Sarà in scena al TeatroBasilica dal 2 al 5 giugno lo spettacolo PeerGynTrip, tratto da Henrik Ibsen, adattamento e regia Stefano Sabelli, con Eva Sabelli, Gianantonio Martinoni, Bianca Mastromonaco, Matteo Palazzo, Fabrizio Russo.
Nel 1867, durante un viaggio in
Italia – fra Roma, Ischia e Sorrento – Henrik Ibsen, autore attento
ai mutamenti sociali e di costume, che per primo mette a nudo le contraddizioni
della borghesia ottocentesca, crea Peer Gynt, la sua opera più
fantastica e onirica. Per casuale coincidenza, lo stesso anno, Karl
Marx, padre del materialismo storico, da alle stampe il
Capitale, l’opera che forse più d’ogni altra può aver influenzato
l’Ibsen autore di drammi sociali. Per questo dramma in versi, che appare
distante e diverso dalla produzione più naturalista del padre della
drammaturgia moderna, Grieg ha scritto musiche oggi certamente più note e
popolari della stessa opera teatrale. Peer Gynt è una favola
affascinante, dall’andamento picaresco, con mutamenti improvvisi, forse più
adatti a un Fantasy cinematografico che a un’opera teatrale.
In PeerGynTrip, traducendo
e riadattando il testo dell’autore norvegese, Stefano Sabelli mette
in scena per il Teatro del Loto una favola, dove tempi, spazi e luoghi
si sovrappongono in un’età e in un gioco temporale indefiniti. La storia
del simpatico perdigiorno che trascorre l’esistenza edonisticamente, tra
piaceri materiali e trovate fantastiche, rappresenta il cammino della vita,
della ricerca di se stessi nel contatto col mondo reale e irreale: una
metaforica ricognizione nella natura umana che assume quasi i connotati di
un’avventura faustiana.
Lo
spettacolo del Loto si propone come un
caleidoscopio di visioni fantastiche e irresistibili mutamenti scenici, dove la
vita di Peer – personaggio che interpreta anche tutte le sfide
romantiche dell’uomo ottocentesco alle prese con la rivoluzione industriale e
la modernità -si snocciola come uno schioccare di dita che mette in
comunicazione in uno stesso tempo, visibile e no, tutte le età dell’uomo,
sfogliate come gli strati di una cipolla, alla ricerca di un cuore che –
come l’isola – non c’è.
Peer Gynt,
simpatica canaglia, spaccone e ribelle, bugiardo come Pinocchioe
riluttante a crescere come Peter Pan– personaggi di cui è a suo
modo antesignano e che questa regia tiene presenti – passa da una frottola
all’altra, come da un’avventura all’altra. Seguendo, impavido, l’imperativo:
“sii te stesso!”, trascorre la sua vita in un mondo dove fantasia e realtà
finiscono per confondersi. Attraversa tutti gli stati e gli stadi della
vita, Peer. Rifiutando in principio l’amore sincero della dolce Solvejg,
persa anche la madre Aase – l’unica che riusciva a tenergli
testa nel suo mondo fantastico, e che sovrappone a se nella caccia all’Io
Gyntiano – Peer prende a viaggiare per paesi esotici
e lontani, cimentandosi in mille mestieri ed esperienze.
Così, mentre caccia la renna, in
bilico sulla Cresta di Gendin, affilata come una falce ea
ridosso di fiordi bui e sonnolenti, Peer è proscritto e
bandito dal suo paese per aver sedotto e abbandonato una giovane sposa, il
giorno del matrimonio. Rifugiatosi sui monti, fra boschi e foreste, è
risucchiato nel mondo dei Troll (qui rappresentato come una Suburra romana dai
contorni barocchi, in omaggio al viaggio in Italia che ha ispirato Ibsen) fra
orge e baccanali. Padrone di schiavi in America, scopre il mal d’Africa,
animando dotte conversazioni da Te nel Deserto,fra i rossi tramonti
del Marocco. Deriso e depredato dalle scimmie di Gibilterra è salvato e poi
sedotto da odalische berbere, che danzano come Salomè. In Egitto, si esalta
alla vista delle Piramidi (e di Sfingi parlanti) come pure si appassiona delle
scoperte antropologiche, nel manicomio del Cairo. Naufrago nel Mare del Nord,
alla fine si ritrova lì: nel paese natio che lo aveva proscritto, spettatore
del suo funerale nella chiesa Agstad, senza essere riuscito a liberarsi dalla
tirannia del proprio Io. Un Io che, infine,
sfoglia come una cipolla: tolte le coltri sovrapposte, non resta che il
nulla. Anche se, la dolce Solvejg, da cui era fuggito e che prende le
forme di tutte le figure femminili che incontra, o sogna, nel suo cammino, è
sempre lì, ad attenderlo, amandolo fedele… ora, ancora e sempre.
