Fattitaliani intervista Massimiliano Cavaleri, direttore artistico di Marefestival Salina

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Partita ieri sera l'XI edizione di Marefestival Salina, che si svolgerà fino a sabato 25 giugno a Malfa (isole Eolie): vi trovano spazio non solo i grandi artisti ma anche talenti emergenti: Fattitaliani ne ha intervistato il direttore artistico Massimiliano Cavaleri.

Quando il Marefestival è nato, che cosa rispondeva alle persone che Le domandavano "Un altro festival?"
Il primo anno era una piccola rassegna, poi è diventato un vero e proprio festival il secondo anno quando è nato il Premio Troisi. Quando mi dicevano “Ancora un altro festival?”, io rispondevo che come su un’isola grande e bella come Salina ci dovrebbero essere cento festival, che tendano però a portare grandi artisti, creare un brand dell’isola per la valorizzazione delle risorse del territorio, le sue bellezze e tipicità locali, e soprattutto a portare persone: questa è la cosa più importante. I festival non devono essere soltanto trasmissione di cultura, ma essere anche motore economico visto che le isole sono territori marginalizzati: soprattutto in periodi non in alta stagione hanno bisogno di questi eventi per portare gente sull’isola.

Dopo undici anni, in che cosa ha avuto sempre ragione e in quale aspetto dell'evento ha apportato delle modifiche?
In undici anni il festival si è profondamente trasformato, si è radicalmente evoluto mirando a un target eterogeneo. È iniziato come piccola rassegna, un festival del cinema con spazi di intrattenimento ed eventi collaterali. Nel tempo l’abbiamo assottigliato e reso un festival più intellettuale ma sempre con un filone nazional-popolare nel senso bello del termine, senza tralasciare quell’aspetto tipico delle isole Eolie di una manifestazione comunque estiva. Il Marefestival oggi è un contenitore culturale che affronta anche argomenti di attualità come la salute cui dedichiamo abbastanza spazio e che attraverso il cinema passa come messaggio di prevenzione.

Lei che rapporto personale intrattiene con Salina e le Eolie in generale?
Personalmente sono sempre stato un turista e amante delle isole Eolie, da buon siciliano e messinese. A Salina sono particolarmente legato per la storia del Festival anche se la mia isola preferita dal punto di vista naturistico è Stromboli: la presenza del vulcano la contraddistingue e la rende molto suggestiva. Tutte le isole Eolie sono bellissime perché tutte diverse fra loro e tutto sommato vicine. Quindi, pur essendo un esterofilo e amante soprattutto delle isole greche, sono un frequentatore di Salina, che ha una grossa particolarità: ha un forte rapporto fra campagna e natura. Rispetto alle altre sei, ha più vegetazione.

Che cosa Le manca maggiormente di Massimo Troisi?
Non ho conosciuto purtroppo Troisi per questioni anagrafiche, ma penso che di lui manchi la poesia, il tocco poetico in tutte le sue esibizioni teatrali, nei film, nelle cose che ha prodotto e fatto. È la caratteristica della sua napoletanità questa poesia umoristica, ironica e al contempo profonda. E ne “Il Postino” questo elemento è emerso in tutta la sua forza. Però anche nell’intero percorso la sua vena bucolica e romantica nei dialoghi d’amore e romantici c’è sempre stata. E poi il suo profondo estremo amore verso il proprio lavoro: una persona che stava male, ha rinunciato ad andare in America per curarsi e potersi forse salvare per realizzare il suo ultimo film, sapendo benissimo che sarebbe andato incontro alla morte, perché stava veramente male. È un esempio di venerazione del proprio pubblico, mettendo da parte la salute.

Qual è il primo criterio della scelta degli ospiti ogni anno?
A differenza di altri eventi e Festival, noi non diamo il cachet: non ci piace “pagare” un artista che viene a ritirare un premio intitolato a una persona che non c’è più. Quindi, gli artisti sono invitati per il piacere di venire a Salina che magari non hanno mai visto, di conoscere i luoghi de “Il Postino”, ricordare Massimo Troisi, ricevere un premio. Invitiamo tendenzialmente personaggi che hanno fatto più commedie, ma anche scrittori, musicisti. Non c’è dunque un preciso criterio. Giovanni Zambito.


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