Giuseppe Cucè: “Di estate non si muore” un brano che descrive la sicilianitudine

Oggi vi parliamo del cantautore catanese Giuseppe Cucè che ha di recente pubblicato il singolo “Di estate non si muore”, un brano che descrive una condizione esistenziale, uno stato antropologico: la sicilianitudine.

Abbiamo intervistato per voi l’artista. Ecco cosa ci ha raccontato.

Ciao Giuseppe, parliamo del tuo nuovo singolo “Di estate non si muore”. Com’è nato? Cosa rappresenta per te?

“Di estate non si muore” è nata circa un anno fa, quando cercando di raccontare la Sicilia attraverso altri occhi che non fossero i miei, e facendo questa sorta di esperimento scrivendo mi rendevo conto del mio odi et amo… di quanta bellezza ci circonda ma anche di quanto ce ne curiamo poco sprecandola e maltrattandola.

Attraverso questo brano mi piace punzecchiare chi l’ascolta, canticchiando e magari ballando “di Estate non si muore “si potrà anche riflettere circa il messaggio che voglio dare, la Sicilianitudine questa condizione di inerzia, di stasi e di lentezza del tempo, la leggerezza che provoca la bella stagione quasi perenne crea nostro malgrado un senso di impotenza, restando a guardare tutto ciò che attorno a noi non va senza far nulla per cambiare e non essere capaci di cambiare,

A quale idea si ispira il videoclip realizzato da Giorgio Rizzo per Storie Dipinte?

Al teatro dei pupi siciliani,

un teatrino che non solo cita la tradizione dei pupari ma è anche un chiaro riferimento ai cantastorie che un tempo erano “portatori sani” di social post.

Pensavamo che descrivere questa canzone attraverso un videoclip sarebbe stato molto difficile, per non cadere nei soliti cliché è stato necessario descrivere le parole ed il loro significato attraverso dei disegni animati, come quando cerchi di spiegare ad un bambino qualcosa di complicato e duro attraverso la semplicità del linguaggio e delle immagini.

Dichiari nel comunicato stampa: “Soffre la Sicilia di un eccesso di identità…”. Ci spieghi meglio.

Mi riferisco sicuramente al peso dei pregiudizi verso la mia terra, l’identità sicula viene spesso troppo caratterizzata, mettendo a fuoco solo gli aspetti pittoreschi e bizzarri. Oltre al classico Sicilia Mafia… esistono una miriade di luoghi comuni da sfatare… siamo sicuramente un popolo strano, per quanto accogliente a volte troppo inerte davanti all’inesorabile dolce far nulla. al ci penserò domani, capaci di guardare altrove mentre stiamo seduti su un vulcano che lancia pietre e fuco in continuazione.

Come è nata la collaborazione con la TRP MUSIC di Riccardo Samperi?

Con Riccardo è stato amore a prima vista, artisticamente parlando intendo, le nostre sensibilità molto affini ci hanno fatto incontrare casualmente, devo molto al suo contributo artistico, ed ho sempre scelto di affidare la mia musica nelle sue mani preziose lasciandogli la libertà di trattare i miei suoni rendendoli anche suoi.

Il disco “La Mela e il Serpente” è stato pubblicato dalla EDINA MUSIC, etichetta Parigina fondata da Yvon Chateigner. Ci racconti la tua esperienza a Parigi?

Anche con la EDINA MUSIC è stato molto casuale, ricordo che all’epoca non erano ancora molto utilizzati i social media, e l’unico spazio per noi artisti era MySpace.

E tramite MySpace fui contattato da Chategner per partecipare ad un Tributo a Luigi Tenco a Parigi, subito dopo questa mia partecipazione e dopo aver fatto ascoltare il mio album mi venne fatta la proposta di pubblicare l’album in Francia, l’esperienza credo più significativa del mio percorso artistico.

Progetti futuri?

A settembre un secondo singolo ed Il mio terzo album a fine anno con  tanti live in giro… ;)

 


Fattitaliani

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