Matteo Lo Greco sceglie Bologna per il suo secondo atelier: un inno alla vita e alla rinascita

Fattitaliani



Artista apprezzato in tutto il mondo, realizza sculture bronzee ispirate a idoli protoclassici che, coniugando la femminilità alla natura antropomorfa, trasmettono gioia di vivere e leggerezza di spirito, inebriando l'anima e regalando vitali ed intense emozioni a chi le osserva

di Federica Pagliarone

Con un centro storico medievale tra i più estesi e meglio conservati d’Europa e la sua storia millenaria, Bologna sorprende il viaggiatore in tutte le stagioni: capoluogo di provincia e della regione Emilia-Romagna, è una città d’arte, cultura e commercio con un'efficiente struttura fieristica e una rinomata tradizione manifatturiera e motoristica. Nota a livello internazionale per la sua ospitalità e per gli oltre 40 km di portici, i più lunghi del mondo, è soprannominata la “Dotta”, per via della sua antica Università e la “Grassa” per la sua eccellente tradizione enogastronomica. E se in passato è stata la patria di grandi artisti tra cui Donato Creti, Giuseppe Maria Crespi, Guido Reni, Elisabetta Sirani, i Carracci e il Guercino, attualmente, oltre ad essere la sede di Artefiera (la più longeva fiera d’arte italiana), vanta importanti presenze anche nel panorama internazionale dell'arte moderna e contemporanea. E' proprio partendo da tali premesse che il talentuoso artista di fama internazionale Matteo Lo Greco - che attraverso le sue sculture racconta la sensualità della donna, della sua Sicilia e di Venezia - ha deciso di aprire una succursale della sua storica galleria veneziana (San Marco 2765/B).

Nel cuore del centro storico bolognese, in via Farini 35/A, camminando sotto i portici, protetti dal sole e dalla pioggia, tra vicoli brulicanti di vita e ardita creatività urbana, si raggiunge comodamente lo “Studio Aoristico”, la galleria d'arte moderna che custodisce un inaspettato patrimonio di opere d’arte, realizzate da questo poliedrico artista, al di sopra di schemi e stereotipi comuni.

“La mia scelta felsinea – commenta Lo Greco -  nasce dall’idea di legare la mia arte ad un territorio culturalmente ricco e dal desiderio di creare un luogo in cui poter dar vita ad un’avvincente interazione tra le mie opere e quelle di altri artisti”.

La seconda sede dello Studio Aoristico è effettivamente un’elegante estensione dall’associazione culturale di Matteo Lo Greco che, in pochi anni, ha già organizzato un gran numero di eventi e di mostre. Tra questi ricordiamo la mostra personale presso il Museo di Ca’ Pesaro (2004) e le esposizioni tenutesi a Ca’ Pesaro (2007) e ai Magazzini del Sale di Venezia (2008).

Nato a Palma di Montechiaro (Agrigento) nel 1949, Matteo Lo Greco, dopo aver conseguito la laurea in scienze politiche, abbandonò la Sicilia e si trasferì a Lisbona per poter frequentare l’Accademia di Belle Arti. Nella capitale portoghese, oltre a dar finalmente sfogo al suo talento artistico, divenne un promettente allievo del pittore Hilario Lopes e dello scultore Antonio Durante, con cui collaborò in diverse occasioni. Infine, entrò a far parte della Società Nazionale di Belle Arti del Portogallo. Successivamente, si stabilì a Venezia, dove aprì una galleria, prima nei pressi della Fenice ed in seguito tra San Maurizio e Santo Stefano. In quelle sale iniziò ad esporre le sue opere per poi inserirsi nel panorama artistico locale ed estero, partecipando ad una lunga serie di eventi e di mostre. La sua creatività si esprime con l'uso di materiali variegati: il bronzo, il marmo, il legno, la terracotta e il vetro resina.

La sua carriera professionale annovera la presenza permanente di alcune sue opere presso il Museo di Arte Contemporanea di Mirandela (Portogallo), oltre ad esposizioni  in Italia, negli Stati Uniti (presso il Museo di Reading), in Europa e in Francia, dove si inserisce nella tradizione dei Saloni d'Arte di Parigi (MAC 2000, Grand Palais). Nello specifico, le sue sculture bronzee (che ritroviamo anche nella nuova galleria bolognese) influenzate dalla cultura greca ed ispirate ai diversi aspetti dell’animo umano e delle forze naturali, negli anni iniziarono a diffondersi nelle gallerie e nei musei americani (Los Angeles e New York), cinesi (Pechino e Shanghai) ed europei (Arte Fiera a Bologna, Gran Palais a Parigi e Ca’ Pesaro a Venezia). E tuttora i prodotti della sua arte astratta occupano con eleganza gli spazi espositivi di una nutrita schiera di collezionisti e di enti in diverse parti del mondo.


L'ARTE DI MATTEO LO GRECO

La figurazione umana è la caratteristica saliente dell'opera scultorea di Lo Greco, che infatti scolpisce componendo le tante strutture di cui è fatta la figura umana. La donna, in particolare, trova nell'espressione scultorea dell'artista siciliano una trascrizione di rara modernità: la natura femminile infatti viene appresa da una visione maschile per così dire senza limiti. Sono donne immense e allo stesso tempo dolcissime; grasse e ampie ma allo stesso tempo leggere e aeree.

