Silvio Pellico, Guida turistica di un viaggio “forzato”. Recensione al volume di Sergio Tazzer

Fattitaliani

 


Silvio Pellico: su qualsiasi manuale di storia o su Wikipedia, si può leggere la sua vicenda. 

Scrittore e patriota italiano, condannato al duro carcere dello Spielberg e autore del libro “Le mie prigioni”, più dannoso per l’Austria di una battaglia persa. Quale può essere dunque l’interesse di un libro come Pellico turista per caso di Sergio Tazzer?

La narrazione, dopo un excursus sulla situazione dell’Italia nei primi decenni del XIX secolo, e la ricostruzione dei fatti che portarono all’arresto di Pellico e di altri carbonari, si concentra sul viaggio di Pellico da Milano a Venezia, all’Isola di San Michele per arrivare, infine a Brno, nel carcere dello Spielberg.                                                                                                                   

Ed è proprio la descrizione di questo percorso che rimanda al titolo “Pellico turista per forza”, dato che la narrazione assume, a tratti, i caratteri di una “guida turistica”. Tazzer accompagna il viaggio del prigioniero soffermandosi a descrivere il paesaggio, dando informazioni sulle origini e/o sulle vicende storiche dei luoghi attraversati, o narrando curiosità. A proposito di queste ultime si può leggere: a - am Feldhof, si trova oggi l’ospedale psichiatrico regionale, intitolato a Sigmund Freud, nel quale ebbero tragica morte tra il 1938 e il 1945, migliaia di malati mentali, uccisi dai nazisti nell’ambito della Aktion T 4, in quanto considerati “vite indegne di essere vissute ”…

Alla fine del “viaggio” c’è lo Spielberg, dove Pellico trascorrerà otto anni di carcere duro, descritto da Tazzer, mettendo in luce l’umanità dei carcerieri a fronte di un sistema che punta all’annientamento dei prigionieri, in particolare di quelli politici, che rappresentano una minaccia più dei criminali comuni. Il carcere presentato come “un’istituzione totale”, come direbbe Goffman, sociologo americano che ne scrive negli anni ’60.

Il libro si chiude con l’uscita dal carcere di Pellico “Era un bellissimo lume di luna…”, come  un rimando all’uscita di Dante dall’inferno: "E quindi uscimmo a riveder le stelle.”. Anna Esposito.


 

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