Stefano Dilauro: un privilegio interpretare e vivere San Francesco. L'intervista di Fattitaliani al protagonista di "Forza Venite Gente"

Fattitaliani


Il prossimo 28 maggio al Teatro PalaPartenope di Napoli continua la tournée dell'intramontabile musical "Forza venite gente" scritto da Mario e Piero Castellacci con la collaborazione di Renato Biagioli e Pietro Palumbo. Riproposto in una nuova versione in occasione del quarantennale e diretto da Ariele Vincenti, vede nei panni di San Francesco d'Assisi Stefano Dilauro, intervistato da Fattitaliani.

Un attore giovane come te che rapporto e conoscenza ha di "Forza venite gente"?

Io conoscevo alcuni brani, avendo frequentato gli scout, non tutta la commedia musicale. Ma la mia conoscenza adesso è piacevolmente approfondita, e in ogni replica scopro sfumature sempre nuove.

E con San Francesco? coltivi una tua spiritualità al di là del credo religioso?

Ho iniziato ad approfondire la storia della vita di colui che è il santo dei santi. Un uomo tutto d’un pezzo, come si evince dalle fonti francescane che contano oltre 500 pagine. Scorrendo questo materiale si vede come fosse una persona dai modi spicci, assai diretto. Ho avuto la fortuna di incontrare padre Felice quando sono andato ad Assisi per studiare. Un incontro meraviglioso che mi ha regalato tanto, soprattutto dal punto di vista personale. Abbiamo parlato molto e lui, anzitutto, mi ha mostrato gli affreschi di Giotto. Attraverso quelle opere si può cogliere molto dell’essenza di Francesco. Durante le prove mi sono appuntato dei messaggi importanti francescani e altre cose che mi ispiravano in quel periodo, come il monologo di Mastroianni in “8 e mezzo” di Federico Fellini, e spesso vado a rileggerli.

Quanto pensi sia importante messaggi religiosi attraverso lo spettacolo?

Penso che messaggi come questi siano il motivo più bello per cui fare questo mestiere. Mia sorella in un viaggio verso Trieste dove vive mia madre, mi ha chiesto di riflettere su quale fosse il senso vero e profondo del mio lavoro, e che messaggi volessi trasmettere. Da lì ho iniziato a chiedermi “perché” facessi questo lavoro, e ho cominciato a pensare che tutti noi abbiamo la possibilità di scolpire la società attraverso quello che facciamo, e che io avrei dovuto fare lo stesso. Il come farlo, è arrivato quando sono stato scelto per fare Francesco. È un privilegio, vivere Francesco, e cavalcare i suoi principi, e vedere come tutte le persone che vedono questo spettacolo siano entusiaste. Tanti ci ringraziano a fine spettacolo, per quello che trasmettiamo, dunque penso che sia importantissimo mandare messaggi cosi forti.

C'è una scena, un passaggio che a tuo avviso esprime appieno il significato del musical?

Credo che il segreto di questo musical sia il fatto che veicola messaggi universali che vanno bene per ogni tempo. Racconta valori e le emozioni della quotidianità, ma spinge anche a riflettere sul rapporto tra padre e figli, sulla semplicità, sulla fiducia nella provvidenza e sull’uguaglianza. Oltre a tratteggiare San Francesco, figura rivoluzionaria. E sulla base di questo credo che la canzone sulla pace “Luna”, sia il passaggio che esprime appieno il significato di questo musical, sempre attuale, come 40 anni fa.
Ci parli un po' di te? come e dove ti sei formato?
È stato un viaggio che è nato dagli spettacoli alle scuole medie dove il prof di matematica, a Cerignola, mi abbassava il voto se non andavo a fare gli spettacoli. Poi per caso a 18 anni ho fatto un provino  a Bari per uno spettacolo di Sergio Rubini, e sono stato scelto fra i protagonisti. Da lì è partito tutto, ho deciso di non fare più medicina all’università e formarmi a Roma all’Act di Cinecittà. E lì ho cominciato a studiare con la cinepresa e il teatro, e a fare le mie prime esperienze da attore di prosa con autori come Goldoni, Čechov e Shakespeare. Poi ho girato una fiction e una sit-com “Casa dolce casa” da protagonista su Rai Uno in diretta, un’esperienza unica, perché le puntate le leggevamo il giorno prima, è stata una palestra d’esperienza e di gestione di emozioni pazzesca. Fino a fare la mia prima esperienza nella commedia musicale con “Aggiungi un posto a tavola” di Garinei e Giovannini dove il regista Gianluca Guidi mi ha dato il privilegio di interpretare tre personaggi all’interno della commedia, tra cui i protagonisti Don Silvestro e Toto… ma in realtà avevo cominciato col “carabiniere” un personaggio che non parlava ed appariva per 2 minuti a fine spettacolo. Poi mi ha fatto fare il “cardinale” che parlava 5 minuti, fino ad arrivare a Toto e infine Don Silvestro… un’esperienza bellissima.
Chi sono i tuoi modelli di riferimento?
Tra i miei modelli di riferimento ci sono sicuramente i registi del neorealismo, e gli attori della commedia all’italiana, come Marcello Mastroianni, attore anche di commedia musicale col successo “Ciao, Rudy” di Garinei e Giovannini, su di lui ho fatto la mia tesi di laurea in Cinema al Dams di Roma Tre.
Il musical credi sia la forma di spettacolo che più di ogni altra si confà a te? 

