Intervista allo scrittore Marco Gottardi, in libreria con “Le Negazioni”

È disponibile in libreria e negli store digitali “Le Negazioni”, il nuovo romanzo dello scrittore Marco Gottardi, pubblicato da Emersioni.

Abbiamo intervistato per voi l’autore. Ecco cosa ci ha raccontato.

Marco, parlaci del tuo amore per la scrittura: come e quando hai deciso di diventare scrittore?

Non credo di aver deciso, è semplicemente successo. A otto anni la maestra delle elementari mi aveva soprannominato “lo Scrittore”, già scrivevo pagine e pagine nei quaderni e d’estate giocavo a fare lo scrittore con la vecchia Olivetti di mio padre. Ho sempre subito il fascino della parola, ho sempre letto molto e già prima dei diciotto anni avevo un bel po’ di poesie pronte da pubblicare. Poi con l’università (Lettere a Venezia, ma solo dopo aver fatto per cinque anni il geometra e aver mollato tutto per seguire il mio amore per la letteratura) ho affinato gli strumenti, per così dire, mi sono messo alla prova collaborando con riviste culturali, fino ad approdare alla narrativa. Adesso scrivo solo romanzi, ma è stato ed è un percorso, più che una decisione. Una vocazione, si potrebbe dire, o una maledizione…

Quali scrittori hanno ispirato il tuo percorso?

Sono stato un lettore incosciente, onnivoro, senza metodo. Sono passato dai poeti maledetti a Stephen King, ho trascorso una lunga stagione dentro testi medievali di filosofia e teologia, per puro piacere, sono approdato alla narrativa più tardi, lasciandomi folgorare dall’estetismo di Wilde e D’Annunzio, innamorandomi con e di Nabokov, fino a trovare i miei due ‘maestri’: William Faulkner e Juan Carlos Onetti, senza scordare quel genio di Julio Cortázar. I sudamericani hanno un’intonazione e uno stile che meglio si accorda al mio modo di intendere la letteratura. Onetti per me è il migliore, non solo tra i sudamericani, in generale intendo.

“Le negazioni” è il tuo nuovo romanzo. Qual è stato l’input che ti ha spinto a scriverlo?

La genesi di questo lavoro è molto diversa rispetto ai due romanzi precedenti. Qui, prima della storia, prima di tutto, c’è un’idea di teoria letteraria nuova, basata sul concetto di negazione, che mi ero convinto di mettere alla prova nella forma di un romanzo. Si trattava di raccontare i fatti non come accadevano ma come non accadevano, di descrivere i personaggi non per le caratteristiche che avevano ma per le qualità che non possedevano, ovvero di fare un’operazione simile a quella dello scultore, che toglie per far sì che resti l’opera. Mi resi conto subito che l’idea era buona ma difficilmente praticabile nel respiro lungo del romanzo, ma molto di questa idea è rimasto nel libro e mi ha permesso di raccontare le cose in modo nuovo, da una prospettiva diversa. E anche di divertirmi. Questo è fondamentale per uno scrittore…

Da quale idea nasce la scelta del titolo? Perché “Le negazioni”?

I titoli sono la mia croce, raramente me ne esce qualcuno di buono, ma “Le negazioni” è un titolo che amo perché penso sia originale e accattivante. Non solo riprende l’idea di teoria letteraria di cui parlavo prima, ma riflette anche lo stile del romanzo che, specie quando racconta degli stalli emotivi del protagonista, ricorre alla negazione quale correlativo oggettivo dei suoi sentimenti, come fa Montale nella chiusa della poesia che ho voluto non per niente in esergo: “Codesto solo oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Ma la negazione ha anche un fondamentale ruolo nell’evoluzione intima del personaggio e soprattutto nel finale del libro (per cui non posso dire molto), quando si scopre che la negazione può essere una forma di affermazione.

Quanto tempo hai impiegato a scrivere la storia?

All’incirca due anni, forse qualcosa in più, ma a metà libro avevo l’incombenza della promozione di “Testamento”, il mio romanzo precedente, quindi ero spesso via per presentazioni ed eventi e molte energie e tempo sono stati spesi, giustamente, lì. E poi ho sempre questo vizio di sbagliare gli inizi, almeno un paio, quindi mi tocca buttare e ricominciare.

Qualche anticipazione per i tuoi prossimi lavori e impegni?

L’appuntamento più vicino con “Le negazioni” è a Bergamo Alta il 18 luglio alle 17:45 sulla terrazza del ristorante Da Mimmo per la rassegna “La collana di perle e il suo fermaglio” organizzata dalla libreria Ubik. Nel frattempo sto scrivendo un nuovo romanzo (in verità i progetti in cantiere sono tre), qualcosa che finalmente dia forma e bellezza alla mia ossessione narrativa per il tempo, e che contemporaneamente sia un omaggio al grande Onetti.


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