L’autore Massimo Simonini, scrittore di prosa e drammaturgo, nasce e vive a Roma. Esordisce in narrativa nel 2012 con il romanzo thriller Il Teorema di Goran. Nel 2015 esce Noi, tre italiani. Con oltre venti spettacoli teatrali all’attivo, al lavoro di autore affianca quello di editor e ghostwriter. Ricopre il ruolo di giurato e presidente di commissione in numerosi concorsi letterari e cura la direzione artistica di rassegne e festival artistici in collaborazione con Roma Capitale e Regione Lazio. www.massimosimonini.it
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Dunque, Fiounnala, come intendi rendermi libero? Prendi una scatola. Una scatola? Vai nel negozio di Maggie e compra una scatola di fudge. I dolci puoi portarli a me, ma la scatola conservala. E cosa devo metterci? Nulla. Che vuol dire nulla? Trova il luogo adatto e riempi quella scatola di silenzio. (Capitolo 7) |
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L’uomo con l’armonica, Fiounnala, ha un ruolo importante al pari di un sindaco di una grande città: dirige la musica su quest’isola. Ed io vorrei essere come lui: tenerne sempre una in tasca e usarla all’occorrenza. L’ancia fenderebbe il mio fiato ed io potrei cambiare l’armonia tutte le volte che mi pare, accordando il mio umore. (Capitolo 15) |
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Regalami i tuoi ricordi! dissi. Non posso regalarti i miei ricordi! Hai detto che fanno male. Allora dammi la possibilità di avere anche io dei ricordi che non siano istinto. Non mastico sassi e non mordo il padrone perché ho imparato a non farlo, ma non so quando l’ho imparato. Tu vuoi liberarti dei ricordi, io voglio imparare ad averne. Cosa vorresti ricordare, Fiounnala? Ci pensai, lasciai passare il tempo di un tuono in lontananza, poi presi coraggio e risposi: Voglio ricordare te. (Capitolo 17) |
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Una volta fatto il pieno di ricordi si può vivere anche da soli, non trovi? Si fugge su quest’isola e ci si accontenta di quello che si ha: un presente di musicisti, pittori, pecore, ragazze rosse e fumatori incalliti. Lasciare il resto dentro la scatola, controllare quando ne ho bisogno, accertarmi che sia al sicuro e poi tornare a fissare l’oceano. Con la risacca nelle orecchie e questa maledetta impressione che ogni parola pensata è stata già detta o scritta. (Capitolo 18)
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La tua isola mi piace, Fiounnala, la mattina sa di zenzero e bacche rosse infuse dentro il mio tè bollente, la sera di torba e pelle bagnata di animali. Ma domani sarà come ieri e come oggi, non potrò stare male, non potrò contaminarmi di nuovi ricordi. Ci pensi ad una vita senza potersi toccare? Un mondo così è destinato a finire, e non è questa la libertà che cerco. (Capitolo 18) |
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Ti piacciono questi sassi, vero? Sono duecentotrentamilacinquecentoventuno, da lì fino alla barca. Sono ancora all’inizio. Una mattina ho deciso che non volevo più vedere nessuno, che non doveva esserci posto per nessuno se volevo guarire. Sono arrivato qui e ho iniziato a contare: la mattina conto i sassi, la sera svuoto la barca dall’acqua e dalla sabbia con una tazza da tè. (Capitolo 28)
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