Grazie alla Fondazione
ITS Turismo Puglia, Made in Taranto, Slow Food Italia e Manpower Italia, anticipando
la festa del primo maggio, si è parlato di lavoro, di colloqui tra imprese e
candidati, per intercettare i bisogni degli uni e degli altri, per una reciproca
migliore comprensione.
Al Mon Rêve Resort,
rappresentato da Emilia Di Lello, in una straordinaria
atmosfera, immersi nel verde tra
due insenature naturali, che si affacciano direttamente sulle limpide acque del
Mar Jonio, in uno dei tratti più belli della litoranea salentina, in località
San Francesco degli Aranci, a pochi minuti da Taranto e da tanti altri tesori
di cui è ricca la Puglia.
“Oggi, tra le coccole e le mille attenzioni dei
rappresentanti di Mon Rêve Resort,
ci siamo lasciati contagiare dall’energia di chi c’era. Trentacinque proprietari
di aziende del mondo del turismo, del vino e della ristorazione hanno reso
questa giornata un po’ speciale, quasi magica. Ci siamo lasciati contaminare da
tanta voglia di fare e di esserci, finalmente insieme, uniti nel segno
dell’amore profondo per questa terra meravigliosa” ha riferito Gianluca
Lomastro, autore della guida “Fare impresa a Taranto è difficile (se sbagli
metodo)”, nonché uno degli organizzatori, fondatore di “Made in Taranto”.
Tra gli organizzatori anche Imma Petio, responsabile “ITST” (Istituto Tecnico Superiore per l’Industria dell’ospitalità e del Turismo allargato), che si è augurata che il Job Day sia stato solo l’avvio di un nuovo ed ambizioso progetto per lo sviluppo del territorio.
E Giada Candelli
(responsabile della sede di Taranto) e Gianni Marzano della Manpower, hanno esposto
consigli, alle imprese e ai candidati, allo scopo di favorire al meglio l’incontro
tra le imprese presenti e i talenti alla ricerca delle interessanti opportunità
professionali che il territorio è in grado di offrire.
“Il nostro workshop ha spaziato dalla presentazione del nostro brand e dei nostri servizi ad un momento finalizzato a fornire ai candidati una serie di tips & tricks, suggerimenti e trucchi, su come affrontare l’iter di ricerca di lavoro. Successivamente i candidati sono divenuti i protagonisti ed hanno effettuato, con noi e con le imprese locali presenti, colloqui in modalità speed date” ha sottolineato Giada Candelli.
Continuando, ha osservato
che tante volte i candidati si presentano nella maniera sbagliata alle aziende.
Il rapporto comincia male già dall’inizio e le aziende, purtroppo anche loro
commettono degli errori nella relazione che intraprendono con il lavoratore, lo
stagista e così via.
È importante l’approccio
e spesso c’è difficoltà in questo perché il candidato ha delle aspettative e le
aziende ne hanno altre e c’è una difficoltà proprio di incontrarsi in merito. L’aspettativa
ci deve essere, è qualcosa che in un colloquio di lavoro è ovvia, però è molto
importante focalizzarsi su quelli che sono anche gli aspetti di flessibilità e
di resilienza che sono le cosiddette soft skills.
Si tratta di competenze
non tecniche ma che fanno parte proprio del candidato. Sono molto importanti soprattutto
per quanto riguarda la resilienza, che significa capacità di adattamento,
capacità non di adeguarsi ma di adattarsi ai vari cambiamenti. Non avere una
impostazione rigida e quindi pensare che l’azienda debba darti questo, quello e
quell’altro e il candidato soltanto prendere.
Ovviamente anche da
parte dell’azienda ci deve essere una certa capacità di adattamento ai
candidati, però è molto importante in primis che sia il candidato ad adattarsi.
Non è detto che debba accettare qualsiasi cosa da parte dell’azienda. Il candidato
deve essere capace anche di comprendere cosa può dare all’azienda, perché si
tratta di un dare-avere. Importante è anche la motivazione al ruolo per cui ci
si candida.
Gianni Marzano ha approfondito questi temi, e trattato le nuove metodologie, visto che soprattutto negli ultimi due anni, per necessità dovute alle restrizioni sanitarie, i colloqui di lavoro sono stati gestiti in maniera molto diversa. Sappiamo bene che i social sono diventati molto più impattanti nella vita lavorativa delle persone e così anche gli stessi colloqui che molto spesso vengono gestiti su piattaforme digitali.
In questa fase è particolarmente
importante il concetto di brand (immagine, valore, significato), che sia quello
dell’azienda che cerca personale o quello del candidato. Il brand del candidato
è sé stesso e lavorare sul proprio brand, significa lavorare sugli attributi e
sui valori di sé stessi. Cercare di avere un obiettivo ed una conseguente
strategia da mettere in campo per essere attrattivi in modo che le aziende
siano interessate. Per Giuseppe Mirabile di Vibe e Maria Cesareo di Masseria
Carducci, bisogna fare in modo che anche le inserzioni delle aziende siano più
attrattive.
Una parte dei recruiter
utilizzano i social network nelle fasi di screening e di valutazione dei
candidati. Quello che si osserva sono le pagine personali. La cosa importante da considerare è che nell’era
digitale, quello che era il ruolo dei social nella ricerca di lavoro da
marginale è diventato assolutamente centrale. Quindi la reputazione è
fondamentale, cambiano anche le abitudini di preferenza e di valutazione.
Vito Piepoli