-scientifici e finanziari nonché
promozionali ed informativi- per
conoscere a priori quanto vanno a proporre al pubblico, invece il risultato
sono immagini distorte e perfino
grossolane: si offrono al pubblico esemplari di zampognari che come cappello hanno un ‘borsalino’! e come scarpe le sneakers cioè
quelle di plastica e gomma ormai
indossate da tutti! Si vedono perfino ragazze in costume col rossetto sulle labbra o con gli occhiali
da sole e perfino con mutandoni femminili che nulla hanno a che vedere col
costume ciociaro, vale a dire la
distorsione folklorica e soprattutto anche sociale, completa e totale! A Natale
il programma Striscia la Notizia di
solito molto attento e accurato e perfino rigoroso nelle sue esibizioni, ha
presentato una coppia di zampognari che della tradizione folklorica e
documentaria tramandata dagli artisti dell’ottocento, molto poco avevano a ricordo! Il cappello era, ripeto,
addirittura un ‘borsalino’ o qualcosa del genere, le cioce complete di arzigogolati ‘becchi’
o punte arrotolate ignote ai
poveri braccianti ciociari originari, camicie raffinate e eleganti certamente non di
canapa, inverosimili in tali personaggi, senza parlare di guarnizioni vistose
in ottone, pantaloni al di sopra dei ginocchi
ma con ginocchiere, decorate in
aggiunta, con fiocchi ecc. tutto
folkloricamente e storicamente fuori dal
contesto; e qui ci arrestiamo.
In un’altra seduta televisiva, della
Rai questa volta -I soliti ignoti- qualche
settimana prima, mostrarono un ‘ciociaro’ anche qui totalmente fuori della
realtà: si immagini un cosiddetto ‘lazzarone’
napoletano quale illustrato nel folklore
dell’epoca o un uomo di fatica in generale, con la camicia rossa a
quadretti e il fazzoletto attorno al
collo, barba incolta e un cappellino in testa, senza citare la
espressione che nulla aveva della modestia ed umiltà e della fatica di un ciociaro autentico. Anche in questo caso una immagine totalmente
fuorviante e falsa: in effetti il solo
contrassegno distintivo del costume presentato
erano le calzature che, pure, a seguito delle stringhe orrendamente
avvolte e il tipo di cuoio delle medesime
e la generale presentazione, ne
risultava la copia vile e triviale delle
cioce ‘classiche ed eleganti’ di cui
parlò Gregorovius già verso il 1850 e che la pittura del secolo documenta.
Innumerevoli purtroppo sono gli
episodi e i resoconti analoghi che si riscontrano nella stampa e nei media in
genere: parrebbe che persista la volontà ad oscurare ed emarginare questa
regione ai piedi di Roma, come al tempo dei guitti e dei cafoni di Pinelli.
Ripetutamente abbiamo attirato l’attenzione su quanto
sistematicamente lacunoso e improvvisato,
certamente insignificante,
generico e stereotipo si offre all’attenzione dello spettatore sia alla
televisione sia negli altri media nazionali le rare volte che presentano la
Ciociaria: si fa di tutto, volenti o nolenti, per sminuire e
anche degradare e altresì, curioso, che
si continui ad ignorare che, nel
rispetto della Storia, questa è la regione più antica del Paese, quella sul cui
suolo si sono verificate le prime contingenze e vicende della storia nazionale:
è la terra che ha dato i natali a Roma e
alla cui grandezza, successivamente, coi propri figli, ha dato il
proprio contributo fondamentale. E’ prima di tutto e solamente da questa terra di Ciociaria che è partito il messaggio di civiltà e di
cultura che ha imbevuto di sé e fecondato l’Europa tutta, all’insegna del
precetto: ora, labora et lege, cioè oltre alla devozione e alla pietà, la
valorizzazione per la prima volta nella umanità del lavoro umano, la prima
volta altresì il valore e il ruolo della cultura e della istruzione quali
strumenti sicuri per conseguire libertà di pensiero e progresso. È in questa terra che sono stati
stampati i primi libri, qui scritte e pronunciate le prime parole in volgare italiano, qui promossi e
incoraggiati San Francesco e San Domenico e Sant’Antonio, qui anche inventati
gli ‘eretici’, qui anche l’odio contro gli ebrei, qui anche i massacri dei
dissidenti, qui nati il ghetto e la Inquisizione e qui il cesarepapismo, ma qui
diffuso anche il messaggio di S.Tommaso d’Aquino.
Sempre attuali, a
gratificazione dei denigratori e
analoghi e dei disinformati, le parole di Giosué Carducci: la Ciociaria “quel grande e solenne Paese…..così ignorato e
così calunniato”.
Michele
Santulli