Prosegue a Siena il successo de “La mossa del cavallo”, la nuova mostra personale di Luigi Ballarin, curata da Michela Simona Eremita, con ben 9428 ingressi effettuati dall’apertura di venerdì 8 luglio a lunedì 22 agosto. La mostra, visitabile presso le sale del Complesso Museale Santa Maria della Scala sino a domenica 11 settembre, comprende circa trenta opere inedite con il nobile equino assoluto protagonista, tra sagome e tappeti, decori minuziosi e disegni geometrici. L’esposizione, promossa dal Comune di Siena nelle figure del Sindaco Luigi De Mossi e dell’Assessore alla Cultura Pasquale Colella Albino, sintetizza la personale e costante ricerca dell’artista, dimostrando, senza mai azzardare, un sapiente equilibrio tra tradizione e sperimentazione.
LE OPERE IN MOSTRA – La produzione artistica di Ballarin, tra contrasti cromatici, forme essenziali ed equilibrati movimenti, è intrisa inoltre di “arti” e di storia, dimostrandosi brillante ponte tra Oriente e Occidente, con rimandi stilistici ad altre culture, in primis quelle bizantina e turca. Il risultato diventa quindi “meta-arte”, un’arte che guarda all’arte, con quel cavallo che ne è al contempo sintesi e sorgente. Grazie alle tecniche miste e all’uso dell’acrilico e dello smalto, Ballarin rende insolite le sue decorazioni, imprecise da vicino ma perfette da lontano. Infine, all’interno della sala sarà proiettato in loop un breve video realizzato, in occasione dell’esposizione, dalla Busacca Produzioni Video – Trento.
“IL CAVALLO SIMBOLO DI UNIONE TRA ORIENTE E OCCIDENTE” - “La mia arte è dedicata al mondo islamico, alla preghiera, alle decorazioni ottomane – dichiara l’artista Luigi Ballarin - La mia interpretazione dei cavalli segue i ritmi bidimensionali della pittura bizantina, decorati con una tecnica originale, contraddistinta da campiture materiche in rilievo, che evocano i mosaici, gli smalti, le decorazioni delle ceramiche, i tappeti. Altri dipinti raccontano il Medio Oriente, con una pittura che diviene una sorta di riflessione silenziosa, con immagini create da piccoli tocchi di pennello, che costellano raffigurazioni quasi astratte. Ho scelto il cavallo come simbolo di unione tra Oriente e Occidente, ispirato ai cavalli di San Marco, opere bizantine divenute emblemi di Venezia”.
IL COMMENTO DELLA CURATRICE - “Un evidente gioco delle forme prende il sopravvento su tutto, sulle sagome stesse che, accampate sul fondo dei quadri, paiono evocazioni di una realtà riconoscibile (il cavallo, il tappeto...) con il compito assegnato di stabilire il punto di risonanza del colore, il quale, vibrante, grazie alla tecnica della stesura e cottura degli smalti, sembra disciplinato all'interno delle linee geometricamente concluse – spiega la curatrice Michelina Simona Eremita - Alla forma, in questo caso geometrica - cerchi, rettangoli, quadrati ecc. - quindi, appare affidato il compito di dare ordine e di rendere coeso e prestabilito tutto ciò che potrebbe essere pura materia - il colore - allo stato libero. Alla sagoma, invece, il compito di evocare ciò che, a sua volta, rimanda ad immagini di spiritualità (il tappeto) o di indomita libertà (il cavallo) dello spirito”.
“LA FORZA EVOCATIVA DEL CAVALLO” - “Quello che più affascina delle opere di Ballarin e che lo lega indissolubilmente alla città del Palio, è la forza evocativa del cavallo, inteso come simbolo di perfezione geometrica e spirituale - afferma Luigi De Mossi, sindaco di Siena - Per un senese la corsa del cavallo rappresenta la vita. La vita intesa come attesa, desiderio, speranza, dolore e gioia. La vita collegata alla nostra Festa, il Palio. Credo che le storie che ci vengono raccontate da questa mostra, si sposino perfettamente con le nostre radici e i nostri valori. La vitalità che evocano i colori e i movimenti dipinti dal maestro Ballarin, ci parlano di un equilibrio tra diverse tradizioni. La cultura bizantina e quella italiana si fondono in un'unica scena, cercando di rappresentare le diverse sfumature della realtà che ci circonda”.
BREVE BIOGRAFIA DELL’ARTISTA - Luigi Ballarin inizia la sua carriera artistica negli anni ‘90 a Venezia; nel 2000 si trasferisce a Roma e, dopo un invito per una mostra personale, si innamora di Istanbul. Attualmente vive e lavora nelle tre città, creando un unione tra culture diverse con un linguaggio unico e originale. La sua arte è infatti unione tra Oriente e Occidente e sintetizza in immagini iconiche le suggestioni delle arti minori, che percorrevano i cammini degli scambi commerciali e dei viandanti, e fondevano le diverse tradizioni: le decorazioni delle maioliche, lo smalto delle oreficerie, i ricami dei tessuti preziosi.