Credo che il musical sia una forma di spettacolo unica, perché ti permette di vibrare su più livelli, dal canto alla recitazione, ed è una delle forme di spettacolo che finora mi ha dato più soddisfazioni. Perché mi è sempre piaciuto recitare e cantare e questo mi permette di farlo. Ma penso che un attore possa viaggiare su vari livelli, dal musical alla prosa, fino al cinema, l’importante è impegnarsi e lavorare sodo.
Che cosa hai conosciuto più di te stesso come artista attraverso l'esperienza di FVG e l'interazione con gli altri colleghi?
Da questa esperienza ho capito che se si lavora sodo, con umiltà e generosità, senza nessun tipo di pressione verso un risultato, ma con una totale fiducia verso tutto il progetto che stai vivendo succedono cose bellissime e il risultato è più bello di quello che potessi immaginarmi. Questo cast è formato da belle persone, e ci aiutiamo sempre a vicenda e ogni volta che ci incontriamo è una gran festa. Questo grazie anche ad Ariele Vincenti, il regista dello spettacolo, che è riuscito a creare una bella squadra con la semplicità che lo contraddistingue. E ovviamente anche grazie all’atmosfera creata dal produttore Massimiliano Franco, che ha sempre la parola giusta al momento giusto, alla coreografa Dalila Frassanito che cerca sempre di perfezionare e coccolare i suoi ballerini, a Daniele Gelsi che è stato un professionista unico nel mettere su dei costumi eccezionali e che ha sempre lavorato col sorriso, l’ufficio stampa sempre gentile, i tecnici che sono sempre a disposizione. Insomma potrei continuare all’infinito, perché non vorrei dimenticarmi nessuno, perché le persone che fanno parte di FVG sono strafiche. Chiudo in questa maniera giovane, se no poi i miei colleghi Mauro Mandolini, Giulia Gallone, Giulia Cecchini, Simone Cravero, Benedetta Iardella e Massimiliano Elia mi dicono che sono boomer. Insomma i miei colleghi sono eccezionali!!!
Io Francesco l’ho conosciuto realmente prima di cominciare le prove dello spettacolo. Sapendo che avrei cominciato questo viaggio, ci tenevo a farmi trovare pronto e sono andato ad Assisi qualche giorno. Ho conosciuto Frate Felice che mi ha aiutato a capire Francesco attraverso gli affreschi di Giotto, che sono il film più vicino alla realtà di Francesco. Da lì in poi la mia spiritualità verso i principi francescani ha preso piede. Perché principi come la semplicità, la fiducia in sorella povertà e sorella provvidenza, la voglia di “volare”, e la “perfetta letizia” sono strumenti preziosi per far fronte alle cose che la vita mette davanti ad ognuno di noi. Giovanni Zambito.


Note di Ariele Vincenti

Durante la preparazione di uno spettacolo teatrale, tutti indistintamente, Artisti, Autori e Maestranze, sognano un trionfo indimenticabile che li collochi, di diritto, nell’Olimpo riservato ai Grandi Successi.

Di sicuro, però, nessuno oserebbe mai immaginare un’affermazione da Guinness dei Primati.

Ma a volte i sogni, come nella migliore tradizione cinematografica statunitense, diventano realtà.

