Intervista a Valeria Freiberg, regista di "Suad": una storia universale, epica, di un potenziale umano incredibile. L'intervista

Fattitaliani

di Emanuela Del Zompo - Dopo il tutto esaurito di novembre, ritorna con il sound drama Suad il 14 dicembre (due repliche alle ore 10.30 e alle ore 12), a Roma presso il Teatro Cometa Off con musica dal vivo. In programma nell’ambito della rassegna ProjectScuola. L’adattamento scenico, diretto da Valeria Freiberg, è liberamente tratto dal romanzo autobiografico “Bruciata viva. Vittima della legge degli uomini”, della scrittrice cisgiordana Suad (il nome è uno pseudonimo). I versi sono di uno dei più grandi poeti persiani, Nezami Ganjavi (XII° sec.). Sul palco Giorgia Fabiani, Cristina Colonnetti e Andrea Stefani, accompagnati dalla musica dal vivo di Leonardo Mirenda alla chitarra elettrica e di Pablo Monterisi al lud e flauto indiano. Fattitaliani ha intervistato la regista, Valeria Freiberg.

Come nasce la tua professione?

Mi chiamo Valeria Freiberg la mia esperienza lavorativa è cominciata quando avevo 14 anni: fui invitata a recitare la parte della protagonista in uno spettacolo che si chiamava "Mozart". Vinsi un premio come migliore attrice. Non mi sono più fermata da allora.

Non ho mai voluto fare nient'altro. Sicuramente non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trasformata in una regista, probabilmente anche questo era scritto da qualche parte. Nel 2002, se non ricordo male, il regista napoletano Ruggero Cappuccio mi invitò a prendere parte al festival di Benevento. Accettai con gioia, per partecipare avrei dovuto mettere in scena uno spettacolo. Così è nata la mia prima esperienza da regista teatrale "La dama di picche" di A.S. Puskin. Nel 2012 il grande attore italiano Arnaldo Ninchi, dopo aver assistito alle mie prove con dei giovani attori, mi chiese di diventare il direttore artistico della sua compagnia.


Qual è il messaggio dello spettacolo Suad?

Lo spettacolo teatrale, a mio avviso, non è una guida su come bisogna comportarsi o cosa bisogna pensare. Perciò non medito in termini di "messaggio" o quale sia la morale di uno spettacolo. Indubbiamente, però, ci sono atmosfere che mi coinvolgono, ci sono idee, pensieri che voglio condividere con il pubblico e gli attori. "Suad" è una storia universale, epica, di un potenziale umano incredibile e poi ci sono le dinamiche puramente teatrali, professionali, intendo, che un regista con le mie caratteristiche non può non portare in scena.

Hai incontrato personalmente l'autrice della storia? Ha visto il tuo spettacolo?

Purtroppo no. Ho tentato di mettermi in contatto con lei, anche perché la mia ammirazione nei confronti di questa donna è davvero autentica, ma non è stato possibile. Mi dispiace molto. D'altro canto sono fatalista e credo che tutto quello che succede accade per un motivo ben preciso.

Quali sono gli obiettivi del tuo lavoro?

Non amo il pathos e mi spaventa la retorica perciò correrò il rischio di sembrare superficiale!

L'obiettivo principale del mio lavoro è fare Teatro o meglio far conoscere al pubblico il Teatro che io amo, che mi commuove e coinvolge. Voglio raccontare le storie che hanno segnato la mia anima, voglio vedere in scena gli attori degni di questa professione.

foto di Massimiliano Fusco
Prossimi progetti?

Restare in vita! Scherzo naturalmente, ma la situazione in cui si trova il teatro in questo momento è davvero difficile. Prima della prima di solito dico agli attori: "Oggi il nostro compito principale è restare in piedi!" Cerchiamo di restare in piedi tutto il resto verrà. Per quel che riguarda Ariadne-Teatro "A" i progetti lavorativi non mancano.

Un'esperienza che ti ha particolarmente segnato.

Ogni esperienza è una tappa nella crescita umana e professionale. Ogni spettacolo che ho messo in scena ho rivissuto e risentito con il mio cuore. La creatività in generale è un'occupazione che segna… non puoi provare pièce come "Suad", "Antigone" o "Tre camerati" (per citare solo alcuni dei miei lavori più recenti) e non sentirti parte di un processo enorme che non ha fine. Ti metti a confronto con i personaggi di cui parli e dunque, inevitabilmente, cambi perché vivi una trasformazione continua.

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