Michel Oz, “Il processo creativo alla base dei miei lavori è ispirato alle stesse dinamiche di scollamento e sovrapposizione di cui la street art si fa portavoce”

di Laura Gorini
Michel Oz realizza quadri di ispirazione Pop dall’età di dieci anni. La sua ricerca si concentra sul prelevare dei frammenti di manifesti dalle pareti delle metropoli per poi mixarli ed inserirli sotto vetro, in delle cornici riutilizzate o in un vecchio quadro che riprende vita in una nuova veste. Ispirandosi al celebre Mimmo Rotella, che ha tramutato lo strappo in una vera espressione artistica, Michel Oz trasforma in opere la realtà urbana.

Michel Oz, come ti sei avvicinato all'arte?

Sono stato molto fortunato: mio padre mi portava fin da piccolo nei teatri di posa dei fotoromanzi e lì tutto era arte, dal montaggio della scenografia allo scatto, prima su pellicola e poi su carta Polycrom. Passavo il tempo a fare strisce di carta infilando fogli nel tritacarte o a ritagliare i fotoromanzi per riscrivere le storie a modo mio incollandole sul quaderno di matematica. Mia madre mi ha sempre portato con lei nei musei perché amava l’arte a 360 gradi e spesso portava dal corniciaio i miei lavori per stimolare la mia vena creativa. 

Cosa ispira le tue opere?

Parto dalla contemplazione degli spazi urbani e suburbani delle grandi metropoli dove brandelli di manifesti, immagini e messaggi di varia natura, rivestono abusivamente i muri e le pareti della città. Mescolati tra loro, questi elementi si rincorrono e si fondono, scollandosi, scolorendo e lacerandosi in attesa che il tempo ne cancelli definitivamente ogni traccia. Partendo da questo punto di vista le mie opere sono create a partire da frammenti di messaggi urbani, che vengono così salvati dall'ineluttabile deterioramento del tempo. Il processo creativo alla base dei miei lavori è ispirato alle stesse dinamiche di scollamento e sovrapposizione di cui la street art si fa portavoce. Si crea così un continuo ricircolo in cui strappi, messaggi e stili diversi si ricompongono in un nuovo e diverso segno grafico.

Nel corso del tuo percorso, c'è un'esperienza particolarmente significativa e allo stesso tempo divertente che ricordi in particolare?

Per me è sempre divertente quello che faccio; uscire la sera in qualunque città: Berlino, Buenos Aires, Roma, Tokyo, nei quartieri più vivi a raccogliere i frammenti è tempo prezioso! Poi, nel mio studio, qualche volta arrivano pacchi postali di persone che mi inviano frammenti metropolitani raccolti da loro con il solo scopo di finire dentro un mio lavoro.

Quanto è cambiato Michel Oz, come artista e come uomo, dagli esordi ad oggi?

Forse non sono cambiato poi tanto, direi che come tutti i 40enni che si guardano indietro, oggi c’è più esperienza e più consapevolezza.

Progetti futuri?

Nell’ultimo periodo siamo stati tutti molto attivi sul digitale, anche il mercato dell’arte è cambiato, oggi si vendono lavori dal profilo Instagram senza nemmeno conoscere il cliente. Per il futuro, pandemie permettendo, sto organizzando due eventi uno a Roma e uno a Milano per riportare in galleria le persone e tornare ad avere rapporti, per scambiare pareri e critiche dal vivo.

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