E così, nel lontano 9 ottobre 1981, esattamente 40 anni fa, al Teatro Unione di Viterbo, debuttò una Commedia Musicale che nel giro di pochi anni, sarebbe diventata un vero e proprio spettacolo-culto dell’intero panorama nazionale, arrivando a varcarne gli stessi confini geografici, per essere tradotta in otto lingue, e rappresentata in Paesi come Brasile, Messico, Polonia, Ucraina, Albania e Bielorussia.

Stiamo parlando proprio dell’italianissimo FORZA VENITE GENTE.

3.500 repliche, oltre 2 milioni e 500 mila spettatori… soltanto a Roma, in Piazza San Giovanni, il 16 agosto del 2000, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, lo spettacolo raccolse 250.000 presenze, e a Padova, nello Stadio Appiani, insieme a Papa Giovanni Paolo ll, assistettero alla Rappresentazione, oltre 30,000 spettatori.

Il cd delle musiche originali ha venduto, negli anni, centinaia di migliaia di copie in Italia e all’estero.

Si, decisamente numeri da capogiro per uno spettacolo musicale, tutto orgogliosamente italiano.

E oggi, in occasione del quarantennale (1981-2021), la SONI PRODUZIONI Srl propone una nuova versione di FORZA VENITE GENTE.

Fedele all’originale per trama e contenuti, per sviluppo drammaturgico e partiture musicali, ma profondamente rinnovato nella tecnologia e nella qualità dell’allestimento.

Tanto da riportare la Commedia Musicale alle atmosfere di un vero e proprio musical di immagine nord-europea, rimanendo però profondamente ancorata alla maestosità di una figura, quella di San Francesco, che nel mondo, è icona della cultura apostolica ed emblema della spiritualità cattolica.

La trama, incentrata sulla figura del Patrono d’Italia, racconta i valori e le emozioni della quotidianità, ma dedica interessanti momenti e intense riflessioni sul rapporto tra padri

figli, spesso contaminato da aspettative diverse e da valori distanti, che alimentano sofferenti dicotomie, nella ricerca disperata di un reciproco amore. In questo particolare caso, un Commerciante grezzo e banalmente materialista non può comprendere le mete superiori e trascendenti del Figlio. E, per molti versi, è anche umanamente comprensibile: San Francesco è considerato una figura rivoluzionaria nella Chiesa Cristiana: Papa Pio XII, lo definirà il “il più italiano dei santi e più santo degli italiani”… una statura troppo alta, forse, per una personalità modesta come quella di suo padre Pietro Bernardone.

Lo spettacolo offre quindi due diversi piani di lettura: da una parte la rappresentazione di una verità documentata, la descrizione di un contesto all’interno del quale si muove la figura di San Francesco d’Assisi, dall’altra, il rapporto fra padri e figli, che non ha bisogno di riferimenti storici, perché fa parte della storia dell’umanità, di tutte le generazioni e di tutte le epoche.

20, fra Attori, Cantanti e Ballerini, ci accompagneranno in questo viaggio musicale, che racconta una delle figure più importanti della Cristianità.

Un viaggio per alcuni aspetti mistico e spirituale, per altri, di elegante intrattenimento e di travolgente simpatia.

Musiche di: Michele Paulicelli, Giampaolo Belardinelli, Giancarlo de Matteis

Collaborazione alle musiche: Achille Oliva, Aldo Tamborrelli, Carlo Giancamilli

Cast: Mauro Mandolini (Pietro di Bernardone); Stefano Dilauro (Frate Francesco); Giulia Gallone (La Cenciosa); Giulia Cecchini (Santa Chiara); Benedetta Iardella (La Povertà); Massimiliano Elia (Il Diavolo); Simone Cravero (Il Lupo)

I solisti: Michele Balzano, Giovanni Boschini, Luca Capomaggi, Gioia Chiarini, Virginia Comazzetto, Christian Corsi, Andrea Gioia, Federica Milani, Greta Rodorigo, Martina Salvucci, Ciali Sposato, Veronica Zanin

Direttore Musicale: Fabrizio Barbacci

Direttore Musicale e Arrangiatore: Guglielmo Ridolfo Gagliano

Scene: Alessandro Chiti

Costumi: Daniele Gelsi

Coreografie: Dalila Frassanito

Vocal coach: Roberto Colavalle

Cast Supervisor: Andrea Casta

Direttore Artistico: Michele Paulicelli

Social Media Manager: Manuel Nevolo

Comunicazione: Daniele Mignardi Promopressagency

Fattitaliani

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