Ciò che colpisce di più delle sue opere è la forma assai sproporzionata della figura umana, figura che di primo acchitto può sembrare mostruosa, ma che a poco a poco con l'osservazione riesce a far comprendere che di mostruosità non si tratta. La grassezza delle figure infatti ha una sua proporzione ed il corpo umano è un corpo addirittura bello, grazie al portamento elegante. In pratica, la forza delle sculture è talmente grande da annullare il volume e farlo diventare leggerezza.

In ogni rappresentazione scultorea del maestro Matteo Lo Greco troviamo svariate sfumature di origine greca, ciascuna intrappolata nei suoi personaggi astratti e volanti. Non è necessario conoscere a memoria la storia del mondo ellenico per capire che queste figure danzanti rappresentate dallo scultore sono impregnate di sapore filosofico essenzialmente greco. In particolare dalla Magna Grecia, dove il maestro è nato e cresciuto, e dove tutto ebbe inizio. Già dal suo cognome, Lo Greco, è possibile infatti intuire che la sua anima sia divisa in diverse divinità greche, si potrebbe quasi denominarlo Il Greco. In realtà l’arte del maestro è presente fisicamente in tutto il mondo, e oltre ad avere un’anima greca, i suoi volti sono tratti da molteplici culture, religioni ed usanze. È possibile ad esempio contemplare le sculture bronzee di Lo Greco tra i giardini innevati dell’Austria, della Francia, della Germania, della Norvegia o nei caotici quartieri di Los Angeles, di New York e di Toronto, fino ad arrivare in Cina. Le sue opere rotondeggianti ad esempio sono state scelte per rappresentare l'Italia nell'ambito dell'Esposizione Universale di Shanghai del 2010; il che ha reso il maestro Lo Greco uno dei venti portavoci artistici del mondo occidentale.

La sua fonte d’ispirazione proviene, oltre che da un innato bisogno di esprimersi in arte, soprattutto dalla natura in tutta la sua potenza ed in ogni suo momento. Talora è la notte (la Pigra) a suggerire pensieri profondi e rivelatori, portando con sé la luna (la Gorgonia) che tenta gli occhi umani con immagini profondamente personali ed oniriche, a volte è invece la primavera (la Fiorente) che con il suo manto di colori e di sapori diffonde la propria armonia nella mente e nello spirito a tratti annebbiato. Ma, se il fiore si osserva solo da lontano e lo si considera semplicemente come un gambo e dei petali, il tocco della Fiorente è del tutto inutile, in quanto la natura di per sé può risultare grande maestra di vita e narratrice di storie incredibili. E unicamente l’occhio infallibile dell’artista può vedere dentro ad un fiore un mondo intero. Gli artisti sono lupi solitari, avventurieri che riescono a viaggiare anche da seduti sul divano di casa, capaci di cogliere l’essenziale e renderlo confuso, un regalo che non può essere scartato.

L’Arte non si può spiegare, l'arte deve essere indicibile, l'arte che si spiega è un'arte mediocre. – sostiene a gran voce Lo Greco - Possiamo imparare che l’Arte in ciascun aspetto e forma racchiude dentro di sé il segreto della bellezza”.

Secondo la visione dello scultore veneziano l’arte contemporanea è effettivamente un’autentica e libera espressione dell’animo umano, che si allontana dai canoni e dai vincoli del passato, per poi vocalizzarsi e dar finalmente voce alle fantasie ed ai sentimenti dell’artista.

In questa specifica circostanza la materia dà elegantemente forma ad un susseguirsi di azioni e di stati d’animo, che nelle abbondanti sagome di Matteo Lo Greco trova la sua concreta e naturale giustificazione. Le sculture bronzee del maestro rivelano infatti allo spettatore il principio immutabile che si nasconde dietro alle diverse manifestazioni dell’esistenza umana, partendo dai piccoli gesti quotidiani e terminando con il variopinto mosaico della sua componente sentimentale.

Nulla di più vero: se si osservano le sue sculture-creature, dai titoli eloquenti - tra cui L'abbraccio, Il bacio, L'amore, La danza, La corsa, L'acrobata, La gitana, Le mani, La Nike, L'Olimpia, Il saluto con allegria, La tenerezza, solo per citarne alcune - quello che colpisce nell'osservarle è la trasfigurazione della figura femminile. Le donne infatti sono rappresentate nella loro eccessiva abbondanza di forme: donne solide è vero, ma che nel loro danzare, abbracciarsi e baciare, emanano grazia e infondono un senso di felicità. Donne forti quindi, come la figura materna ma, allo stesso tempo, donne sensuali e accattivanti nel loro corpo.

Le curve morbide delle mie sculture sono una reminescenza delle dolci colline della mia terra che intervallano le grandi vallate. Un panorama che offre tranquillità e serenità. Tuttavia esse sono anche il frutto di trent' anni trascorsi a Venezia, circondato dall'architettura di questa città florida di sensuali linee gotiche” prosegue il Maestro.

Spesso danzanti, le sculture di Lo Greco esprimono quindi la solarità mediterranea, la rievocazione del mito e i sentimenti forti che l'artista, dalla sua Sicilia, ha trasferito a Venezia, per eternare il suo slancio di “joie de vivre”, regalando vitali ed intense emozioni.

Una scultura la sua estremamente umana e comunicativa, che adesso anche i bolognesi avranno modo di ammirare e toccare con mano, vivendo forti emozioni, stimolate dal simbolismo della sua arte totalmente svincolata da canoni ristretti.

 

 

 

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