Picciotto, 2 storie parallele nei singoli "Miracoli" e "Bimbi" del rapper siciliano

Fattitaliani


Preceduti dai brani 
"Manila" e "AMhardcoreD", pubblicati l'8 marzo scorso, che narravano una storia più personale del rapper, incentrati sulla sua vita privata e sulla sua primogenita, "Miracoli" "Bimbi" (Lo Stato dell'Arte/ distribuzione Ingrooves per Universal Music) raccontano due storie parallele, a tratti diverse ma in realtà vicine e, in qualche modo, intrecciate. 

"Ho cercato di collegare le canzoni tra loro così come i lyric video prodotti. Entrambe raccontano la storia di chi ha avuto l'infanzia e l'adolescenza negata in base al posto in cui nasce.” - Spiega Picciotto, l’artista siciliano protagonista della puntata dell’8 aprile di “Che ci faccio qui” di Domenico Iannacone in prima serata su Rai3- “In "Bimbi" ho provato a creare un parallelismo tra un 13enne siriano costretto a crescere dentro una guerra e un coetaneo delle nostre periferie costretto a convivere con la malavita che lo porterà a riflettere su di sé ma solo da dentro un carcere minorile.


Entrambi si ritrovano "in gabbia" a combattere conflitti che non hanno scelto. In "Miracoli", ho visualizzato uno dei due personaggi, immaginandolo appena fuori dal carcere mentre torna nel suo quartiere natio dove trova solo più degrado. Io provengo da quei quartieri e ci lavoro, so bene quanto sia facile "sbagliare strada" e quanto ci si senta abbandonati e marginali". 

Per questo motivo i videoclip dei brani sono stati realizzati dal Collettivo Round e da alcuni ragazzi coi quali Picciotto ha lavorato come educatore negli anni a Borgo Vecchio.


BIOGRAFIA

Christian Paterniti aka Picciotto, rapper palermitano. Dopo 3 dischi e centinaia di concerti con la sua band GenteStranaPosse inizia un percorso solista come Picciotto producendo per l'etichetta Irma Records i dischi “Piazza Connection” (2015), “StoryBorderline” (2016) e “TeRAPia” (2019).

Il suo è un rap di forte denuncia, nasce e si sviluppa nei centri sociali occupati. Da quindici anni si occupa di laboratori di scrittura creativa incentrati sul rap e di progetti di contrasto alla dispersione scolastica, lavorando nelle scuole e in diversi quartieri popolari di Palermo.

Nel 2017 vince il premio “Musica contro le mafie” con la canzone “Amarcord 2.0”, successivamente il singolo “Capitale” viene premiato a Casa Sanremo durante il Festival, diventando poi l’inno di “Palermo Capitale della Cultura 2018”.

Negli anni calca importanti palchi durante festival come il Carroponte a Milano, lo Sherwood a Padova e il Newroz a Napoli, aprendo live di artisti del calibro di Salmo, Clementino Manu Chao ed esibendosi anche come unico guest in apertura all tour di Caparezza.

Durante la pandemia, nonostante lo stop forzato non si perde d'animo e riesce a classificarsi al Secondo posto nel contest nazionale online di Real Talk e arriva come finalista del premio letterario “InediTO” con menzione speciale per la sezione autore testo canzone.

Con il collettivo rap FlowHertz, da lui capitanato, rappresenta Palermo nel contest nazionale “Kuma'S Gladiators” uscendone vittoriosi e, successivament,e nel luglio 2021 riceve il premio “Noise Symphony Indieffusione” alle finali del concorso “Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty" con la canzone “Bimbi”. La piattaforma ideata per promuovere e sostenere gli artisti della scena musicale italiana, ha messo in palio la promozione di un singolo e ha riconosciuto in un artista come Picciotto, una potente voce nello smuovere le coscienze su quei temi fondamentali come la lotta per i Diritti Umani nei quali Amnesty International è da sempre impegnata.

Da sempre attento a ciò che succede nella sua città, contribuisce alla crescita di tanti talenti musicali attraverso il format Palermo Suona e l'organizzazione del Beat Full Festival.

Torna a marzo con due nuovi singoli “Manila” "AMhardcoreD". Sabato 8 aprile 2022 è andata in onda la puntata di “Che ci faccio qui” condotta da Domenico Iannacone che insieme a Picciotto percorre le strade di Borgo Vecchio, nel cuore di Palermo, un luogo diviso da un muro invisibile dal resto della città, raccontando la storia del quartiere e quella dei ragazzi che la abitano.

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