PeerGynTrip è
un racconto immaginifico che si sovrappone sempre a se stesso e che in questa
messa in scena trova la giusta dimensione nella scenografia mobile e funzionale
di Francesco Fassone. Un grande patchwork di pelli e pellicce miste, che
ricorda le renne che Peer racconta di cacciare e che, assemblate insieme,
coprono una superficie di circa 8 mt quadri. Un enorme telo, azionato a vista
attraverso più di 20 tiri dagli stessi attori, che crea, nello spazio scenico,
un gioco di volute e architetture sempre diverse.
Prendono così forma durante lo
spettacolo: monti e fiordi; boschi e caverne; vele e grandi mantelli
somiglianti ad ali; accampamenti arabi e piramidi; manicomi e mari in
tempesta. Uno spettacolo, pensato con grande libertà creativa, dove il
ribaltamento immediato di paesaggi e storie, è funzionale alla messa in scena
di una grande favola moderna, i cui passaggi cruciali sono sottolineati da
molti dei temi originali composti da Grieg. Arrangiati ed
eseguiti dal vivo anche attraverso campionature elettroniche e l’uso di
strumenti etnici, come cornamuse e zampogne, compongono, intrecciandosi a temi
moderni e alle canzoni di Califano ed Elvis Presley, una colonna sonora che
rimarca un vorticoso gioco interpretativo. Quello di cinque, fra attori e
attrici, che danno vita e corpo a tutti i personaggi dell’opera originale,
alternandosi reciprocamente sia in ruoli maschili che femminili, accentuando
così il gioco onirico e la dimensione fantastica della messa in scena.
“ Sono anni
che inseguo questo testo e lui insegue me: da quando ho cominciato a far teatro
in Accademia. Una favola nordica, creata da Ibsen, durante un suo viaggio
mediterraneo, fra Roma, Ischia e Sorrento, che insegue lo spleen di renne,
fiordi e nevi della Norvegia e contagiato dal mal d’Africa. Un lavoro per cui
Grieg ha scritto musiche sublimi e pop da noi qui reinterpretate anche con
strumenti etnici. Non so se fra le nevi del Matese è possibile immaginare troll
e spiriti della foresta nordica, ibridati da una Suburra romana con angeli
barocchi e colonne imperiali ma Peer Gynt è già di suo un Trip teatrale davvero
unico da affrontare. Perché questo racconto è il racconto di una vita lunga un
giorno, lungo come una vita. Lo sbucciare della cipolla ci appartiene nel
quotidiano, pur non accorgendocene. La ricerca del cuore di un nostro “se” che
sfogli, cerchi e non trovi mai, ma che lascia intatta la brama di trovarlo…
magari solo per ricominciare a sognare e sfogliare nuove vite e nuove
età.” – Stefano
Sabelli
PeerGynTrip
tratto da Herik Ibsen
adattamento e regia Stefano Sabelli
con
Eva Sabelli
Gianantonio Martinoni
Bianca Mastromonaco
Matteo Palazzo
Fabrizio Russo
musici di scena
Piermarino Spina
Antonio Scioli
scene Francesco Fassone
costumi Martina Eschini
luci Daniele Passeri
fonico Gianmaria Spina
Giovedì/sabato ore 21.00
Domenica ore 17.45
TeatroBasilica
Piazza Porta S. Giovanni, 10 Roma (RM)
Contatti / Prenotazione obbligatoria
+39 392 97.68.519
- info@teatrobasilica.com
Marketing:
comunicazione@teatrobasilica.com
Direzione:
direzione@teatrobasilica.com
Biglietti 15 euro
Orario spettacoli dal martedì al sabato ore
21.00 - domenica ore 17.45
Lunedì con Herlitzka che legge Dante ore 19.00
Tutte le attività del Teatro Basilica si
terranno nel
rispetto della normativa sul distanziamento sociale in materia di prevenzione
dal Covid19
Link utili
Sito https://teatrobasilica.com/
Facebook https://www.facebook.com/TeatroBasilica
Instagram https://www.instagram.com/teatrobasilica/
Telefono +39
331 7294703