fedele allo spirito e all’idea che avevo in testa da anni. Anzi, per un caso fortuito e fortunato, la Napoli deserta, silenziosa e spettrale che avevo immaginato l’ho trovata nella realtà, visto che abbiamo girato all’epoca del secondo lockdown e per strada non c’era nessuno, non c’era un solo rumore (cosa assolutamente impensabile per Napoli). Inoltre, man mano che lo scenario del film andava maturando sul set, io e il mio scenografo abbiamo deciso in corso d’opera nuove location napoletane, meno conosciute e più astratte, che hanno influenzato, in modo sorprendente, anche altri aspetti del film. La prima stesura della sceneggiatura era più densa, più dialogata e letteraria, anche più realistica, ma poi insieme agli attori giorni dopo giorno l’ho resa più asciutta, essenziale e rigorosa.

"Santa Lucia" ha una cifra in cui pubblico e addetti ai lavori possono riconoscere la sua personale impronta?

Il mio primo film possiede in grembo i semi tematici e stilistici dei film che amo e dei film che spero di fare in futuro. Una cifra intimista all’insegna del realismo magico, atmosfere cupe, oniriche, misteriose, la realtà di una città trasfigurata, la casa come mondo felice protetto dalle violenze del mondo esterno, piani temporali che si intersecano senza soluzione di continuità. Storie di famiglie, di figli e fratelli, memorie e sogni, che riflettono sul tempo e su un destino fatalista e inesorabile. Uno stile di regia fluido e avvolgente, che coinvolga lo spettatore dentro il film, dentro lo sguardo del protagonista. 

C'è nel film una scena, un dialogo, una battuta che potrebbe racchiudere e sintetizzare il senso di "Santa Lucia"?

La scena che racchiude il senso del film per me è anche la prima che mi è venuta in mente, quella da cui è nata tutta la storia: il ritorno a casa di Roberto, che, cieco, esplora il corridoio e le stanze della casa, ancora popolate e vive come un ricordo mai svanito, come un sogno. Come se Roberto vivesse nel passato, e non nel presente. 

Chi o che cosa c'è nella cecità di Roberto?

La cecità di Roberto è anche metaforica. Non poter vedere nel suo caso significa non voler vedere. Vuol dire immaginare o ricordare la realtà, rivivere e rivedere catarticamente la propria vita in terza persona, come se fosse la vita di un altro, significa camminare nel buio alla ricerca della luce.


Di solito sul set che rapporto intrattiene con gli attori e l'intera équipe?

Il set è stato una casa, un rifugio dal male che ci circondava all’esterno (la pandemia, le ambulanze, il terrorismo psicologico). A dispetto della cupezza del film, l’atmosfera è stata solare e gioiosa, grazie a una troupe composta da veterani del cinema e giovanissimi affamati di cinema, che mi hanno dato grande energia e hanno supportato la mia visione contribuendo attivamente, senza limitarsi a fare il loro mestiere. Per me il cinema è un lavoro di squadra, sul set bisogna mettere da parte le proprie convinzioni e confrontarsi con gli altri. Da questi scambi di idee, con gli attori e i membri della troupe, sono nate suggestioni nuove cui non avevo pensato e che hanno migliorato il film. 

Se dovesse pensare al suo percorso e fissarne un momento particolare come in una dettagliata inquadratura, quale momento della sua carriera sceglierebbe?

Il momento più significativo della mia vita e della mia carriera è stato a nove anni, quando mio padre mi portò a vedere al cinema “Man On The Moon” di Milos Forman. Uscii dalla sala devastato e decisi che nella vita dovevo fare anche io il regista. L’inquadratura che ho nella mente è di me in lacrime che tengo la mano di mio padre e nella strada verso casa parliamo di questo film magnifico che avrebbe cambiato per sempre la mia vita. 

E per Napoli, quale angolo secondo Lei ne riassume appieno il significato?

Le scale della Pedamentina, che appaiono nel film. Luogo labirintico, bucolico, visivamente impensabile, che collega parte alta e bassa della città, luogo fuori dal tempo e dallo spazio, uguale a sé stesso e a nient’altro nel mondo, e soprattutto uno stato d’animo. Racchiude in sé la vera anima di Napoli, quella che non tutti conoscono e che io vedo da quando ci sono nato: la sua profonda, magica e insondabile malinconia. Giovanni Zambito.

BIOGRAFIA DEL REGISTA

Marco Chiappetta (Napoli, 1991) si è laureato in Lettere Moderne all’Università Federico II di Napoli e in Études Cinématographiques all’Université Paris VII - Diderot. Dall’età di 17 anni ha realizzato diversi cortometraggi e backstage di film e serie tv per produzioni come Warner Bros e Disney. Santa Lucia è la sua opera prima.

FILMOGRAFIA DEL REGISTA

Santa Lucia (lm, 2021), Locked Out (cm, 2020), The View From The Window (cm, 2020), Video Virale (cm, 2020), Un giorno nella vita (cm, 2016), L’étranger (cm, 2015), Lisboa Antiga (cm, 2015), Giallo (cm, 2014), Una questione di vita o di morte (cm, 2013), Eva (cm, 2013), Elle (cm, 2012), Kindergarten (cm, 2011), Canto di Natale (cm, 2010), Anna Ivanova (cm, 2009).


SANTA
 LUCIA


un film di MARCO CHIAPPETTA
con Renato Carpentieri e Andrea Renzi

una produzione TEATRI UNITI

in associazione con Riverstudio e Audioimage

con il sostegno del MIC Direzione Generale Cinema e Audiovisivo
con il contributo della Regione Campania
in collaborazione con Film Commission Regione Campania

Fattitaliani

#buttons=(Accetta) #days=(20)

"Questo sito utilizza cookie di Google per erogare i propri servizi e per analizzare il traffico. Il tuo indirizzo IP e il tuo agente utente sono condivisi con Google, unitamente alle metriche sulle prestazioni e sulla sicurezza, per garantire la qualità del servizio, generare statistiche di utilizzo e rilevare e contrastare eventuali abusi." Per saperne di più
Accept !
To Top